Francesco abbraccia Ratzinger: "Santità, continui a servire la Chiesa"
L'abbraccio tra Benedetto XVI e il suo successore Francesco nei 65 anni di messa del Papa emerito. «Santità, continui a servire la Chiesa», ha detto Bergoglio confermando il ruolo di preghiera esercitato da Ratzinger. Che ha ringraziato per "la sua bontà nella quale mi sento protetto" e ha indicato al successore di proseguire nella via della Misericordia. Il saluto di Sodano e Muller.
-SE IL SACERDOTE NON CREDE, NULLA IN LUI E' VERO di Joseph Ratzinger
-LA CRISI DEL SACERDOZIO E LA FURIA PROTESTANTE di Gherard Muller
Accolto dagli applausi, ieri, alla Sala Clementina della seconda loggia, Benedetto XVI è andato per celebrare i suoi 65 anni di sacerdozio. Dopo l'abbraccio con Francesco, il papa emerito è stato salutato con alcune parole del successore.
«Lei, Santità, continua a servire la Chiesa, - ha detto Francesco rivolgendosi a Benedetto - non smette di contribuire veramente con vigore e sapienza alla sua crescita; e lo fa da quel piccolo Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano che si rivela in tal modo essere tutt’altro che uno di quegli angolini dimenticati nei quali la cultura dello scarto di oggi tende a relegare le persone quando, con l’età, le loro forze vengono meno. È tutto il contrario».
Nella recente conferenza stampa sull'aereo di ritorno dal viaggio apostolico in Armenia, papa Francesco aveva detto, che «Benedetto è Papa emerito» e «non il secondo Papa». Questo in risposta ad una domanda a proposito delle dichiarazioni di mons. Georg Ganswein, prefetto della Casa Pontificia, nonché storico segretario di Ratzinger, su di un presunto “munus petrino allargato”. Anche dalle parole rivolte ieri da Francesco a Benedetto pare emergere questo ruolo di preghiera del papa emerito, che non è più Papa, e quindi appare improbabile un qualsiasi “sdoppiamento” del “munus”. Rimane comunque molto materiale per teologi e canonisti per definire una situazione che certamente è più unica che rara.
Alla celebrazione di ieri alla Sala Clementina sono intervenuti anche il cardinale Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, e il cardinale Gherard Muller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Proprio Sodano è, in certo senso, tornato sul tema del ruolo del papa emerito, quando ha chiesto a Benedetto di «voler continuare, anche se in un’altra forma, il Suo lungo ministero sacerdotale, così come Ella ci aveva promesso il 24 febbraio del 2013, dopo aver annunziato la Sua decisione di lasciare in nuove mani la guida della barca di Pietro». Un ruolo, appunto, che è di «preghiera» per la Chiesa tutta.
Il cardinale Muller è intervenuto per comunicare anche la pubblicazione del libro “Insegnare e imparare l'amore di Dio” (Ed. Cantagalli), una raccolta di omelie di Ratzinger sul tema del sacerdozio. Nel testo, oltre alla prefazione di Papa Francesco, vi si trova anche un introduzione del cardinale Muller (di cui vi proponiamo un significativo stralcio). Infine, Muller ha voluto ringraziare Benedetto per aver potuto seguire «per lunghi anni, insieme a Lei, ciò che il Signore andava realizzando attraverso la Sua azione sacerdotale».
A sorpresa poi ha detto qualche parola anche il papa emerito. Ha ricordato una parola scritta da un confratello ordinato insieme a lui nell'immaginetta ricordo della prima messa: “Eucharistomen”, e così ha detto un grazie a tutti. Innanziutto a Papa Francesco: «La Sua bontà, dal primo momento dell’elezione, in ogni momento della mia vita qui, mi colpisce, mi porta realmente, interiormente; più che i Giardini Vaticani, con la bellezza, la Sua bontà è il luogo dove abito e mi sento protetto. (…) E speriamo che Lei potrà andare avanti con noi tutti su questa via della Misericordia Divina, mostrando la strada di Gesù, verso Gesù, verso Dio».
Poi il papa emerito ha ringraziato i cardinali Sodano e Muller. Infine è tornato su quella parola con cui aveva aperto il suo breve discorso.
«“Eucharistomen”: in quel momento l’amico Berger – ha detto papa Ratzinger - voleva accennare non solo alla dimensione del ringraziamento umano, ma naturalmente alla parola più profonda che si nasconde, che appare nella Liturgia, nella Scrittura, nelle parole “gratias agens benedixit fregit deditque”. “Eucharistomen” ci rimanda a quella realtà di ringraziamento, a quella nuova dimensione che Cristo ha dato. Lui ha trasformato in ringraziamento, e così in benedizione, la croce, la sofferenza, tutto il male del mondo. E così fondamentalmente ha transustanziato la vita e il mondo e ci ha dato e ci dà ogni giorno il Pane della vera vita, che supera il mondo grazie alla forza del Suo amore. Alla fine, vogliamo inserirci in questo “grazie” del Signore, e così ricevere realmente la novità della vita e aiutare per la transustanziazione del mondo: che sia un mondo non di morte, ma di vita; un mondo nel quale l’amore ha vinto la morte».