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LAICISMO

Francia, Macron sacrifica il ministro della Famiglia. Troppo cattolica

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Macron ordina un rimpasto di governo. La sinistra attacca a testa bassa l'esecutivo guidato dal repubblicano Barnier, perché "troppo conservatore" e viene subito sacrificata Laurence Garnier, ministro della Famiglia, perché difende la famiglia naturale. 

Esteri 25_09_2024
Governo Barnier, foto di gruppo (La Presse)

Ennesima vergogna  e vittoria di pirro di Macron che, dopo aver tenuto in bilico il governo di salvezza nazionale, composto da macroinisti, repubblicani, moderati e centristi, un radicale e un rappresentante della sinistra, e presieduto dal repubblicano Michel Barnier, il 21 settembre scorso ha preteso di cambiare un solo ministro della lista propostagli, quello della Famiglia, barattando il via libera al governo con lo scalpo della senatrice repubblicana Laurence Garnier.

Il “peccato originale” della Garnier è stata una delle poche parlamentari a non approvare l’inserimento nella Costituzione del diritto all’aborto, ha sostenuto la battaglia della Manif pour Tous contro il matrimonio omosessuale, imposta dal governo socialista di Francois Hollande e, infine, si oppone al transgenderismo e alla somministrazione farmaci e alle operazioni chirurgiche per la transizione (distruzione psichica e sterilizzazione fisica) di bimbe e ragazzi, indigeribile per l’illiberale laicista Macron.

Tuttavia, proprio la presenza nel nuovo esecutivo di Barnier, di un pugno di ministri pro vita e pro famiglia, tra le file dei repubblicani che hanno “osato”, una decina di anni fa, manifestare contro il matrimonio per tutti, ha fatto dire alla sinistra che l’esecutivo segna il ritorno al potere dei "reazionari”.

La prima pagina di Libération del 23 settembre titolava proprio così: Il patto reazionario. Stesso sentimento condiviso da molte personalità di sinistra. «Bolloré ha il suo governo, l'alleanza del Puy du Fou, il Manif pour tous [...] La spada e la spazzola»critica David Assouline, membro dell'ufficio nazionale del Partito socialista. «Sei appena tornato dalle vacanze, hai l'intera schiera della Manif pour tous al governo», concorda Ian Brossat, un senatore comunista di Parigi.

Manon Aubry, deputata e co-presidente della Sinistra al Parlamento europeo, ha denunciato un «governo di destra, composto dai perdenti vicini alla Manif pour tous». Sia su Libération che sui social media, i ministri dei repubblicani, che hanno assunto una posizione civile e conservatrice, vengono inchiodati a uno a uno. Bruno Retailleau, nuovo ministro degli Interni, in testa.

Per i giornalisti di Libération, il nuovo ministro incarna «la frangia più conservatrice della destra». In discussione sono i suoi legami con Philippe de Villiers, un imprenditore di successo e cattolico praticante, oltre alla sua opposizione al “matrimonio per tutti”, alla sua amicizia con François Fillon e alla sua opposizione alla costituzionalizzazione dell'aborto. Ancor peggio, il nuovo ministro degli interni viene dalla Vandea, «il suo feudo, lo scrigno di una Francia provinciale, cattolica, prospera, che mantiene la memoria 'bianca' come nel Puy du Fou», parco tematico sugli usi e costumi cavallereschi e popolari precedenti alla Rivoluzione francese. 

La senatrice Laurence Garnier, nominata al ruolo di Segretario di Stato per gli Affari dei Consumatori, come abbiamo detto, ha pagato il prezzo di questa nuova caccia alle streghe, dopo essere stata scelta per guidare il Ministero della Famiglia. Annie Genevard, ora ministro dell'Agricoltura, Patrick Hetzel, ministro delegato per l'istruzione superiore, e Othman Nasrou, fedele alla leader dei Repubblicani Valérie Pécresse, sono anch'essi pubblicamente denigrati per aver difeso, nel corso della loro carriera, una visione conservatrice della famiglia e/o della bioetica. Nessuno di loro sfugge alla condanna della sinistra moralizzatrice e ai sornioni ammiccamenti dei macronisti illiberali. Ciononostante, Michel Barnier lunedì 23 settembre all'Eliseo, ha tenuto il primo Consiglio dei ministri, dopo aver nominato la senatrice repubblicana Agnès Canayer, favorevole all’aborto nella Costituzione, come nuova ministra responsabile della Famiglia, non più "delle famiglie" come nel precedente governo. La Canayer è comunque contraria alle procedure di transizione di genere e questo, per Le Monde, causa preoccupazione.

Non mancano gli scontri e distinguo tra i ministri del nuovo governo, già anticipati nei primi colpi di fioretto tra il ministro dell'Interno, Bruno Retailleau, e il ministro della Giustizia, Didier Migaud, uomo di sinistra. Confermati ieri dai polemici “veti” posti dal neo ministro macronista dell’Economia Antoine Armand nei confronti del partito di Marine Le Pen, considerato “fuori dall’arco democratico”, ha dovuto rispondere l’ufficio del Primo Ministro Michel Barnier che ha confermato «le regole e gli impegni del Primo Ministro» sui seguenti punti: «rispetto per gli elettori e rispetto per i presidenti dei gruppi rappresentati in Parlamento che Michel Barnier riceverà nei prossimi giorni».

Senza i voti delle sinistre del Fronte Popolare e della destra di Marine Le Pen, il governo Barnier ha le ore contate, in questo senso la guerriglia dei ministri macronisti è pari alla bizze irresponsabili e dalla superbia arrogante di Emmanuel Macron che con le elezioni politiche anticipate di luglio, la scellerata alleanza con le sinistre anti-sistema nel secondo turno elettorale, la debolezza dei governi macronisti, sta portando la Francia allo sfascio. Ovviamente solo la compagnia dei cattolici devoti di Sant’Egidio poteva organizzare a Parigi il meeting per la pace ed invitare Macron, il più sfegatato promotore della guerra che ha minacciato l’invio di truppe Nato e l'uso dell'atomica, a tenere il suo discorso di provetto pacifista.