Francia, dopo la sconfitta della destra, clima da caccia alle streghe
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«Non “fermeremo” più la destra perché è antisemita - lo è la sinistra -, ma la “bloccheremo” solo perché è la destra. Il re è nudo». Chantal Delsol spiega il clima che si respira in Francia dopo il voto.
«Non “fermeremo” più la destra perché è antisemita - lo è la sinistra -, ma la “bloccheremo” solo perché è la destra. Il re è nudo», ci dice Chantal Delsol per raccontare il clima che si respira a Parigi.
La guerra contro la destra occupa tutta la vita politica francese, riempie ogni discorso e funge finanche da scienza politica. È una guerra così crudele che vede le città sfigurarsi, gli Champs-Élysées barricati, i poliziotti feriti e costretti agli straordinari - 30mila gli agenti mobilitati solo per arginare la guerriglia dopo la tornata elettorale di domenica 7 luglio. Anche se il “Nuovo Fronte Popolare”, il guazzabuglio di tutta la sinistra francese (comunisti, socialisti, verdi, radicali), ha vinto il maggior numero di seggi al secondo turno delle legislative, la guerriglia delle sinistre c’è stata lo stesso, quasi come se fosse fisiologica.
Non hanno un’idea o un programma comune, ma solo lotta nel nome dell’antifascismo, - e anche se dall’altra parte non c’è nessuno che si dica fascista. Unico collante è l’odio verso il presunto Mostro. E infatti in Francia c’è aria di caccia, fisica, alla destra. La coppia Le Pen-Bardella è considerata il Nemico del Paese e quindi non si parla d’altro. Non si parla di scuola, sanità e immigrazione. Non si parla dei mille miliardi di debito pubblico accumulati dal maggio 2017 da Macron - a marzo 2024 la Francia conta un debito pari a 3.157 miliardi. Non si discute neanche del fatto che, alla vittoria del Fronte Popolare, le borse non abbiano festeggiato e neanche i notai francesi: c’è, infatti, l’incubo che venga approvato il programma elettorale delle sinistre che prevede, tra le tante cose, imposte su redditi, successioni, e politiche sulla casa in stile sovietico.
Del nuovo Mostro non si può non parlare perché serve a tenerlo vivo. Intanto la Francia è agonica. La Nuova Bussola Quotidiana ne discute con Chantal Delsol, la più nota pensatrice cattolica francese. Filosofa, ha fondato l’Istituto Hannah Arendt nel 1993, è membro dell’Accademia di scienze morali e politiche, docente di Filosofia politica presso l’Université de Marne-la-Vallée, si occupa di federalismo e sussidiarietà.
Un istante dopo i primi exit poll, la sera del 30 giugno, Macron ha chiesto al Paese un “fronte repubblicano” contro la coppia Le Pen-Bardella in una strana alleanza tra l’estrema sinistra e il Renaissance allo scopo di fermare una presunta deriva fascista in Francia. Che cosa ne pensa?
Macron ha stretto questa alleanza contro RN perché è una sorta di tradizione: in ogni circostanza, il Paese deve allearsi contro il “Diavolo”. E con il Rassemblement National che diventa sempre più moderato, sembra che il “Diavolo” sia stato “costruito” al punto che da domenica sera, il Nuovo Fronte Popolare è il più grande partito di Francia. È un modo di riprodurre all’infinito la Rivoluzione francese.
Perché in Francia, forse più che altrove, c’è un clima politico di caccia alla destra più radicale individuata come il “Diavolo”?
Siamo gli eredi di una storia dove al comunismo tutto viene perdonato. Prima del voto del secondo turno, venivano riportati avvertimenti circa un possibile ministro della Difesa nominato da Bardella che avrebbe potuto essere accomodante con Putin. Eppure, non ho mai sentito proteste del genere quando avevamo un Partito Comunista finanziato direttamente da Mosca e un ministro della Difesa socialista sospettato di essere un agente del Kgb e regolarmente pagato dai sovietici per anni. È la tradizione dei doppi standard. L’idea diffusa oggi è che solo la sinistra può permettersi di sostenere i terroristi e i genocidi del momento e di continuare a dare lezioni di moralità politica. Non c’è mai stata una Norimberga del comunismo, non solo perché l’Unione Sovietica ha vinto, ma perché l’Occidente ha sempre mantenuto indulgenza verso il comunismo.
