Francia, il governo annuncia nuove misure pro aborto
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In occasione del primo anniversario della costituzionalizzazione dell’aborto, i ministri Catherine Vautrin e Yannick Neuder hanno annunciato nuove misure per espandere il “diritto” di uccidere i nascituri.

Per commemorare un anno dall’incredibile «costituzionalizzazione dell’aborto», voluta da Emmanuel Macron e dall’estrema sinistra, è comparso giorni fa un nuovo pericolo per tutti i nascituri della République.
I ministri del Lavoro e della Sanità, Catherine Vautrin e Yannick Neuder, hanno emesso un breve comunicato che porta la data simbolica dell’8 marzo. Il titolo del testo anti-vita è davvero tutto un programma: Rafforzamento dell’accesso all’Ivg: nuove misure per garantire un diritto effettivo a tutte le donne.
La Francia è il Paese dell’Europa occidentale con il più grande numero di aborti censiti, i quali sono in costante aumento da anni. Infatti, nel 2023 ci sono stati 243.623 aborti legali; nel 2022, 216.378; nel 2021, 200.855. Alcuni di questi aborti, detti in sigla Img, «interruzioni mediche della gravidanza», possono colpire il bambino a pochi giorni o a poche settimane dalla nascita. Cuori battenti divelti dal bisturi.
La stessa Francia poi, seppur meno dell’Italia, sta attraversando una crisi demografica forte. Qualunque governo normale farebbe i salti mortali per combattere una simile crisi, cercando di rafforzare la natalità, non l’aborto. Invece, ad un anno dall’inserimento del presunto «diritto di aborto» nella Costituzione, il governo varato da Macron giudica «imperativo» garantire «ad ogni donna» un accesso «reale, sicuro ed egualitario» all’aborto, definito nel comunicato una «procedura medica fondamentale».
Tre sono le «azioni concrete» che secondo il governo dovranno presto «togliere ostacoli all’Ivg». Anzitutto si prevede di «facilitare le procedure» per permettere gli aborti anche in centri autorizzati di «ginecologia-ostetricia o chirurgia». E questo con lo scopo dichiarato di «allargare l’offerta di Ivg», anche «al di fuori delle strutture ospedaliere». Quando si perde la bussola etica, si arriva presto al delirio. Per la stessa Simone Veil, ministro della salute e prima firmataria della legge sull’aborto in Francia (1975), l’aborto era comunque una «sconfitta» da cui bisognava «dissuadere le donne». Ora, per i ministri di Macron, è una «offerta da allargare».
La seconda misura per promuovere l’aborto starebbe nell’estendere il «diritto delle ostetriche», la cui ragion d’essere è aiutare la vita umana a venire alla luce, per autorizzarle invece a «praticare aborti strumentali» all’interno dei «centri sanitari». Il che garantirebbe «una migliore copertura territoriale» e un «più facile accesso» all’Ivg.
Si prevede quindi il «lancio di una campagna nazionale» che vuole «informare meglio le donne sui loro diritti», «combattere la disinformazione» e «promuovere risorse affidabili», tra cui un apposito «numero verde». In Francia, perfino in metropolitana e nei bagni dei licei si fa pubblicità pro aborto, ma, finché esisterà anche un solo cittadino pro vita, i tiranni saranno sempre agitati. Tale «campagna nazionale» pro aborto, da Stato totalitario, si avvarrà di una «inchiesta generale» ideata per scoprire non le difficoltà delle donne che scelgono l’aborto, così da aiutarle a rimuovere tali difficoltà (come ad esempio dice il testo della nostra Legge 194), ma di un’indagine ad hoc che aiuti il governo a «valutare precisamente» le difficoltà «di accesso all’Ivg» allo scopo di «adattarvi al meglio le politiche pubbliche». Lo scopo pare essere la massimizzazione degli aborti.
Il ministro Vautrin ha sottolineato «l’importanza delle nuove misure» in programma, manifestate in occasione del «primo anniversario della costituzionalizzazione dell’aborto», mentre il ministro Neuder si compiace della volontà di «togliere le barriere che restano ancora». Quali barriere? Ovviamente, non le barriere che la società, l’economia e la politica mettono alla vita nascente. Ma quelle che impediscono alla Francia di raggiungere un ulteriore record di aborti.