Florida, vescovi contro sul matrimonio gay
Con una dichiarazione congiunta i vescovi della Florida evidenziano i rischi che comporta una certa definizione pubblica di matrimonio. Ma qualche confratello nell'episcopato dissente. Come il vescovo di St. Peterbursburg, Lynch che chiede una Chiesa aperta a coppie gay e lesbiche. Brutto segnale per il Sinodo.
Di fronte alla ridefinizione del matrimonio civile, per includere anche quello tra persone dello stesso sesso, i vescovi della Florida (Usa) hanno battuto un colpo. Con una dichiarazione congiunta molto precisa hanno evidenziato i rischi che comporta una certa definizione pubblica di matrimonio. Ma qualche confratello nell'episcopato dissente.
Il vescovo di St. Peterbursburg, diocesi suffraganea di Miami, ha messo i puntini sulle i dalle colonne del Tampa Bay Times del 6 gennaio. Monsignor Robert Lynch, dopo aver lodato la dottrina della Chiesa su matrimonio e famiglia, pone però l'accento sulle sfide pastorali che la Chiesa deve affrontare oggi. «Pertanto», ha scritto smarcandosi dai suoi colleghi vescovi, «non voglio prestare la nostra voce a nozioni che potrebbero suggerire che le coppie omosessuali sono incapaci di intraprendere relazioni segnate da amore e santità, e quindi incapaci di contribuire all'edificazione sia della Chiesa che della società in generale».
Nella dichiarazione congiunta dei vescovi si rileva, invece, che «questo cambiamento anticipa l’idea che il matrimonio è solo gratificazione emotiva tra adulti consenzienti. (…) Per il beneficio della società e del bene comune, la comprensione coniugale del matrimonio tra uno sposo e una sposa, e la complementarità di un padre e una madre, deve essere preservata». La distanza con monsignor Lynch è evidente, soprattutto dalle posizioni dell'arcivescovo di Miami, Thomas Wenski, che ha emanato anche una direttiva rivolta a tutti i dipendenti della diocesi, chiedendo loro di comportarsi in maniera coerente con le verità morali della Chiesa. «A causa della particolare funzione della Chiesa nella società, determinati comportamenti in contrasto con gli insegnamenti della Chiesa cattolica, potrebbero portare ad azioni disciplinari, compreso il licenziamento». Due pastorali decisamente in contrasto e monsignor Lynch lo sottolinea. «La nostra Chiesa», ha scritto sul Tampa Bay Times, «deve continuamente sforzarsi di comprendere ciò che lo Spirito dice e rispondere al suggerimento dei padri sinodali nel discernere la risposta pastorale fedele all'insegnamento della Chiesa e caratterizzata da rispetto e sensibilità». Un botta e risposta che pone al centro, ancora una volta, le tensioni che si registrano ormai a tutte le latitudini dell'episcopato mondiale rispetto ai temi del sinodo sulla famiglia.
Lo stesso vescovo Lynch sul suo blog aveva salutato la Relatio intermedia del Sinodo, quella poi pesantemente emendata, dicendo che superava le sue «più fondate speranze e preghiere». In particolare sottolineava che «gay e lesbiche possono trovare l'inizio di una chiamata» per un «futuro migliore del passato», riferendosi a quei passaggi della Relatio che lo stesso relatore, cardinale Erdo, in conferenza stampa di fatto sconfessò. Eppure monsignor Lynch dopo aver letto il documento intermedio confidava in un Sinodo che finalmente avrebbe «lasciato la casa per approdare a un nuovo posto» e concludeva: «Mio Dio! Che grande Chiesa noi possiamo diventare!».
Secondo il vescovo Lynch in questa “nuova grande Chiesa” c'è condivisione sul fatto che «genitori gay e lesbiche che hanno adottato bambini sono meravigliosi, amorevoli e premurosi», mentre nella Chiesa reale, quella della dichiarazione congiunta dei vescovi della Florida, si sottolinea che occorre «riscoprire il ruolo insostituibile della madre e del padre, che offrono doni unici per l’educazione e la crescita dei figli». La differenza è abbastanza evidente, al punto che è difficile pensare sia solo un semplice fatto pastorale. Non resta che capire quale Chiesa sia quella cattolica.