Famiglia vittima dello Stato, la Cedu se ne lava le mani
La Corte Europea dei diritti dell'uomo non riconosce il diritto della famiglia Bodnariu a ottenere risarcimenti dallo Stato norvegese. Senza motivi, i servizi sociali avevano separato i loro cinque figli, perché l'educazione cristiana è "intrinsecamente violenta"
Dopo più di due anni di discussione la sentenza della CEDU sul caso della famiglia Bodnariu della scorsa settimana, la Corte si lava le mani degli abusi indicibili subiti da genitori e figli a causa dei Servizi Sociali Norvegesi accusando la famiglia di negligenza. I Bodnariu, secondo la Corte di Strasburgo, avrebbero dovuto tornare in Norvegia e intentare la causa per risarcimento dei danni là, anche a rischio di finire in prigione e vedersi privare dei figli per una seconda volta. Un inaccettabile atteggiamento pilatesco che consentirà alla Norvegia di proseguire con la politica di violazione dei diritti dei genitori e dei figli e con la ‘tutela forzata’ dei figli di genitori cristiani perché considerati… "troppo religiosi e dunque pericolosi".
Secondo l’Ufficio Centrale di Statistiche Norvegese sono stati 54.592 i bambini che hanno ricevuto misure di assistenza da parte dei servizi sociali per l'infanzia solo nel 2019, quasi il 3% di tutti i bambini che vivono in Norvegia. Tra questi 54mila casi, sono quasi 20% quelli che hanno coinvolto bambini nati in Norvegia da genitori immigrati. Non sono solo numeri, dietro ad ogni numero ci sono bambini e famiglie reali, drammi, sofferenze e, in moltissimi casi soprusi statali. (Due anni orsono La Bussola aveva già raccontato la vicenda di Alitcia Forsberg-Qaushi, la ‘separazione forzata’ dai figli, dopo le accuse, false, al marito). La più emblematica di queste vicende drammatiche è certamente quella della vissuta dalla famiglia Bodnariu che è raccontata dagli stessi protagonisti nel loro sito web, costruito proprio per dare risalto e metter in guardia dai pericoli di abusi che i genitori e figli possono subire in Norvegia. Nell'autunno del 2015, i cinque bambini di Ruth e Marius Bodnariu erano entrati a far parte di queste statistiche quando furono separati dai loro genitori, dai loro amici e dalla scuola e l'uno dall'altro in 3 diverse famiglie, a distanza di ore tra una famiglia e l’altra. In realtà, sotto molti aspetti, i Bodnariu sono diventati il simbolo stesso delle sconcertanti statistiche sul ‘benessere dei bambini’ in Norvegia, Paese nel quale lo Stato si impone come unico custode ed educatore dei figli.
Lo scorso 17 Dicembre, cinque anni dopo gli orribili eventi del 2015, con la separazione dai figli, l’abbandono di carriere professionali, casa, amicizie… la Corte europea dei diritti dell'uomo ha respinto la loro sfida legale sulla base del fatto che la famiglia non si era avvalsa di ‘possibili rimedi domestici’ per i danni subiti da parte dello Stato Norvegese, dopo che la famiglia era stata riunita ed era fuggita in Romania. La decisione è stata un duro colpo per la famiglia che ha sostenuto, dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo, che tutti gli eventuali risarcimenti in Norvegia sarebbero stati, nella migliore delle ipotesi, illusori. I genitori non avrebbero rischiato ulteriori punizioni e una nuova separazione della famiglia tornando nel Paese che li aveva così maltrattati, soprattutto dopo tutta la polemica internazionale che il caso aveva sollevato. Chiedere loro di tornare nella tana del lupo sarebbe stato crudele e qualcosa che né Ruth né Marius Bodnariu avrebbero mai chiesto ai loro figli.
