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CULTURA DELLA MORTE

Eutanasia, un nuovo baratro per l’Argentina?

Dopo l’aborto nel 2020, l’Argentina approverà anche l’eutanasia attiva? Già quella “passiva” è permessa, ma ora tre progetti di legge intendono estendere le procedure di morte. Il presidente del Centro di Bioetica chiede di favorire le cure palliative e denuncia l’individualismo che abbandona i pazienti al loro destino.

Vita e bioetica 04_01_2022 Español

L’arrivo, in Argentina, della proposta di legalizzare l’eutanasia era solo questione di tempo. Non era qualcosa di inevitabile, anzi era prevedibile.

Noi argentini non siamo mai sazi di cattive notizie, nemmeno il fine settimana. Nel pomeriggio di venerdì 26 novembre, diversi portali come Notivida (Anno XX, N° 1271, 26 novembre 2021), diretto da Monica Del Rio, hanno riportato la notizia dell’introduzione di un progetto di legge che mira a legalizzare l’eutanasia attiva in Argentina. La sera stessa, su Telam si leggeva quanto segue: «I deputati nazionali Alfredo Cornejo e Jimena Latorre (UCR) hanno presentato, a Mendoza, un progetto di legge, portato in Congresso, per regolarizzare l’eutanasia di fronte alla necessità di “rispettare il diritto di tutte le persone a chiedere l’assistenza e ricevere gli aiuti necessari a morire, in presenza di malattie gravi e incurabili o di una sofferenza grave cronica e invalidante”».

Il 29 novembre, a sua volta, il senatore nazionale Julio Cobos (UCR) ha presentato, insieme con Pamela Verasay, il proprio progetto. Stando alle dichiarazioni della stessa agenzia di stampa, nel progetto l’interruzione volontaria della vita del paziente può realizzarsi in due modalità, pratica eutanasica e morte assistita, e “deve essere effettuata con la massima cura e professionalità da parte del personale sanitario, con l’applicazione dei protocolli che, in tal senso, determina la regolamentazione, i quali conterranno i criteri in merito alla forma e al tempo di realizzazione della prestazione”.

In Argentina “l’eutanasia passiva” è permessa in certi casi ed è regolata dalla Legge 26.529. Nei progetti di legge menzionati si intende fare dei passi avanti verso “l’eutanasia attiva”. Riguardo a entrambi i progetti di legge si è espresso in maniera critica il dottor Nicolas Lafferriere, presidente del Centro di Bioetica, Persona e Famiglia. Nel primo caso, tra le altre cose, Lafferriere denuncia: “Il progetto [del deputato Cornejo] è imbevuto di un individualismo radicale, nel suo promuovere una forma di suicidio e nel disinteressarsi dell’accompagnamento di cui ha bisogno ogni persona che attraversa una situazione terminale. Il progetto non menziona direttamente le cure palliative e si limita a offrire la morte dietro richiesta disperata di un paziente abbandonato al suo destino”. E conclude: “Come abbiamo detto in più occasioni, l’eutanasia non è la soluzione ai gravissimi problemi affrontati da una persona in situazioni di malattie gravi e incurabili o di sofferenze estreme. Come società siamo chiamati a raddoppiare gli sforzi di accompagnamento delle persone sofferenti e vulnerabili, includendo un’offerta completa di cure palliative che arrivino a tutte le persone che ne hanno bisogno. In tal senso, in Congresso è in attesa di approvazione un progetto di legge di cure palliative che costituirebbe una risposta reale e integrale alla necessità del fine vita”.

Per quanto riguarda il progetto del senatore Cobos, Lafferriere afferma, tra le altre cose, che «si percepisce una formulazione che appare analoga alla legge sull’aborto approvata in Argentina e ci si inventa un’espressione come “interruzione volontaria della vita”. Questo eufemismo cerca di dissimulare la cruda realtà proposta nella legge: si tratta di regolare la forma con cui lo Stato aiuterà una persona sofferente a togliersi la vita, somministrandole una sostanza o dando questa sostanza alla persona perché si suicidi. È una legge che regola il modo in cui uccidere le persone vulnerabili che ne facciano richiesta». E, da ultimo, aggiunge: «Il cammino di accompagnamento delle persone vulnerabili alla fine della vita sono le cure palliative e il potenziamento di tutti i legami familiari e sociali che aiutino la persona a dare senso alla vita, poiché quest’ultima è sempre un bene».

Intanto, è uscita una nuova informazione: la presentazione, da parte della deputata Gabriela Estevez, del Frente de Todos (Cordoba), del suo personale progetto di legge, datato 6 dicembre. Secondo quanto riportato da ElDiarioAR si tratta di «“un mix” dei due già in esame al Congresso. Come nel progetto di Cobos, introduce una rete di operatori sanitari che intervengano nel processo ed esclude i minorenni. Come nel progetto dei deputati radicali Alfredo Cornejo, Jimena Latorre e Alejandro Cacace non rende obbligatoria la richiesta di eutanasia, da parte del paziente, tramite consenso informato scritto davanti a un notaio pubblico o un tribunale di primo grado, però richiede la presenza di due testimoni che rendano conto del fatto che il paziente ha agito di propria volontà. In ogni caso, i tre progetti hanno lo stesso obiettivo: che una persona che soffre di una malattia incurabile che lede la sua dignità possa decidere quando morire».

Aborto nel 2020. Eutanasia nel 2022? Si tratta di una domanda legittima se si tiene conto di vari fattori. Certo è che una cosa è presentare un progetto di legge e altra cosa è che questo arrivi a essere discusso al Congresso nazionale, però è già una prova per saggiare come risponde la popolazione, costituisce già un proposito fermo che quanto di cui sopra diventi realtà; quello che è sicuro è che l’ambito del “senso comune” come lo intendeva Gramsci si scopre più disposto ad accogliere proposte sul filone della “cultura della morte”.

In un’altra occasione, abbiamo detto che “il Congresso nazionale, istituzione fondamentale della democrazia argentina, almeno per quanto riguarda la promozione e la difesa della vita umana è lo specchio del fallimento della dirigenza politica in merito alla ricerca del bene comune. (…) Senza perdere di vista la responsabilità dei cittadini nel votare governanti e legislatori che rispondano agli interessi dei partiti politici e non a quelli del popolo; il fatto che la cura e la difesa della vita umana siano sottoposti a deliberazione è un esempio dello smarrimento di un numero determinante e rappresentativo di quanti mirano a occupare la poltrona di Rivadavia (Potere Esecutivo Nazionale) o posti da senatore o deputato (Congresso Nazionale). Nessuno di loro può scaricare la responsabilità su altre istanze di governo o di rappresentanza politica (…) Essi, insieme con i giudici di turno che si pronunciano contro la Costituzione Nazionale, inclusi quelli della stessa Corte Suprema di Giustizia della Nazione, sono i responsabili della legalizzazione, nella Repubblica Argentina, dell’infame crimine dell’aborto e, a breve, dell’infamante eutanasia”.

Detto questo, cade a proposito un testo della Sacra Scrittura. Come esorta San Paolo Apostolo: “Hora est iam de somno surgere” (Romani 13, 11). “È ormai tempo di svegliarvi dal sonno”. Per l’ultima volta, ce ne andremo a letto, noi argentini, con l’idea che siamo “giusti e umani”, una volta di più un “paese cattolico”, e ci sveglieremo davanti alle macerie della nostra amata Patria? Hora est iam de somno surgere!