Fermare gli scafisti, nuova mossa a vuoto dell'Europa
La Ue ha approvato lunedì il passaggio alla Fase 2 dell’operazione Eunavfor Med che da inizio ottobre dovrebbe iniziare a contrastare anche con le armi i trafficanti di esseri umani basati in Libia. Il condizionale resta d’obbligo perché non sono certo pochi gli ostacoli che la flotta a comando italiano dovrà superare.
La Ue ha approvato lunedì il passaggio alla Fase 2 dell’operazione Eunavfor Med che da inizio ottobre dovrebbe iniziare a contrastare anche con le armi i trafficanti di esseri umani basati in Libia. Il condizionale resta d’obbligo perché non sono certo pochi gli ostacoli che la flotta a comando italiano dovrà superare se vorrà davvero colpire i trafficanti e i loro interessi in un giro d’affari che solo quest’anno si stima abbia già fatto incassare loro oltre 300 milioni di euro. Il primo ostacolo è insito nello stesso mandato dell’operazione che pone l’obiettivo di «interrompere il modello di business» dei trafficanti, termine difficile da interpretare ma che di certo è cosa diversa dallo stroncarne i traffici.
Difficile quindi credere che la flotta potrà disporre di regole d’ingaggio robuste e inoltre, considerato che potrà operare solo in acque internazionali lontano dalle coste e dalle acque libiche, difficilmente potrà avere un ruolo incisivo. Difficile, infatti, immaginare che i trafficanti si espongano in mare aperto a farsi catturare dagli abbordaggi della flotta europea. Del resto, per la manovalanza in mare sono già sufficienti gli scafisti pagati circa 10 mila euro a viaggio dei quali un migliaio sono stati arrestati in Italia negli ultimi due anni, ma la maggior parte sono in libertà rientrati al loro lucroso lavoro o sono liberi in attesa di giudizio. Non potendo colpire i “santuari” delle bande di trafficanti né i loro barconi sulle spiagge, Eunavfor Med potrà limitarsi a intercettare eventuali convogli di barconi diretti ai trafficanti da Egitto e Tunisia (ma solo se navigheranno in acque internazionali) o più facilmente fermare i barconi carichi di immigrati clandestini, prenderne a bordo gli occupanti e poi affondarli. Cioè quello che già fanno le navi delle operazioni militari italiana Mare Sicuro ed europea Triton.
Senza il via libera a colpire i trafficanti in Libia la missione Ue rischia quindi di apparire superflua e comunque non così efficace da giustificarne il costo finora di una cinquantina di milioni di euro per i primi mesi di attività: 12 milioni stanziati dalla Ue, 26 dall’Italia e qualche altro speso da Germania e Gran Bretagna che hanno assegnato complessivamente tre navi all’operazione. Finanziamenti che andranno tutti rinnovati in settembre. Le capacità della flotta guidata dall’ammiraglio Enrico Credendino e composta dalla portaerei Cavour e un sottomarino italiano, una fregata e un rifornitore tedesco e una nave ausiliaria britannica, dipenderà soprattutto dall’arrivo dei rinforzi. Nelle prossime ore, in una conferenza apposita, la Ue cercherà di indurre i partner a fornire le navi necessarie a dare una reale consistenza alla missione che nella Fase 1 avrebbe dovuto avere 9 navi e 12 velivoli, il doppio di quanto presente in realtà. Non si tratta solo di quantità, ma anche di tipologia di navi. La portaerei Cavour svolge il compito di nave comando mentre il rifornitore tedesco Werra e l’ausiliaria britannici Enterprise sono disarmate, inutili in operazioni in cui si voglia esprimere deterrenza: per questo occorrono fregate o grandi pattugliatori con elicotteri e squadre di marines e forze speciali per gli abbordaggi.
Mezzi costosi che i partner europei non sembrano ansiosi di mettere a disposizione di una missione considerata una pretesa italiana e percepita in molti Paesi europei come inutile e comunque lontana dagli interessi nazionali. Nei prossimi giorni è attesa una fregata belga che resterà però meno di tre mesi, e un pattugliatore sloveno, ma ci si aspetta di più da Francia e Spagna che si sono limitati a inviare aerei da pattugliamento. Con un mandato debole, poche forze e il limite operativo di restare nelle acque internazionali, Eunavfor Med rischia di limitarsi a dare una mano alle altre flotte italiana e europea a sbarcare in Sicilia altre migliaia di immigrati clandestini, come ha fatto finora in attesa del via libera da Bruxelles.
Resta in teoria l’opzione per una Fase 3 in cui un nuovo governo libico, nato dall’intesa tra le diverse fazioni promossa dalle Nazioni Unite, autorizzi la Ue a colpire i trafficanti che da anni finanziano tutte le fazioni per poter sviluppare il loro giro d’affari. Ipotesi auspicabile ma per ora poco credibile. In queste ore sembra esserci ottimismo circa un accordo tra le fazioni libiche ma anche in caso di sviluppi positivi i tempi per mettere al bando dalla Libia i trafficanti di esseri umani potrebbero essere ancora lunghi. Meglio quindi non farsi illusioni circa l’impatto della missione europea sui flussi migratori che in ogni caso con l’arrivo del maltempo caleranno probabilmente d’intensità indipendentemente dall’efficacia della flotta europea. Anzi, non ci sarebbe da stupirsi se qualcuno a Bruxelles o Roma si vantasse di aver ridotto i flussi migratori grazie a Eunavfor Med.