Macron ha fatto di tutto per eliminare la destra e la sinistra moderata, per ritrovarsi solo di fronte al “Nemico”. «O io o il caos», è la sintesi della sua campagna elettorale. Ragionando in termini di voto e non di seggi, il popolo non gli ha dato ragione. Pensa che il macronismo sia finito?
Macron, come già era avvenuto con Chirac e Mitterrand, nutre un avversario demonizzato che in realtà tratta da nemico, e lo affronta con l’idea di presentarsi come un eroe, un vincitore. Tutto il contrario di quel che accade in democrazia, dove non ci sono nemici, ma avversari. Persone moderate con cui si discute di bene comune. In democrazia, quando ci troviamo di fronte a un vero nemico, lo bandiamo: i tedeschi bandirono il partito post-nazista nel dopoguerra, gli Usa bandirono il partito comunista. Usare il nemico come un giocattolo vantaggioso e pericoloso è l’atteggiamento di un gangster politico.
I media francesi e internazionali raccontano che la destra di Le Pen è il male assoluto per antonomasia, un partito di fanatici estremisti. Perché, secondo lei, lo stesso non avviene quando la sinistra è comunista, antisemita o sostiene Hamas?
È una reazione che affonda le sue radici nella lunga storia di Francia: questo è il Paese della Rivoluzione Francese e della sua Costituzione. Quando l’Europa era alle prese con due totalitarismi, il nazismo e il comunismo, la Francia scelse a lungo il comunismo e il Partito comunista francese, finanziato da Mosca. Ciò ha partorito una generazione di intellettuali marxisti e una sinistra estrema molto violenta. Siamo il Paese più egualitarista del mondo, con un’economia molto redistributiva e le tasse più alte dell’Occidente (ammesso che metà della popolazione non le paghi). Per quanto riguarda le lezioni morali, è logico che sia sempre la sinistra a impartirle. In quanto erede della Costituzione del 1793, è come se avesse una legittimità “per natura”. Quel che la sinistra decide che sia bene è bene. E così ha deciso che il “suo” antisemitismo non è più una colpa morale, ma al contrario un segno di progresso. Perché ora il Diavolo non è più il nazista, ma il colonizzatore bianco, di cui gli ebrei rappresentano il tipo ideale.
Alcuni analisti ritengono che per la prima volta i cattolici abbiano votato in gran parte per Le Pen. Anche se gli appelli a votare contro il RN sono arrivati proprio dalla Chiesa Cattolica. Perché e qual è l’umore nel Paese?
Le tendenze politiche dei cattolici si sono evolute in modo significativo in Francia negli ultimi 40 anni. Mentre nella seconda metà del Ventesimo Secolo i cattolici di sinistra (che volevano “fare strada” con i comunisti) erano numerosi, oggi non è più così. I cattolici sono molto meno numerosi, ma allo stesso tempo più ferventi e più a destra, soprattutto dopo le Manif-pour-tous. Sono particolarmente coinvolti in battaglie sociali quali aborto, eutanasia e altro, e questo li tiene lontani dai voti di sinistra. Inoltre, il Rassemblement National è diventato molto moderato negli ultimi vent’anni. Non fa più dichiarazioni razziste come quelle di Le Pen padre. Va detto che in Francia, comunque, il “personale della Chiesa” (per parlare come Maritain) ha in gran parte perso la capacità di giudicare in modo autentico: segue la moda, quindi teme di essere visto “male”. La sua caratteristica principale è quella di essere terrorizzato.
Paura di cosa? La Chiesa ha paura di essere giudicata dal mondo?
La Chiesa, dopo i casi di pedofilia, teme di essere calunniata. Quindi tace su tutto.