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MEDIO ORIENTE

Gaza, strage per prendere il cibo. Israele nega le sue responsabilità

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Gaza, assalto ai camion che portavano cibo. I soldati israeliani sparano ed è strage. Il governo Netanyahu si riserva di verificare i dettagli. Condanna della comunità internazionale. 

Esteri 02_03_2024
Gaza bombardata (La Presse)

Una strage di profughi affamati alla ricerca di cibo: è quanto è accaduto in questi giorni a Gaza. Da tempo, oramai, adulti e bambini, si nutrono quasi esclusivamente di mangimi per animali. Sono gli abitanti della Striscia che non hanno più di che cibarsi, né accesso all’acqua potabile. Le madri, non avendo più latte per i neonati, mettono in bocca ai lattanti un dattero ricoperto da un panno.

In migliaia erano andati, alle quattro del mattino di lunedì scorso, a prendere quel cibo che, finalmente, veniva distribuito dai volontari degli aiuti umanitari. I cittadini israeliani, questa volta, non avevano bloccato i mezzi che trasportavano i viveri destinati agli abitanti di Gaza. La loro protesta, al valico di confine di Kerem Shalom, nel sud dello Stato ebraico, prosegue, infatti, da giorni. Secondo i dimostranti, il blocco degli aiuti potrebbe essere una leva per costringere Hamas a rilasciare gli ostaggi ancora prigionieri dei miliziani palestinesi. Non si trattava di un convoglio dell’Onu o di ong internazionali. Erano trenta autocarri con rimorchio, inviati da privati, con il via libera del Cogat, il Coordinamento delle attività governative nei territori. Erano semplici cittadini, dunque, andati per procurarsi questi viveri.

I camion provenienti dall'Egitto, appena superati i posti di blocco e giunti a Rimal, nel nord della Striscia, sono stati accerchiati da migliaia di persone, un vero e proprio assalto di gente affamata e allo stremo, pronta a tutto pur di assicurarsi qualcosa. Una guerra tra poveri. Ma su quella calca di disperati, i soldati israeliani hanno aperto il fuoco. I militari con la Stella di Davide hanno puntato le loro micidiali armi contro persone indifese. Senza armi. Il bilancio è tragico: oltre cento morti e 750 feriti, molti dei quali in gravissime condizioni, finiti nell’ospedale Al-Awda, unico nosocomio rimasto operativo nel nord di Gaza, e ancora in grado di fornire i servizi sanitari di base e dove nascono circa venti bambini al giorno, nonostante la mancanza di forniture e attrezzature mediche sufficienti. 

I feriti sono giunti in ospedale su carretti trainati da asini, o trasportati dagli stessi automezzi che avevano distribuito gli aiuti umanitari.  Mohammed Salha, direttore del nosocomio, ha dichiarato che la maggior parte delle persone rimaste ferite nella strage presenta lesioni alla testa, alle gambe e all'addome, compatibili con l’utilizzo di armi da fuoco. Il governo di Netanyahu, da parte sua, definisce l’episodio “una tragedia”, ma si riserva di verificare i dettagli. Sui social, però, girano dei filmati amatoriali dove si vede chiaramente che sono stati i militari a sparare.

Ciò che sconcerta e getta discredito su Israele sono le dichiarazioni di Itamar Ben-Gvir, ministro della Sicurezza Nazionale: «Quello che è accaduto oggi è una chiara dimostrazione - ha detto - che gli aiuti umanitari a Gaza non sono soltanto una follia, mentre i nostri ostaggi sono trattenuti nella Striscia, ma danneggiano anche i nostri soldati. L'incidente - ha concluso Ben-Gvir - è un'altra chiara ragione per la quale dobbiamo fermare il trasferimento di questi aiuti». Netanyahu non ha fatto alcun commento su quanto dichiarato dal suo ministro e continua a condurre la sua campagna politica parallela a quella militare.

Ma Israele è sempre più isolato a livello internazionale. La disapprovazione all'operato dell'esercito ebraico non si è fatta attendere. Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, si è detto "scioccato” ed ha condannato quanto accaduto nella Striscia di Gaza, aggiungendo che è indispensabile un’indagine indipendente, per individuare i responsabili. Per la Casa Bianca, gli spari a Gaza sono un incidente grave, e l’accaduto è all'esame, per le varie versioni “contraddittorie”. Ora, però, la tregua è a rischio. Nonostante i malumori di tutte le cancellerie mondiali il primo ministro Netanyahu, in un discorso televisivo, ha ribadito che Israele non cederà ad Hamas e continuerà la guerra fino al raggiungimento degli obiettivi previsti.

I civili morti nella Striscia aumentano di giorno in giorno, e hanno ora superato il numero di 30mila unità, in soli 146 giorni di guerra; contro i 26 mila, in un anno, nel 2006, durante la guerra in Iraq. Ma a questa sinistra conta vanno aggiunte le vittime di quest’ultimo evento.

Un altro triste fatto di cronaca va, purtroppo, registrato: il portavoce della Brigata al Qassam, attraverso il canale Telegram, ha annunciato ieri pomeriggio che sette ostaggi israeliani sono stati uccisi in seguito al bombardamento di Gaza da parte dell'esercito israeliano. La notizia non è stata confermata dal governo Netanyahu.

«Se non si risolverà questo problema alla radice – ha detto il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini – non ci sarà mai la stabilità che tutti auspichiamo. La tragedia di questi giorni deve condurci tutti, religiosi, politici, società civile, comunità internazionale, ad un impegno, in questo senso, più serio di quanto fatto fino ad ora. Solo così si potranno evitare altre tragedie. Lo dobbiamo alle tante, troppe vittime di questi giorni, e di tutti questi anni. Non abbiamo il diritto di lasciare ad altri questo compito».

Nel frattempo, proseguono gli incontri a Mosca, sollecitati da Vladimir Putin. Rappresentanti di Hamas e Fatah si sono incontrati per fare il punto della situazione, sia sull'attuale conflitto, che su quanto potrà accadere nel futuro. In una dichiarazione congiunta è stato sottolineato che gli incontri proseguiranno e si svolgeranno sotto la bandiera dell'Olp, l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina.