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MESTIERI ALIMENTARI E PATRONI / 6

Fiacre, figlio di re e patrono di ortolani e giardinieri

San Fiacre, vissuto nel VII secolo, pur nato in una famiglia nobile disdegnò sempre le ricchezze e fu attratto dalla vita monastica. Crebbe nella conoscenza delle erbe medicinali, ma nel suo monastero sviluppò la coltivazione della terra e soprattutto degli alberi da frutto. E con frutta e verdura nutriva i poveri che si presentavano al suo monastero.
- LA RICETTA: INSALATA DI FRAGOLE, MENTA E VERBENA

Cultura 25_04_2021 English Español

San Fiacre è nato in una famiglia nobile irlandese nel 590 (circa), a Connacht, vicino a Kilkenny. Alcuni storici affermano anche che suo padre fosse un re, Eugenio V della Scozia, ma non ci sono fonti sufficienti su questo aspetto. Si sa con certezza che la sua famiglia era nobile e ricca. Molte fonti sostengono che Fiacre fosse scozzese: ma questo è facilmente spiegabile con il fatto che allora l’Irlanda era chiamata anche ”Hibernia” oppure ”Terra dei Scozzesi” (Land of the Scots).

Il ragazzo dimostrò fin dalla più tenera età un disinteresse marcato per le ricchezza terrene, gli abiti sontuosi e la vita ricca che la sua famiglia gli offriva. Era attratto dalla vita monastica e dalla semplicità. I genitori decisero di inviarlo a scuola al monastero di Kilcoony, ai margini di Loch Orbsen.
Al monastero Fiacre passava molto tempo nel giardino delle erbe medicinali, studiandole e coltivandole. Cominciò a creare dei rimedi medicinali che si dimostrarono molto efficaci.

Dopo la morte del padre, decise di diventare prete: fu ordinato sacerdote e costruì un primo eremo a Kill-Fiachra, o Kilfera, sulla riva occidentale del Nore, a circa tre miglia a sud di Kilkenny. Ha vissuto lì per molti anni conducendo una vita molto austera ma attirando visite di molti malati e discepoli grazie alla sua abilità medicinale. Ciò rendeva impossibile qualsiasi "martirio verde", di natura solitaria, a cui aspirava. Chiamato il fratello a salire al trono, si decise che nulla era contrario al suo recarsi a Meaux, nel regno carolingio, per compiere un “martirio bianco”.

La diocesi di Brie aveva già accolto diversi “scozzesi”, come San Colombano arrivato a Meaux intorno al 610, città che si trovava su una strada gallo-romana molto frequentata dai pellegrini anglosassoni.
Accompagnato dalla sorella Sira (Sirad) e da alcuni discepoli, Fiacre sbarcò in Normandia, e raggiunse Meaux dove fu accolto presso l'ospizio per pellegrini fondato dal vescovo Faron, anche lui di nobili origini e come tale, già capo degli eserciti del re Clothaire.

Qui conviene fare una parentesi e dedicare qualche parola al vescovo Faron. Prima di diventare sacerdote era sposato, ma presa coscienza della sua forte vocazione, Faron convinse la moglie a prendere il velo e diventare suora, in modo che lui stesso potesse essere accettato nel clero. Chiamato al governo pastorale della diocesi, arricchì la sua Chiesa con ingenti mezzi, donando tutti i suoi beni, ciò che gli permise di creare parrocchie e costruire monasteri. Ildegario, suo successore, due secoli più tardi, nell'869 scrisse una Vita Faronis, purtroppo ampiamente leggendaria, ciò che rende impossibile distinguere il vero dal falso. Fu canonizzato, ma non sappiamo con precisione quando. Ma la sua festa è iscritta il 28 ottobre nei martirologi dalla metà del IX secolo.

Torniamo al nostro san Fiacre che, arrivato a Meaux (nella foto a destra), decise di tacere sulle sue nobili origini. Ma un suo parente (futuro San Kilian), durante un pellegrinaggio a Roma, si fermò in questo stesso ospizio e rivelò il grado di San Fiacre, che nel frattempo aveva deciso di partire, alla ricerca di un luogo più eremitico. Il vescovo  Faron gli chiese di non lasciare il luogo dove aveva trovato la pace, e gli propose di fondare un monastero vicino a Meaux in una terra di luce che appare come una zona desertica ma fertile chiamata "breuil" (in latino medievale broilus, dal gallico broil, piccolo bosco circondato da un muro o una siepe), situato a circa sei chilometri a sud-est della città su un altopiano non lontano dalle rive della Marna.

Con i suoi discepoli Fiacre trasformò il luogo con estrema rapidità e il monastero diventò méta di altri uomini (religiosi e laici desiderosi di prendere i voti e di diventare i suoi discepoli) che vennero in grande numero. Fiacre li accolse e affidò loro gran parte del lavoro manuale. Lì fece erigere un oratorio in onore di Maria, poi un monastero, e coltivò le sue piante medicinali per esercitare i suoi talenti di fitopratico. I loro raccolti servivano per il sostentamento dei pellegrini e molto frequentemente per il sollievo dei malati.

La suddetta assegnazione divenne ben presto troppo piccola e Fiacre chiese nuovamente della terra. Faron promise di concedergli tutta la terra adiacente che avrebbe potuto rendere coltivabile in un giorno.
Fiacre, aiutato dai suoi discepoli, ripulì una vasta area nell'arco di una giornata, strappando le erbacce e abbattendo degli alberi. Coltivò la terra, con erbe medicinali ma anche con alberi da frutta. A quel tempo la frutta era molto costosa e i poveri non se la potevano permettere (mangiavano frutta e legumi secchi). Ma Fiacre riuscì a donare frutta fresca ai poveri, insieme ai suoi rimedi e cure gratuite. Era conscio del fatto che molte malattie, sia per i ricchi che per i poveri, avvenivano a causa di un’alimentazione sbagliata (i poveri mangiavano troppo poche proteine ed erano sub-nutriti, mentre i ricchi ne mangiavano troppe, ciò che portava malattie come la gotta). Il successo della sua attività è continuato senza sosta e le guarigioni erano quasi miracolose.

La leggenda vuole che una donna di nome Becnaude lo abbia accusato di stregoneria. Ma il vescovo Faron annotò queste guarigioni e concluse che Fiacre era un santo. Riconosciuta la sua virtù, Fiacre poté continuare la sua esistenza di preghiera e di carità sotto la protezione della Madonna alla quale dedicò il suo monastero divenuto un celebre luogo di pellegrinaggio. Dopo la sua morte, il monastero prese il suo nome ed è tutt’oggi una méta di pellegrinaggio.
Segnato da questo incidente, Fiacre avrebbe decretato il divieto di accesso al monastero alle donne, che continua ancora oggi. Tuttavia, è molto più probabile che abbia tenuto questa regola dai monaci irlandesi, come San Colombano.

Molto apprezzato già in vita, Fiacre è venerato non solo come patrono dei fruttivendoli (un mestiere con radici nella Roma antica), ma anche come come patrono dei giardinieri, dei cocchieri e poi dei tassisti. Questo ultimo aspetto va spiegato. Nel XVII secolo, i pellegrini che venivano al monastero di San Fiacre avevano bisogno di spostarsi e per questo usavano le portantine. Allora un imprenditore di Meaux abbe l’idea di mettere a disposizione dei pellegrini delle carrozze, più comode e veloci delle portantine. Le carrozze pubbliche erano sempre parcheggiate davanti all’ospizio di san Fiacre, presero così il nome di ”fiacre” (in francese questa parola divenne sinonimo di ”carrozza”). Inutile dire che il successo di questo mezzo di trasporto fu così grande, che Parigi si riempì presto di ”fiacre” e san Fiacre diventò così patrono dei cocchieri e più tardi dei tassisti.

La storia di san Fiacre è emblematica, perché dimostra come si può usare la ricchezza a fin di bene. I suoi attributi sono la pala e la vanga e la sua ricorrenza si festeggia il 30 agosto.
Monaco pioniere, il suo eremo era un ospizio per i poveri che nutriva con la frutta e la verdura che coltivava per loro. Questo è il motivo per cui è particolarmente onorato dai giardinieri e dagli orticoltori. Il 30 di agosto, facciamo una preghiera a san Fiacre, soprattutto in questi tempi difficili di pandemia: il santo ci proteggerà.