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a cura di Anna Bono
Vescovi africani

Fermare l’emigrazione clandestina in Africa, le reti illegali dell’emigrazione devono cessare di esistere

Molte conferenze episcopali africane sono da tempo impegnate a soccorrere gli emigranti clandestini che tornano in patria e a prevenire la partenza di altri giovani esortandoli e aiutandoli a restare

Migrazioni 30_12_2018

 

La Cerna, Conferenza episcopale dei paesi nordafricani (Egitto escluso), si è riunita a Tangeri a fine settembre e, come nell’incontro precedente svoltosi in Senegal, ha discusso il problema dell’emigrazione in Africa. Il fenomeno migratorio clandestino, si legge nella dichiarazione finale, “rimane una delle principali cause della sofferenza che condividiamo nei nostri paesi”. Va affrontato sia in termini di “vicinanza a quanti hanno fallito l’avventura migratoria” (il viaggio in Europa, n.d.a.) e di “aiuto al loro reinserimento” sia in termini di prevenzione: “se la libertà di emigrare è un diritto inalienabile per ogni cittadino del mondo – afferma padre Alphonse Seck, segretario generale di Caritas Senegal e responsabile di 15 Caritas nazionali – noi abbiamo il dovere di ricordare a chi vuole partire i pericoli della migrazione clandestina in cui si rischia anche la vita”. Dello stesso avviso è l’arcivescovo della capitale senegalese Dakar, monsignor Benjamin Ndiaye, secondo cui le filiere illegali dell’emigrazione devono cessare di esistere – “bisogna davvero fermare questo fenomeno” – e che rivolgendosi a connazionali intenzionati a emigrare ha detto: “è meglio restare poveri nel proprio Paese che subire torture tentando l’avventura dell’emigrazione. Cari giovani, di grazia: siamo noi che costruiremo il nostro Paese, che lo svilupperemo. Non lo farà nessuno al posto nostro”. Altre diocesi in Africa sub sahariana, ad esempio in Nigeria, Rwanda, Costa d’Avorio, da tempo cercano di dissuadere i giovani dal partire e durante il Sinodo dei vescovi sui giovani svoltosi a ottobre a Roma, molti vescovi africani hanno espresso le stesse preoccupazioni spiegando che se anche fa bene la Chiesa in Europa a esortare all’accoglienza, tuttavia “in Africa la Chiesa è impegnata a far sì che i giovani non partano, visto il rischio di finire nelle mani dei trafficanti di esseri umani”, a differenza di chi spinge i giovani a emigrare, “in modo che a livello locale non ci siano più generazioni per nuove classi dirigenti, e si favorisca così un nuovo colonialismo”.