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MANIFESTAZIONE

Family Act, la sfida della nuova Solidarnosc

Piazza Farnese è piena, nonostante il cielo minacci pioggia e nonostante tutto sia stato organizzato in tempi stretti e con scarsi fondi. Nasce il Family Act, un contenitore “di servizio” voluto dall’Ncd per promuovere e difendere la famiglia naturale. Una manifestazione aperta, rivolta soprattutto all’associazionismo, ma anche ad altri esponenti politici pronti a questa battaglia.

Famiglia 17_11_2014
Il Family Act a Roma

Piazza Farnese è piena, nonostante il cielo minacci pioggia e nonostante tutto sia stato organizzato in tempi stretti e con scarsi fondi. Nel giro di qualche settimana, così, è nato il Family Act, un contenitore “di servizio” voluto dall’Ncd per promuovere e difendere la famiglia naturale. Si è trattato di una manifestazione aperta, rivolta soprattutto all’associazionismo, ma anche ad altri esponenti politici che desideravano immischiarsi in questa battaglia. Eugenia Roccella, cui va riconosciuto un grande impegno per l’organizzazione dell’evento, ha voluto sottolineare che «la politica ha bisogno di un popolo che l’accompagni, ma anche che le indichi la strada». Le circa 20 associazioni che si sono alternate sul palco hanno risposto all’appello, vedremo se la politica saprà raccogliere le indicazioni chiare che sono puntualmente arrivate.

Secondo Simone Pillon del Forum della Associazioni Familiari è necessario che «la politica si riappropri di parole come vero, falso, giusto e sbagliato. Sono state dimenticate, ma la realtà non cambia». Per questo Agostino Carloni di Alleanza Cattolica ha detto che «siamo qui per lanciare un appello al Governo e alle istituzioni che sembrano aver dimenticato le battaglie per la famiglia». I problemi sul piatto sono noti: «tutti i bambini hanno il diritto di avere una mamma e un papà», ha ricordato Stefano Ceci (Mcl), riecheggiando lo slogan della Manif pour tous, e «la famiglia naturale è l’unità aggregativa basilare della società». Anche perché, ha ricordato De Santis delle Famiglie Numerose, «senza famiglia il welfare non reggerà».

Francesca Romana Poleggi di “ProVita Onlus” ha ricordato che l’impegno delle associazioni è innanzitutto quello di «dare voce a chi non a voce: i bambini sono i primi che dobbiamo tutelare e proprio per loro non dobbiamo accettare nessuna forma di unione civile riconosciuta. Perché lo Stato si deve impegnare a proteggere la famiglia, tutto il resto può trovare tutele negli strumenti normativi già esistent». Il neurochirurgo Massimo Gandolfini, presidente dell’associazione “Vita è”, ha ricordato che l’adesione al Family Act è dovuta al fatto che «ci troviamo di fronte a una vera e propria emergenza antropologica. Non si devono aprire falle nei confronti della famiglia e non possiamo accettare che i bambini vengano educati nelle nostre scuole all’idea che non appartengono a un sesso, ma a un genere scelto». Il problema dell’educazione e dell’ideologia gender è stato sollevato da molti rappresentati delle associazioni. A questo proposito il direttore della rivista “Tempi”, Luigi Amicone, ha ricordato il caso della Germania in cui una coppia di genitori è stata condannata a 40 giorni di galera per non aver mandato la figlia a un corso di educazione sessuale previsto per le elementari. «Oggi», ha detto Amicone, «il problema non è la difesa di qualcosa, ma l’attacco contro un sistema che mostra un volto totalitario. Piano, piano crescerà la Solidarnosc in Italia e in tutto l’Occidente, perché la devastazione a cui sta assistendo il nostro mondo, anche quella economica, è dovuta innanzitutto a questo attacco che vuole disgregare l’alleanza tra uomo e donna, e isolarci come individui».

Per tentare di costruire questa Solidarnosc evocata da Amicone hanno dato il loro contributo anche i “Nonni 2.0”, rappresentati da Giuseppe Zola; il Comitato “Sì alla Famiglia” di Roma con Stefano Nitoglia; il Forum delle Associazioni Familiari del Lazio con Emma Ciccarelli; i Giuristi per la Vita con Spinelli, l’Unione Giuristi Cattolici Italiani nella persona di Alberto Gambino; l’Alleanza Evangelica Italiana con il pastore Stefano Bogliolo; il Movimento Cristiano Riformisti con Antonio Mazzocchi e il Movimento “Per” con Olimpia Tarzia; “Nuovi Orizzont”i con Paola Rizzo, Aibi con Marzia Masiello. Dal punto di vista culturale ci troviamo di fronte a uno scontro in atto tra due visioni antropologiche, una naturale che costruisce una società fondata appunto sulla “natura”, e l’altra individualistica che vuole centrare tutto intorno al singolo e ai suoi desideri. «Cos’è più ideologico», si chiede Gandolfini (“Vita è”),: «dire che i bambini hanno bisogno di una mamma e un papà, oppure inventare delle strutture per cui è assolutamente ininfluente che il bambino possa chiamare mamma un uomo, o papà una donna?» «É bene che la politica si interessi della famiglia», ha ricordato Masini della comunità Giovanni XXIII, «ma prima di tutto se ne deve interessare ognuno di noi. Perché da parte di tutti oggi è necessaria la testimonianza autentica del valore della famiglia». 

Dalle associazioni arriva un richiamo al vero, al giusto, al bello, senza il quale continueranno a prevalere falsità e ingiustizia, compromessi e giochi al ribasso. Sembra effettivamente che la situazione sia seria e che ognuno se ne debba fare carico. Qualcuno ha parlato della necessità di una nuova Solidarnosc occidentale. «É iniziata così tanti anni fa all’Est», ha concluso Luigi Amicone. «Una resistenza di pochi, senza complessi di inferiorità. Ma le persone hanno vinto».