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CONVEGNO ECCLESIALE DI ROMA

Famiglia, il Papa mette in gioco lo spirito del Sinodo

Papa Francesco è intervenuto ieri sera nella Basilica di San Giovanni in Laterano, per aprire il Convegno ecclesiale della diocesi di Roma, che quest’anno ha per tema: «“La letizia dell’amore”. E ha indicato nello spirito del Sinodo la vera ermeneutica per comprendere l'esortazione apostolica. 

Ecclesia 17_06_2016
Papa Francesco

Papa Francesco è intervenuto ieri sera nella Basilica di San Giovanni in Laterano, per aprire il Convegno ecclesiale della diocesi di Roma, che quest’anno ha per tema: «“La letizia dell’amore”: il cammino delle famiglie a Roma alla luce dell’Esortazione Apostolica Amoris laetitia di Papa Francesco». Comprensibile una certa attesa, anche mediatica, per il discorso del Santo Padre, visto che l'argomento era quello della recente esortazione post-sinodale e del doppio sinodo sulla famiglia che tante discussioni ha sollevato dentro e fuori la Chiesa. Evidenziamo in alcuni passaggi gli elementi importanti del discorso.

LO SPIRITO DEL SINODO

Intervenuto dopo un breve discorso introduttivo del cardinale Vallini, Francesco ha innanzitutto specificato di concentrarsi su «alcune idee/tensioni-chiave emerse durante il cammino sinodale, che ci possono aiutare a comprendere meglio lo spirito che si riflette nell’Esortazione». Il Papa ha poi considerato tre immagini bibliche per prendere «contatto con il passaggio dello Spirito nel discernimento dei Padri Sinodali». L'intervento quindi, non entra direttamente nel merito delle questioni sollevate da Amoris laetitia, ma indica quella “conversione pastorale” che è la cifra più profonda di tutto il testo e, più in generale, dell'azione del pontefice. In un certo senso, parrebbe indicare una sorta di “spirito del Sinodo” come vera chiave ermeneutica, una chiave che supera la lettera del documento.

NON IDEOLOGIZZARE LA FEDE E GUARDARE LE SITUAZIONI

Occorre «dare volto ai temi», ha detto il Papa. In un «clima di rispetto capace di aiutarci ad ascoltare quello che Dio ci sta dicendo all’interno delle nostre situazioni. Non un rispetto diplomatico o politicamente corretto, no!, ma un rispetto carico di preoccupazioni e domande oneste che mirano alla cura delle vite che siamo chiamati a pascere». Questo atteggiamento, ha sottolineato il Papa, libera «dall’affrettarci per ottenere conclusioni ben formulate ma molte volte carenti di vita; ci libera dal parlare in astratto, per poterci avvicinare e impegnarci con persone concrete. (…) Ci protegge dall’ideologizzare la fede mediante sistemi ben architettati ma che ignorano la grazia». 

VIVERE L'IDEALE EVANGELICO ALL'INTERNO DELLA STORIA

Papa Francesco ha richiamato la tentazione della “logica separatista”, «per cui crediamo di guadagnare in identità e in sicurezza ogni volta che ci differenziamo o ci isoliamo dagli altri, specialmente da quelli che stanno vivendo in una situazione diversa». «Il realismo evangelico – ha spiegato - si impegna con l’altro, con gli altri e non fa degli ideali e del “dover essere” un ostacolo per incontrarsi con gli altri nelle situazioni in cui si trovano. Non si tratta di non proporre l’ideale evangelico, al contrario, ci invita a viverlo all’interno della storia, con tutto ciò che comporta. Questo non significa non essere chiari nella dottrina, ma evitare di cadere in giudizi e atteggiamenti che non assumono la complessità della vita».

A questo punto il Papa ha poi citato integralmente un paragrafo di Amoris laetitia, il 308, quello in cui si legge che Egli comprende «coloro che preferiscono una pastorale più rigida che non dia luogo ad alcuna confusione. Ma credo sinceramente che Gesù vuole una Chiesa attenta al bene che lo Spirito sparge in mezzo alla fragilità: una Madre che, nel momento stesso in cui esprime chiaramente il suo insegnamento obiettivo, “non rinuncia al bene possibile...».

MANCANO NONNI CHE INSEGNANO A SOGNARE

Papa Francesco si è poi soffermato sulla terza immagine biblica (Gl 3, 1) per sottolineare la mancanza di testimoni per i giovani. «Questa mancanza di modelli, di testimonianze, questa mancanza di nonni, di padri capaci di narrare sogni non permette alle giovani generazioni di “avere visioni”. Restano fermi. Non permette loro di fare progetti, dal momento che il futuro genera insicurezza, sfiducia, paura. Solo la testimonianza dei nostri genitori, vedere che è stato possibile lottare per qualcosa che valeva la pena, li aiuterà ad alzare lo sguardo. Come pretendiamo che i giovani vivano la sfida della famiglia, del matrimonio come un dono, se continuamente sentono dire da noi che è un peso?».

RINUNCIAMO AI RECINTI

Le tre immagini, ha concluso il Papa, ci ricordano che la fede ci inserisce più profondamente nel mondo, e non ci toglie da esso. «Non come quei perfetti e immacolati che credono di sapere tutto, ma come persone che hanno conosciuto l’amore che Dio ha per noi (cfr 1 Gv 4,16)». 

«Con tale fiducia rinunciamo ai “recinti” «che ci permettono di mantenerci a distanza dal nodo del dramma umano, affinché accettiamo veramente di entrare in contatto con l’esistenza concreta degli altri e conosciamo la forza della tenerezza» (AL, 308). 
Questo ci impone di sviluppare una pastorale familiare capace di accogliere, accompagnare, discernere e integrare». 

Dopo questo discorso del Papa le tre parole chiave di Amoris laetitia si confermano essere quelle del discernimento, dell'accoglienza e dell'integrazione. Declinate in una pastorale, si passi il termine, del “caso per caso”, cioè che cerca di tener conto della storia personale e del “bene possibile” nell'orizzonte del primato della misericordia. Tutti temi che non cesseranno di sollevare dibattito.