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IL CONVEGNO

Filosofia, di cosa stiamo parlando?

Un convegno a Roma, che si terrà il 23 e il 24 febbraio prossimi presso la Pontificia Università della Santa Croce, affronterà le domande salienti sulla filosofia. Questa scienza teorica praticata da due millenni e mezzo, si intreccia con la fede e la teologia e attrae sempre il grande pubblico, nonostante la difficoltà ad affrontarla. 

Cultura 15_02_2015
Aristotele

La filosofia è considerata spesso uno sterile esercizio di elucubrazioni fini a se stesse. Ma, a chi frequenti le librerie per curiosare tra le pubblicazioni recenti, può capitare di rimanere colpito dal numero di proposte rubricabili sotto il genere “introduzione alla filosofia”. Il dato è confermabile attraverso una scorsa delle riviste specialistiche: vi abbondano contributi su una questione elementare: che cos'è la filosofia?

C'è dunque un'attesa diffusa verso questa scienza, verso questo discorso antico iniziato dai greci. È, in fondo, un'attesa di sapienza o di saggezza, che le altre forme del sapere e della cultura non sanno soddisfare; il che non è sorprendente. Molti di quanti si dedicano alla filosofia e vi sono professionalmente impegnati nella scuola e nell'università si sentono spinti a riflettere sulla loro disciplina, per vedere in che modo possano rispondere a quell'attesa, che - almeno si spera - è anche la loro. Com'è poi caratteristico del loro mestiere, essi si chiedono se possono davvero rispondervi e in qual modo. Ora, per stimolarli in questo esame, potremmo indirizzare loro queste cinque domande, tra altre che sarebbe facile raccogliere.

1) C'è un ideale che caratterizza la filosofia nel suo insieme? È un ideale ancora valido e attuabile? 2) Lo studio della filosofia può davvero contribuire a guadagnare una visione della realtà più chiara e comprensiva rispetto a quella offerta dal senso comune e dalle scienze sperimentali? 3) La filosofia occidentale ha le risorse per vagliare criticamente la varietà delle culture, degli stili di vita e delle religioni, quale oggi si presenta? 4) In qual modo conviene leggere i classici della filosofia, per trarne una verità o un orientamento sul presente? 5) La fede religiosa è una fonte rilevante della riflessione filosofica? Se sì, in qual modo v'interviene?

Questi quesiti non devono rimanere il tema di un mero esercizio speculativo: a seconda delle risposte che vengono date ad essi possono seguirne degli effetti apprezzabili nella vita sociale e prima ancora nella vita di ogni singola persona che vi si sia cimentata. E già il mettersi a riflettere su queste tematiche comporta un impegno dei docenti di filosofia verso i destinatari immediati del loro insegnamento, gli studenti. Infatti, con quei quesiti ultimamente ci si chiede: qual è il ruolo educativo della filosofia? Non è forse la filosofia la portatrice (per alcuni insieme alla teologia, ma comunque in diverso modo) dei valori più cari dell'umanità, che è d'importanza vitale apprezzare e saper trasmettere alle nuove generazioni?

Al riguardo, però, si leva un'obiezione: la filosofia non è forse una scienza teorica, dotata anch'essa come le altre di un notevole tecnicismo? Non è forse fraintenderne la pratica effettiva o la più autentica realtà volerle affidare una diretta responsabilità educativa? Non si piega così forzosamente il discorso filosofico al genere edificante o divulgativo? Come potrebbe esservi preservato ancora l'intimo pungolo “scettico”, cioè il suo tipico metodo inquisitivo e dialettico?

Il problema da risolvere è, dunque, quello del difficile equilibrio tra la dimensione teoretica e quella formativa della filosofia. A chi raccolga le esigenze espresse nelle posizioni contrapposte appena descritte e si chieda quale strada scegliere, potrebbe venire in mente la risposta che Aristotele dà in uno scritto esortativo, che pure è un sunto della sua filosofia, il Protreptico: l'essenza della filosofia non si comprende altrimenti che praticandola più a fondo, poiché essa rappresenta quello sforzo innato dell'uomo di fare chiarezza su se stesso. Da tal esigenza di autocomprensione procede poi quell'apertura e radicalità d'indagine sulla realtà, che è propria della filosofia.

Perciò, la soluzione del problema sopra formulato non può avvenire ricorrendo soltanto ad una dottrina oppure a un metodo rigoroso o a uno stile comunicativo efficace appreso da altri, ma avviene anzitutto cercando di ripercorrere personalmente i sentieri già percorsi da quegli autori che, per la loro magnanimità e intelligenza, sono riconosciuti classici. Sono dunque i classici le fonti principali in cui cercare l'esempio di quell'equilibrio tra le esigenze opposte della filosofia, appunto la scienza e la saggezza, nonché i modelli per la forma esemplare del loro metodo e del loro stile. Il che, però, ripropone ancora l'interrogativo - sopra menzionato - di come i classici debbano essere letti, per accogliere quanto ci hanno consegnato e per ricavarne quanto noi oggi vi cerchiamo.

Un convegno che si terrà a Roma lunedì 23 e martedì 24 febbraio, presso la Pontificia Università della Santa Croce, sarà di certo una validissima occasione per riflettere su alcuni di questi temi, come si desume dal titolo: La filosofia come “Paideia”. Sul ruolo educativo degli studi filosofici. Vi sono previste relazioni, per fare solo qualche esempio, su Platone, Clemente Alessandrino, Rosmini, Peirce e Gadamer. Altre relazioni e alcune tavole rotonde affronteranno temi come: le risorse educative della filosofia nella scuola; come insegnare a dibattere; il ruolo della filosofia nella formazione del cristiano.

Qui il programma del convegno, che vale come corso di formazione-aggiornamento (riconosciuto dal MIUR) per il personale docente.