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Fisco, addio quoziente: famiglie aggrappate alle detrazioni

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Nella delega fiscale, il Governo rinuncia al Quoziente familiare, che però era al primo punto del programma elettorale di Centrodestra. Malan alla Bussola rassicura: «Per le famiglie ci saranno detrazioni elevate». Ma è alto il rischio che siano insufficienti perché non tengono conto del costo reale di un figlio, come spiega l'economista Perali. 

Famiglia 18_03_2023

Sul fronte del fisco a misura di famiglia, la delega fiscale presentata dal Governo lascia alcuni aspetti in chiaroscuro e altri li abbandona definitivamente. Nel testo licenziato dal Consiglio dei Ministri giovedì, mentre si ribadisce la volontà di arrivare ad una Flat tax universale come promesso in campagna elettorale, passando per una fase intermedia a 3 aliquote, non si fa invece alcun riferimento al quoziente famigliare, che era stato issato prima delle elezioni dalla coalizione di centrodestra come una delle colonne del programma.

Al punto 1 della brochure elettorale di Fratelli d’Italia, era stato messo il sostegno alla natalità e alla famiglia e il primo provvedimento proposto era «la progressiva introduzione del quoziente familiare, cioè di un sistema di tassazione che tenga conto del numero dei componenti del nucleo familiare».

Ebbene. Che cosa resta di quella promessa? Stando alla delega fiscale più nulla. Il quoziente familiare non trova spazio nella seconda parte della delega, quella dedicata ai tributi laddove al capitolo 5 si parla dei principi e dei criteri direttivi per la revisione del sistema di imposizione sui redditi delle persone fisiche.

L’unico riferimento alla famiglia è quello relativo al «riordino delle detrazioni d'imposta con particolare riguardo alla composizione del nucleo famigliare». Ed è questo l’aspetto che resta in chiaroscuro, perché tutto dipenderà dall’ammontare delle detrazioni che verranno riconosciute ad ogni famiglia in ragione del numero di componenti, ad oggi assenti perché assorbite dall’assegno unico.

Non è una decisione di poco conto perché così facendo il governo abbandona di fatto l’ambizione della costruzione di un fisco di natura famigliare, che si sarebbe ottenuto con l’introduzione del quoziente, per rimanere nel solco della tassazione personale a cui poi le detrazioni offrirebbero i necessari correttivi.

Una scommessa, ma anche un rischio perché dipenderà tutto dall’ammontare delle detrazioni che verranno concesse alle famiglie con figli se il Piano natalità potrà vedere finalmente luce anche sotto l’aspetto fiscale.

Ma la decisione è comunque destinata a raffreddare le speranze delle famiglie, soprattutto quelle XL, che avevano sperato di vedere introdotto il meccanismo di calcolo che ad esempio è stabilmente utilizzato in Francia.

È lo stesso senatore di Fratelli d’Italia Lucio Malan a spiegarlo alla Bussola nell’illustrare le caratteristiche della delega: «Il quoziente famigliare è un obiettivo di sostanza – spiega -: non un criterio metodologico. L’obiettivo è che i carichi familiari siano importanti ai fini del calcolo delle imposte». Malan ha spiegato che «l’intendimento non è cambiato, questa è una delega, si deve stabilire l’impostazione tecnica e non le aliquote. Se si partisse dal quoziente familiare troveremmo degli squilibri con famiglie con redditi alti e molti figli, ad esempio 8, che si troverebbero a pagare zero tasse. Questo non sarebbe equo nei confronti dei single», aggiunge.

Malan, dunque, lascia intendere che tutta la fiscalità di vantaggio nel solco del favor familiae sarà affidata al nuovo sistema di detrazioni: «Il nostro obiettivo è far sì che le detrazioni portino a un livello equivalente al quoziente famigliare, anche migliore delle aliquote».

Dunque, verranno aumentate in termini numerici?, chiediamo: «E’ evidente che verranno innalzate le detrazioni dal punto di vista economico, sennò non avrebbe senso la riforma che abbiamo fatto».

Così, se da un lato abbandona uno dei suoi cavalli di battaglia come il quoziente familiare, il governo può continuare comunque a dire di lavorare per la famiglia. Ieri, ad esempio, nel corso dello storico discorso pronunciato a Rimini in casa della Cgil, il premier Giorgia Meloni ha ribadito di credere in una «una tassazione che torni a tenere conto della composizione famigliare». Ma, come abbiamo visto, se questo vale per le nuove detrazioni che verranno introdotte, non vale già più per il quoziente, che è un sistema di calcolo dei tributi radicalmente diverso da quello che si intende perseguire.

Anche l’economista Federico Perali in un colloquio con la Bussola lo riconosce: «Lo stampo fiscale scelto è sempre individuale e non famigliare e questo non può che porre squilibri».

Circa la speranza che le detrazioni possano funzionare e colmare quello che manca per una vera equità fiscale in senso famigliare, Perali è più pessimista di Malan: «L’istituto della deduzione e della detrazione rimane uno strumento che non riesce a fare il suo lavoro, soprattutto non si capisce dove si vuole arrivare e quale sia l’intento dichiarato – ha detto -. Il punto è che è una quesitone di giustizia sociale. Quando si confronta il quoziente familiare con la tassazione su base individuale, bisogna farlo tenendo conto in modo appropriato delle differenze tra le famiglie, ma le deduzioni e le detrazioni non riescono ad essere discriminanti dal punto di vista dell'equità orizzontale».

Perché? «Perché sono riconosciute in termini monetari e dovrebbero cambiare a seconda dell’inflazione (fiscal drag) e soprattutto sono molto basse rispetto al costo reale dei figli, di cui ancora non si tiene conto. È come se quasi non si tenesse conto delle differenze nella composizione famigliare».

Ma quale potrebbe essere il modo di rendere le detrazioni un successo? Qui Perali si avvicina alle speranze di Malan: «Devono essere tali da garantire l’indifferenza con un sistema fiscale basato sul quoziente, cioè idealmente, passare da un sistema all’altro non dovrebbero esserci squilibri di costi. Ma per fare questo bisogna mettere molte risorse nelle detrazioni».

Il nodo dunque sono le detrazioni, scommessa e rischio della nuova riforma fiscale targata centrodestra.