Francia, tra Nizza e Covid, chiese chiuse. No del vescovo
Messe pubbliche sospese da martedì in Francia. Per Covid e con la scusa delle ragioni di sicurezza. L'esecutivo pensa a 30 persone per funerale, solo sei ai matrimoni, compresi gli sposi: «Il governo cambi queste stupide norme, con quale diritto decide quale tipo di culto può essere praticato e quale no?». La Bussola intervista il vescovo francese Xavier Malle: «Dopo l'attacco di Nizza, siamo gravemente colpiti e dobbiamo ritrovarci nella nostra chiesa-famiglia, ma ci siamo abituati: la nostra Chiesa è perseguitata fin dalla Rivoluzione francese».
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Mentre gli occhi sono ancora bagnati dalle lacrime versate per l'attentato di Nizza, i cattolici francesi si preparano ad affrontare un'altra durissima prova. Venerdì è cominciato il nuovo lockdown annunciato mercoledì scorso dal presidente Macron e destinato a durare almeno fino all'1 dicembre. Con il ritorno del reconfinement verrà interdetta la partecipazione dei fedeli alle Messe, mentre matrimoni e funerali si potranno svolgere soltanto a numero contingentato. Il divieto sarebbe dovuto entrare in vigore da subito, ma, dopo le proteste dei vescovi, il governo francese ha deciso di concedere un periodo di "tolleranza" - questo il termine utilizzato in conferenza dal primo ministro Jean Castex - per la Solennità di Ognissanti e per la Commemorazione dei Defunti.
La celebrazione delle Messe pubbliche, dunque, sarà sospesa a partire dal 3 novembre. Una decisione fortemente contestata dall'episcopato transalpino che la considera, come ha scritto monsignor Marc Aillet, vescovo di Bayonne, "un grave attacco alla libertà di culto" dal momento che non ci sono stati casi di contagio all'interno delle chiese dove vengono rispettate rigorosamente tutte le precauzioni sanitarie. Uno dei pastori più attivi in questi giorni nel mettere in evidenza le contraddizioni delle disposizioni restrittive all'esercizio del culto previste nell'articolo 47 del decreto che prescrive le misure anti-Covid è monsignor Xavier Malle, 55 anni, vescovo di Gap-Embrun che ha accettato di dire la sua alla Bussola.
Eccellenza, contrariamente a quanto si era temuto in un primo momento, sarà possibile partecipare alle Messe di Ognissanti e recarsi in visita ai cimiteri. Lei ha scritto su Twitter: "Un effetto dei nostri martiri di Nizza?"
Era una richiesta della Chiesa di Francia. Il divieto di partecipare alle Messe nel giorno di Ognissanti e il 2 novembre sarebbe stato traumatico per le famiglie che hanno perso una persona cara durante il primo lockdown e non sono state in grado di accompagnarle adeguatamente. Le persone sono morte assolutamente sole, è stato un grande fallimento della prima ondata. Un'altra buona notizia è stata la possibilità per le famiglie e per i cappellani di continuare a visitare i nostri anziani nelle case di riposo.
Nell'articolo 47 del decreto che prescrive le misure generali per contrastare la pandemia si era deciso - con dietrofront dell'ultima ora - di stabilire un massimo di sei persone per i matrimoni e di trenta per i funerali. Qual era la logica alla base di questa decisione del governo?
Chi ha potuto decidere questi numeri? Trenta per un funerale sono meglio dei venti previsti durante la prima ondata, ma date le dimensioni delle nostre chiese non ha alcun senso igienico. Quanto al limite di sei persone per un matrimonio, non è rispettoso: due sposi, due testimoni, il celebrante e poi bisognerà chiedere di scegliere un solo genitore? Spero che il governo cambierà questi stupidi numeri. Così come spero che cambierà idea sul divieto di adorazione.
I sostenitori della sospensione delle funzioni religiose si appellano alla legge di separazione tra Stato e Chiese del 1905 e dicono: “Esiste il libero esercizio del culto ma rimane sotto stretto controllo statale per motivi di ordine pubblico”. Come si sente di rispondere a quest'argomentazione?
La vera questione d'ordine pubblico è quella di dover, purtroppo, proteggere le nostre chiese dagli attacchi. Per quanto riguarda i protocolli sanitari, ci stiamo allenando da mesi. Per quanto ne so, nessuna chiesa è diventata un "cluster". E con quale diritto un governo civile in un Paese in cui vige la separazione tra Stato e Chiesa decide quale tipo di culto può essere praticato in una chiesa e quale no? Una sepoltura sì, ma un matrimonio no! Il Consiglio di Stato ha ricordato alla fine del primo lockdown che la libertà religiosa gode di uno status altamente protetto in Francia e questo è una fortuna. I giudici avevano riaperto il nostro culto prima ancora della decisione del governo. Dobbiamo tornare in tribunale? Personalmente, chiedo al governo di revocare la sua decisione.
Si può dire che le chiese sono ancora di più servizi "essenziali" e "vitali" per i cattolici dopo l'attentato di Nizza?
Poter celebrare nelle nostre chiese è importante per due motivi: beneficiare dell'aiuto dei sacramenti e vivere un tempo fraterno in comunità. E dopo l'attacco di Nizza, siamo gravemente colpiti e dobbiamo ritrovarci nella nostra chiesa-famiglia.
Leggi restrittive, profanazioni sacrileghe, attentati terroristici: il cattolicesimo è sotto attacco in Francia. Crede che la Chiesa francese sia tornata ad essere una Chiesa di martiri?
Qualche tempo fa, un giovane filosofo francese, Martin Steffens, ha scritto un libro intitolato "Nient'altro che amore, linee guida per il martire in arrivo". Era prima dell'assassinio di padre Hamel a Rouen. Il martire è etimologicamente colui che testimonia la sua fede, anche dando la vita. In questo momento c'è un'identificazione molto forte con Nostro Signore Gesù. Ecco perché la canonizzazione è più veloce, senza bisogno di miracoli. Ma al di là del martirio sanguinoso che prima pensavamo riservato ai nostri fratelli cristiani d'Oriente, ma che ora sappiamo che potrebbe riguardare anche noi, c'è il martirio incruento. Quindi il martirio dei media. Ad esempio, è impossibile in Francia affermare che non è giusto promuovere cartoni animati non rispettosi.
La nostra Chiesa in Francia è perseguitata fin dalla Rivoluzione francese. Le nostre chiese furono saccheggiate due volte, durante la Rivoluzione e nel 1906. Abbiamo una grande capacità di resistenza. Quindi, come dice san Paolo, teniamo duro!