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L'INCONTRO COI NEOCATECUMENALI

Francesco invia le famiglie missionarie: «Parto con voi»

Il Pontefice ha accolto le nuove 56 missiones ad gentes delle famiglie del Cammino. Francesco ha rivolto alle comunità di famiglie in partenza parole commosse: «Vi ringrazio a nome della Chiesa. Io resto qui, ma con il mio cuore parto con voi». Ovunque un vescovo ne farà richiesta andranno in territori scristianizzati per vivere la fede. 

Ecclesia 19_03_2016
Francesco invia i missionari del Cammino

Da duemila anni la chiesa, cioè il corpo di Cristo, è attaccata da satana dall’esterno con le persecuzioni e dall’interno con le eresie. Oggi sia le persecuzioni che le eresie godono un tempo di grande fortuna. Ma da duemila anni l’onnipotente fantasia dello Spirito Santo e l’eroismo di quanti hanno incontrato Cristo hanno impedito a satana di trionfare: non prevalebunt.

In un tempo in cui, in occidente, l’età media di chi frequenta la chiesa è molto alta, in cui le chiese si chiudono, si vendono o vengono smantellate, in un tempo in cui l’apostasia –Italia compresa- delle nazioni ex cristiane è generalizzata, in questo tempo di sconforto, denatalità, solitudine e disperazione, la Chiesa, come sempre, è giovane, fresca, allegra. Intendendo per chiesa i corpi, le comunità, di quanti capiscono e accettano che la volontà di Dio sulla loro vita è la missione, cioè l’annuncio della vittoria sulla morte.

Ieri mattina, in Vaticano, il Papa ha inviato in missione uno stuolo di famiglie (270) piene di figli (1500): sono le nuove 56 missiones ad gentes del Cammino neocatecumenale che vanno ad aggiungersi alle altre 128 già inviate negli anni passati. Le missiones ad gentes sono un tipo di evangelizzazione radicalmente nuova che lo Spirito Santo ha suscitato per venire incontro alla desolazione dei nostri tempi. Sono famiglie che hanno sperimentato la tenerezza di Dio nella loro vita e nella vita delle comunità di cui fanno parte, tenerezza, amore e provvidenza, che li spinge ad essere generosi con Dio come Dio è stato generoso con loro: dando la vita per l’annuncio del kerygma.

E così, provenienti da tutte le parti del mondo, coi loro tanti, tantissimi bambini, tutti ben vestiti, attenti ed educati, consapevoli dell’importanza del momento che stanno vivendo, hanno ricevuto dal Santo Padre la croce missionaria e l’invio ufficiale della Chiesa che li manda nei territori più scristianizzati o mai evangelizzati, ovunque un vescovo ne faccia richiesta, a vivere la fede in mezzo ai pagani. Una novità radicale nella millenaria vita della chiesa. Vanno senza niente, devono inventare tutto, cercare lavoro, casa, scuola per i figli. Nei luoghi di missione non c’è chiesa, non ci sonno edifici di muratura, ci sono corpi sui quali è chiamata a scendere la Shekinà di Dio. La carità di Dio. Come nei primissimi tempi apostolici non ci sono edifici adibiti al culto e la comunità si riunisce nelle case.

Ogni missio è formata da quattro o cinque famiglie coi loro figli, un presbitero col suo socio, alcune sorelle: una quarantina di persone, una comunità cristiana. “Guardate come si amano”: dice Tertulliano della meraviglia che suscitano i cristiani presso i pagani. Guardate come si amano, guardate come non sono soli, come si perdonano: questo aspetto della vita comunitaria, oggi come ieri, attira i tanti che sono soli e la cui vita non ha sapore perché non ha senso. 

«Le famiglie sono un vero spettacolo», ha detto l’iniziatore del Cammino Kiko Argüello prima dell’arrivo del Papa. E’ vero. Le famiglie, quelle famiglie, sono uno spettacolo. E il papa ha dedicato loro parole commosse. Parole che hanno richiamato la caratteristica fondamentale della vita cristiana che è l’umiltà, manifestando la gratitudine della chiesa, di tutta la chiesa, per quello stuolo di missionari: «Vi ringrazio, a nome mio, ma anche a nome di tutta la Chiesa per questo gesto di andare, andare verso l’ignoto e anche soffrire. Perché? ci sarà? sofferenza, ma ci sarà? anche la gioia della gloria di Dio, la gloria che è sulla croce». 

«Non sarà facile per voi – ha aggiunto - la vita in Paesi lontani, in altre culture, non vi sarà facile. Ma è la vostra missione. E questo lo fate per amore, per amore alla madre Chiesa, all’unità di questa madre feconda; lo fate perché la Chiesa sia madre e feconda». 

Alla fine del suo intervento, prima di benedire le croci che ogni membro delle missio teneva alzate, prima della benedizione solenne dell’invio, il Papa ha detto: «Io resto qui, ma con il mio cuore parto con voi». Dopo duemila anni la chiesa è giovane e bellissima.