Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi

STORIE DI VITA

Federica, una questione di relazioni familiari

Incinta, cacciata di casa dal padre e un fidanzato che non ne vuole sapere niente. Una grande solitudine, ma anche un certezza: la compagnia del bambino in arrivo, che permette di affrontare le difficoltà e sperare in una riconciliazione...

Editoriali 31_05_2014
Madre

«Per fortuna vi ho trovato! Sono arrivata in ospedale, come cercando la spiaggia sentendomi un naufrago. Avevo accompagnato, ormai tempo fa, una mia amica che voleva abortire e non ricordavo con precisione dove stesse la vostra sede. Non volevo chiedere indicazioni, mi vergogno. Sono contenta di essere arrivata!».

 

Evidentemente Federica ha una situazione particolarmente difficile e ripone in noi una grande fiducia. La prendo per mano e mi presento: «Mi chiamo Paola e sarò felice di poterla ascoltare. Intanto, però, si sieda e si rilassi un po’. E’ tanto affannata! Prende volentieri qualcosa? Un cioccolatino, almeno?».

 

Federica vuole solo essere ascoltata. Aggiunge subito: «Non ho programmato questo figlio. Con il mio fidanzato abbiamo sempre cercato di non ritrovarci in questa situazione e, quindi, la notizia della gravidanza mi ha lasciata spaventata e confusa. Non ho mai pensato, però,  di risolvere questa difficoltà con un’interruzione. Certo non mi immaginavo queste reazioni anche se, conoscendo mio padre, pensavo che ci sarebbero state tante fatiche».

 

Come mi capita di solito in casi come questo, la invito: «Che cosa ne dice di prendere un po’ di respiro? La vedo ansimante e affaticata. Vogliamo iniziare da capo mettendo le cose in ordine?».

 

«Sono incinta alla decima settimana. Il mio papà è siciliano e ha una grande paura di far cadere il disonore su tutta la famiglia. La mamma non ha nessuna voce in capitolo. I miei fratelli hanno tentato di prendere le mie difese ma sono stati tacitati. Risultato: mi ha cacciato di casa senza nemmeno permettere che io radunassi qualcosa per me. Mi sono rifugiata presso un’amica. La sua famiglia mi ha accolto come una persona di casa ed è disposta a ospitarmi. Io, però, mi vergogno di tutto: della brutta figura, del non avere nulla di mio, di occupare del posto e di pesare su di loro».

 

Momento di silenzio. Poi, con i lucciconi che le fanno brillare gli occhi come se fosse febbricitante: «La delusione maggiore è stata quella provocata dal mio fidanzato: non intende sapere niente, il problema è mio, lui non vuole prendersi nessuna responsabilità. Voglio anche dirle, però, che in tutta questa fatica, il mio bambino mi fa compagnia. Io so benissimo che lui c’è e, quando la tristezza si fa sentire, mi accarezzo la pancia e gli parlo. Forse lui sente la mia voce e, comunque, la sua presenza mi consola».

 

Queste benedette relazioni familiari! Quanto, forse anche inconsciamente, facciamo soffrire i figli pensando che ci hanno traditi e che sono cattivi. Un bell’esame di coscienza non sarebbe male. Tento di distogliermi dai miei pensieri: «Che cosa fa Federica nella vita?»

 

«Sono rimasta un po’ indietro con gli studi. Ora mi piacerebbe recuperare ma, mio padre, non mi ha nemmeno fatto portare via i libri da casa. Sono fermamente intenzionata a terminare la scuola. Costi quel che costi».

 

Sono contenta di non vederla depressa. Anzi, mi sembra bella battagliera anche se profondamente delusa. «Come pensa di andare avanti da qui?»

 

«Posso telefonare ai miei fratelli quando mi serve qualcosa. Loro mi vogliono dare una mano e riescono a farmi avere alcuni dei miei vestiti e dei miei libri. Tutto ciò sa di casa. Io mi commuovo un po’ ma poi mi accorgo di stare meglio».

 

«Federica, lei è arrivata da noi sicuramente con delle aspettative. Siamo pronti a scendere in campo con lei non per fare guerra a qualcuno, ma per contrastare la sua solitudine e malinconia. Vorrei rasserenarla un po’ con il nostro progetto di aiuto. Abbiamo un appartamento grande dove ospitiamo quattro o cinque madri sole durante la gravidanza e poi con il loro bambino. Se ci fosse posto, potrebbe essere una soluzione».

 

Federica non è entusiasta della proposta. «Faccio fatica al pensiero di abitare con persone che non conosco – mi risponde scusandosi – e poi spero sempre che la mia famiglia…». Programmiamo, allora, un sussidio mensile per le sue necessità personali e garantiamo la fornitura di ciò che servirà al suo bambino, il tutto accompagnato, come sempre, dal nostro percorso consultoriale e dai nostri colloqui mensili. «Grazie – commenta alzandosi per andarsene – mi piacerebbe, però, sentirla ancora». «Ne sarò felice!». E penso che, in cuor suo, lei speri di potermi dire che le cose in famiglia si sono sistemate.

 

Un mese dopo, mi passano una sua telefonata: «Sono Federica. Ho una gran voglia di comunicarle che sono tornata a casa. Con mio padre stiamo cercando un’intesa e non mi rifiuta più come tempo fa. Sono andata dal medico del vostro consultorio e la gravidanza va bene. Anche al gruppo con le altre mamme mi sono trovata a mio agio. Il mio ragazzo si è fatto sentire un paio di volte. Chissà che anche lui…»

 

Sorrido. Federica vuol bene a questo suo fidanzato e si capisce lontano un miglio che spera che anche con lui si ripristini una bella relazione.

 

Auguri Federica!