I due genitori, Ruth e Marius sono persone impressionanti. Marius, di origine rumena, ha una laurea in Ingegneria Informatica Applicata con un Master in Reti informatiche. Ruth è un'infermiera pediatrica specializzata in psicologia per bambini e giovani. Sono genitori educati, amorevoli e responsabili che, nel 2015, avevano due figlie e tre figli. Fin dall'inizio del loro matrimonio, Marius e Ruth hanno deciso che la loro "carriera" era quella di essere genitori e di crescere una famiglia; di avere figli e di investire su di loro. Nel 2005, quando Ruth era incinta del primo figlio, la coppia lasciò la Romania per iniziare una nuova vita sulla costa della Norvegia. Poco dopo la nascita del loro primo figlio, nel 2006, Marius ha iniziato a lavorare nel municipio di Forde, poi è stato messo a capo del dipartimento informatico in tutte le dieci scuole del villaggio ed in è diventato responsabile dell'intero distretto scolastico (10 comunità e 50 scuole). Nel 2007, Ruth ha iniziato a lavorare nel reparto pediatrico dell'ospedale centrale di Forde. Marius e Ruth hanno cresciuto i loro figli in un ambiente amorevole, attivo e coinvolgente. I Bodnariu erano una famiglia incredibilmente unita. Tutte le persone intervistate dai funzionari dell'assistenza all'infanzia e dalla polizia, compresi i colleghi e i vicini non hanno sempre espresso elogi per la famiglia. Delle 122 visite mediche che i bambini hanno ricevuto dalla nascita fino alla ‘presa in custodia’, si è sempre constatato che i bambini fossero profondamente amati e curati. Né i test successivi alla ‘presa in custodia’ dei bambini hanno fornito prove di abusi.
Il 30 settembre 2015, è iniziato il loro dramma quando la direttrice della scuola dove frequentavano alcuni dei bambini di Bodnariu ha inviato una lettera al Dipartimento della Cultura che conteneva gli appunti scritti di due conversazioni avute a scuola con le figlie di Ruth e Marius. Negli appunti si diceva che le ragazze affermavano di aver ricevuto occasionalmente delle sculacciate a casa. Questa lettera è stata inoltrata dal Dipartimento della Cultura al Barnevernet (Servizi di assistenza all'infanzia) l'8 ottobre. Dopo aver ricevuto la lettera, il Barnevernet ha contattato la direttrice della scuola che ha evidenziato il forte credo cristiano della famiglia e ha suggerito che ciò avrebbe potuto ritardare lo sviluppo sociale dei bambini. Ciononostante, la direttrice credeva che Ruth e Marius fossero genitori buoni e amorevoli, tanto che quando servizi sociali tentarono di portare via le due figlie dei Bodnariu dal cortile della scuola, la direttrice rifiutò. Ciononostante, i bambini furono presi quel giorno senza previa notifica alla famiglia e interrogati senza la presenza di un membro della famiglia, di un rappresentante legale o di qualcuno di cui almeno fiduciario. I bambini, volendo solo tornare a casa, risposero come volevano i funzionari e persino davanti alla polizia le bimbe hanno chiesto agli agenti quali risposte desiderassero per lasciarle tornare a casa.
A seguito degli interrogatori, i bambini, compreso il più piccolo che veniva ancora allattato al seno, sono stati portati via. L'investigatore capo esprimeva persino che “un'educazione cristiana è intrinsecamente violenta”. Tutto i caso legale dei Bodnarius è pieno di prove di ‘animus e di preconcetti negativi’ nei confronti della famiglia. Ai bimbi per tutto il ‘sequestro di Stato’ è stato vietato di andare in chiesa, di pregare e parlare la lingua romena. Dopo sette mesi di separazione, la famiglia si è finalmente riunita a seguito di una causa giudiziaria in Norvegia. Per la propria sicurezza, e temendo ulteriori azioni da parte dei funzionari norvegesi a causa della crescente popolarità della famiglia in Norvegia e a livello internazionale, la famiglia fuggì dalla propria casa in Norvegia per ritrasferirsi in Romania.
La famiglia negli scorsi 4 anni si era affidata al Christian Legal center di Londra per portare il caso alla Corte dei Diritti Umani di Strasburgo, le loro ragioni sono state sostenute anche dai Governi di Slovacchia, Romania e Repubblica Ceca . I Bodnariu, in tutta la loro umiltà, sono consapevoli di aver portato avanti questo caso con l'obiettivo di aiutare altre famiglie in Norvegia a superare situazioni simili ed evitare che si ripetano questi abusi di autorità, infondati, violenti e drammatici per genitori e bambini. La chiamano ‘presa in custodia’ da parte dei servizi sociali, in realtà è un palese abuso di potere dello Stato che, come ci dimostra la drammatica ed esemplare vicenda della famiglia Bodnariu, si impossessa dei figli di genitori cristiani perché…’intrensicamente violenti’, ovvero non conformi alla mentalità ed ideologia del secolo. La Corte Europea di Strasburgo ha sprecato una grande occasione per testimoniare quanto i suoi giudizi siano conformi alla Convenzione dei Diritti dell’Uomo che, ovviamente, stabilisce i diritti dei genitori, della famiglia e dei figli. La pavidità della Corte consentirà altri soprusi e la crescita di speculazioni e business, già descritti da La Bussola, sulla pelle di bambini e famiglie.