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QUALE EUROPA

Ex Jugoslavia, la pace non è solo assenza di guerra

Senza i Balcani l'Europa resterà sempre divisa e senza l'Europa nei Balcani non vi sarà mai vera pace. Tutto ricomincia, adesso, da Spalato...

Attualità 11_04_2011
Spalato, Palazzo di Diocleziano

L’Europa non sarà veramente unita senza i Balcani. E anche i Balcani non potranno avere una pace duratura finché non saranno completamente integrati in Europa: si tratta di un passaggio indispensabile per favorire il dialogo e, per quanto ci riguarda, il dialogo sociale. Non un dialogo fine a se stesso, ma un dialogo finalizzato a capire la verità dell’altro e a individuare strade comuni che permettano di crescere nella direzione della giustizia e della pace, in nome del bene delle persone e dei popoli.

La pace non è solo assenza di guerre. Una vera pace implica la costruzione di un percorso comune, implica la capacità di dialogare e di tessere una rete di amicizia e di solidarietà, di cooperazione e di disponibilità, che vada oltre le reciproche differenze valorizzandole e facendone, anzi, un punto di forza e di arricchimento.

Da molti anni abbiamo scelto di intraprendere un percorso di particolare attenzione verso i Paesi confinanti: l’area mediterranea e, in primis,  i Balcani. Un percorso di maggiore attenzione, di ricerca, di collaborazione, di cooperazione con i popoli e le loro organizzazioni di lavoratori. Riteniamo che sono aree cui anche l’Europa deve dare maggiore attenzione, maggiori opportunità di sviluppo, maggiore spinta al dialogo.

Lungo questo percorso l’8 e 9 aprile il Movimento Cristiano Lavoratori ha promosso a Spalato [nella foto, il Palazzo di Diocleziano], in Croazia, un Seminario Internazionale di Studi Europei in collaborazione con E.Z.A e NAPREDAK. Due giorni di dibattito sul tema: “L’Unione Europea e l’allargamento nei Balcani. Il dialogo sociale è perno dell’integrazione e della coesione”, cui hanno partecipato i principali esponenti del mondo dell’associazionismo, della politica, delle organizzazioni di lavoratori provenienti dall’area balcanica e non solo.

Dobbiamo  adoperarci con ogni sforzo affinché le popolazioni balcaniche - che hanno subito lunghe sofferenze per molti secoli e ancora oggi affrontano le pesanti conseguenze materiali e spirituali delle tragedie subite - comprendano che possono ‘rimodellare’ il loro destino. E’ essenziale continuare ad incoraggiare questi popoli a scegliere il cammino della riconciliazione. Ed incoraggiarli anche con iniziative concrete di cooperazione, proiettandoli verso una ‘prospettiva europea’, in una famiglia con radici comuni, con l’obiettivo di riunire le famiglie delle nazioni europee nell’Unione Europea.

E, quindi, da una parte accelerare l’ingresso nell’Unione Europea della Croazia, ormai certo perché i negoziati con la Croazia sono entrati nella fase finale come ci ha confermato nel suo intervento al seminario Raffaele Baldassarre, parlamentare europeo. Dall’altra favorire sempre più un avvicinamento e l’integrazione in Unione Europea di Serbia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia e Montenegro. Diversi sono ancora gli ostacoli da superare: ostacoli che vengono soprattutto dalla Repubblica Srpska, dalle problematiche del Kosovo, dai vari “nazionalismi” esasperati, dalle tante ferite ancora aperte dalla guerra. Tuttavia queste difficoltà si possono superare mettendo in campo progetti, iniziative concrete che creino solidi legami di umanità. Lavorare con tutti e per tutti, ognuno deve fare la sua parte: soprattutto le organizzazioni dei lavoratori, la società civile. Sono, infatti, totalmente concorde con Baldassarre che è nell’interesse strategico dell’UE e dei Paesi coinvolti portare avanti il processo di allargamento attraverso l’impegno politico di tutte le parti interessate. Tema sottolineato nel suo intervento anche dal Presidente del Parlamento austriaco, Fritz Neugebauer.

Questi Paesi devono impegnarsi a fondo per raggiungere gli obiettivi che sono stati richiesti, quei livelli standard assolutamente necessari per entrare in UE, primo fra tutti la stabilità politica perché se questa viene a mancare non c’è la forza e la capacità di fare le riforme, ma devono anche dare un taglio netto al passato. E come ha giustamente sottolineato Vittorio Emanuele Parsi, dell’Università Cattolica di Milano nel suo intervento a Spalato, tutti auspichiamo nei nostri cuori che questi Paesi entrino nell’UE, sia per motivi di stabilità economica che per motivi ideali. Ma se l’allargamento non è fatto in maniera credibile diventa inefficace.

* Presidente Movimento Cristiano Lavoratori