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POLITICA E GIUSTIZIA

Fango sulla Lega, ma le altre "grane" non fanno notizia

La vicenda che coinvolge Luca Morisi potrebbe avere conseguenze pesanti sull’esito del voto, con un drastico calo di consensi per il Carroccio. Ma il linciaggio mediatico che sta subendo Morisi appare sproporzionato e fa passare in secondo piano altre "grane" giudiziarie riguardanti altri personaggi politici, legati invece a doppio filo a persone sotto processo o in odore di conflitto di interessi. I casi Renzi e Conte. 

Politica 30_09_2021

Ormai gli italiani hanno fatto il callo alla spettacolarizzazione dell’informazione. Ancor più sono abituati alle strumentalizzazioni mediatiche prima di un appuntamento elettorale. Succedeva sistematicamente quando in auge c’era Silvio Berlusconi, sta succedendo anche ora con Matteo Salvini.

A onor del vero il fango mediatico non ha colore politico, perché anche i giornali del Cavaliere, nell’imminenza delle urne, hanno più volte stritolato e fatto a pezzi i suoi avversari politici, interni ed esterni al centrodestra. Non per questo, però, il fenomeno dev’essere rubricato come fisiologico. Esso svela la mancanza di obiettività e onestà intellettuale di ampi settori del giornalismo italiano, sempre pronti a crocifiggere avversari politici senza attendere un minimo di riscontro delle indagini e quindi in spregio al principio costituzionale della presunzione di innocenza.

È quanto sta succedendo anche con Luca Morisi, ex guru della Lega, accusato di cessione e detenzione di droga. Secondo la sondaggista Alessandro Ghisleri, la vicenda potrebbe avere conseguenze pesanti sull’esito del voto, con un drastico calo di consensi per il Carroccio. Eppure è assai probabile che le condotte di Morisi, per quanto deplorevoli come ha ammesso peraltro lo stesso interessato, non configurino alcun reato. Peraltro Morisi è solo un ex stretto collaboratore di Matteo Salvini, che continua a difenderlo, ma non è né suo fratello né suo cugino né suo parente. È un social media manager al quale il Capitano aveva affidato la sua gestione dei profili social, sulla base di un rapporto professionale.

Il linciaggio mediatico che sta subendo Morisi appare sproporzionato e, soprattutto, fa passare in secondo piano ben altre "grane" riguardanti altri personaggi politici, legati invece a doppio filo a persone sotto processo o in odore di conflitto di interessi.

Il padre di Matteo Renzi è stato infatti rinviato a giudizio per l’affare Consip. Magari tutto finirà con un’assoluzione, ma intanto ci sarà un processo per traffico di influenze illecite e a doversi difendere in aula sarà Tiziano Renzi, il cui figlio è stato presidente del consiglio ed è tuttora segretario di un partito da lui fondato, Italia Viva.

Le nubi si addensano anche su un altro ex premier, Giuseppe Conte. Un fascicolo al momento senza indagati e ipotesi di reato è stato aperto dalla Procura di Roma in relazione alle attività di consulenza svolte negli ultimi anni con la pubblica amministrazione dall’avvocato Luca Di Donna, collega di studio dell’”avvocato del popolo” e da quest’ultimo voluto al proprio fianco anche nella sua attività politica, tanto da affidargli la stesura del nuovo statuto del Movimento 5 Stelle.

Ci sarebbero operazioni sospette segnalate da Bankitalia. Pare che il conto di Di Donna, allievo di Guido Alpa proprio come Giuseppe Conte, sia alimentato da due società, una bulgara, l’altra lussemburghese. Nelle ultime ore sono stati peraltro alcuni parlamentari grillini a chiedere all’ex presidente del consiglio di chiarire.

Se poi riavvolgiamo il nastro della cronaca degli ultimi mesi, balza all’occhio l’indulgenza mostrata dai media nei confronti di Beppe Grillo, il cui figlio è indagato per stupro. L’ex comico in un video aveva addirittura incolpato le ragazze vittime delle violenze sessuali e assolto il figlio. L’avesse fatto Salvini, i media avrebbero scatenato un pandemonio, invece l’uscita infelice di Grillo è stata subito catalogata come comprensibile sfogo di un padre particolarmente premuroso.

C’è da scommettere che da lunedì del caso Morisi non si parlerà più. I riflettori si accenderanno sui risultati elettorali e questa vicenda, che certamente danneggerà elettoralmente la Lega, scomparirà da tutte le cronache. È già successo in passato e purtroppo è assai probabile che la tecnica del fango mediatico continuerà a condizionare anche in futuro gli appuntamenti con le urne.

Sarebbe ora che gli editori e i giornalisti firmassero un patto tra gentiluomini, impegnandosi a riferire solo nel rispetto del contraddittorio e soltanto sulla base di notizie certe e non ipotetiche, il contenuto di vicende controverse come quella di Morisi, che alterano la competizione elettorale e avvelenano il clima politico, proprio in una fase in cui viene chiesto a tutti i partiti di collaborare per la ripartenza del Paese. Se un partito viene preso di mira dalla grande stampa che si accanisce su vicende dai contorni ancora dubbi, perché mai dovrebbe porgere l’altra guancia e accettare di buon grado di rinunciare alle sue battaglie programmatiche anche in materia di giustizia e di informazione?