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Francia, anche il Senato dice sì all’aborto in Costituzione

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Dopo il voto dell’Assemblea Nazionale, pure il Senato francese dà il via libera all’inserimento del diritto all’aborto nella Costituzione. Esultano Macron e gruppi abortisti. E i vescovi lamentano l’attacco alla vita.

Esteri 01_03_2024

È arrivato anche il secondo sì all’inserimento del diritto all’aborto nella Costituzione francese. Dopo il terribile voto favorevole dell’Assemblea Nazionale di fine gennaio scorso (493 voti a favore, 30 contrari e 23 astensioni), il via libera del Senato di mercoledì 28 febbraio, con 267 favorevoli e 50 contrari, ha rappresentato la fase finale di questa tragica decisione promossa dal presidente Emmanuel Macron fin dallo scorso anno.

E così, lo stesso Macron ha voluto assumersi la paternità piena dell’obiettivo raggiunto, ribadendo il proprio impegno «a rendere irreversibile la libertà delle donne di abortire, sancendola nella Costituzione. Dopo l’Assemblea nazionale, il Senato ha compiuto un passo decisivo, di cui mi compiaccio». Lo stesso Macron ha già convocato per lunedì 4 marzo il Parlamento in seduta comune, che si riunirà a Versailles per sancire definitivamente, con un voto congiunto, l’aborto nella Costituzione. Sarà necessaria una maggioranza di tre quinti, già ampiamente raggiunta nelle prime due votazioni.

La Francia di Macron sta dunque per diventare il primo Paese in Europa, ma anche nel mondo, a inserire l’aborto, cioè la liberalizzazione dell’omicidio dell’innocente, nella propria Costituzione. Ma è anche, per bocca dello stesso Macron, il primo Paese che dovrebbe “riarmarsi” demograficamente, fare più figli, per evitare la crisi incombente. Siamo alla schizofrenia.

Tornando all’aborto in Costituzione, la legge era stata presentata dal Governo francese, su spinta del presidente della Repubblica lo scorso ottobre, dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti, nel giugno 2022, aveva annullato la sentenza Roe contro Wade. La maggioranza del Senato, viste le dichiarazioni contrarie del suo presidente Gérard Larcher e nonostante sia composta da conservatori e destre, ha sostenuto la proposta del governo e delle sinistre. Le multinazionali dell’aborto si sono dette molto soddisfatte. «Si tratta di una decisione storica, per la Francia, ma anche per l'Europa e il mondo. Un anno e mezzo dopo l’annullamento della Roe contro Wade da parte della Corte Suprema americana, la vittoria francese è un messaggio chiaro e ottimista alla comunità internazionale: l’aborto è una libertà fondamentale», ha affermato in un comunicato stampa il dottor Alvaro Bermejo, direttore generale della International Planned Parenthood Federation (IPPF). Anche la responsabile di un’altra multinazionale dell’aborto che opera in Europa, Leah Hoctor, direttrice regionale senior per l’Europa del Centro per i diritti riproduttivi, si è detta ampiamente soddisfatta per la decisione francese.

Il ministro francese per l’Eguaglianza di genere e la diversità, Aurore Bergé, ha già auspicato che il passo compiuto da Parigi possa essere accolto e imitato da molti altri Paesi europei: ciò è in linea con l’auspicio tremendo di inserire l’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, espresso da Macron il 19 gennaio 2022 nel suo discorso di apertura del semestre di presidenza francese del Consiglio europeo. Allora, contro l’obbrobriosa proposta, i vescovi cattolici europei (Comece) reagirono con un durissimo comunicato, ricordando che non esiste un diritto all’aborto in alcun trattato o convenzione internazionale. E in modo simile hanno reagito nei giorni scorsi sia il Vaticano che l’arcivescovo di Lione, Olivier de Germay, e l’ex arcivescovo di Parigi, Michel Aupetit.

Monsignor de Germay punta il dito contro «la successione di leggi cosiddette sociali approvate in Francia negli ultimi decenni» e il «triste record di 234.300 aborti in Francia nel 2023, quando la tendenza è in calo ovunque in Europa». Monsignor Aupetit, esperto di questioni bioetiche, ha affidato ai social il suo duro commento: «L’aborto nella Costituzione. La clausola di coscienza dei caregiver è respinta. La legge si impone alla coscienza che obbliga ad uccidere. La Francia ha toccato il fondo. È diventato uno Stato totalitario».

Dura anche la Conferenza episcopale francese che in un comunicato di ieri 29 febbraio ha ribadito che l'aborto «rimane un attacco alla vita nella sua fase iniziale, non può essere visto solo dal punto di vista dei diritti delle donne (…). La Conferenza episcopale sarà attenta al rispetto della libertà di scelta dei genitori che decidono, anche in situazioni difficili, di tenere il proprio figlio e della libertà di coscienza dei medici e di tutto il personale sanitario, di cui saluta il coraggio e l'impegno». Invece della coerenza con le sue stesse promesse fatte a tutti i francesi lo scorso 16 gennaio, riguardanti l’impegno a un forte «riarmo demografico» del Paese e il sostegno a famiglie e donne per la nascita di un maggior numero di figli, Macron ha temuto le critiche delle femministe ed è evidentemente tornato ad abbracciare le lobby abortiste, sperando di erodere consensi alle sinistre e contrastare così il consenso crescente dei partiti di destra in vista delle elezioni europee.

Terribili giravolte, quelle di Macron, fatte sulla pelle dei più deboli. E ora il presidente francese sembra propenso anche a legalizzare il suicidio assistito. L’unico a riarmarsi sulle piazze di tutta la Francia, grazie a Macron, è il boia. 



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