Eutanasia, la deriva dei vertici della Chiesa
L'apertura alla legge sul suicidio assistito operata da La Civiltà Cattolica e Avvenire apre all'ennesimo scontro tra i cattolici, ma la novità è che a volerlo è il vertice della Chiesa, che invece avrebbe il dovere di risolvere eventuali scontri.
Come riferito sabato 15 gennaio, La Civiltà Cattolica e Avvenire aprono alla legge sul suicidio assistito. Il Centro Studi Livatino parla di “nuovo scontro tra cattolici”. Senz’altro il nuovo scontro ci sarà, ma si tratta solo dell’ultimo di una serie di scontri, e in un contesto in cui chi vuole lo scontro è ai vertici della Chiesa. La novità non sta nello scontro – è da molto tempo che ci sono due chiese, dure religioni e due morali – ma che lo scontro è voluto dall’alto, mentre l’alto dovrebbe essere il punto di riferimento per risolvere gli scontri.
L’ultimo strappo non poteva che nascere da La Civiltà Cattolica, subito appoggiata da Avvenire: quindi dall’alto, sia perché la rivista dei Gesuiti è oggi contigua a Santa Marta più che alla Segreteria di Stato come si diceva una volta, sia perché Avvenire è pur sempre il giornale dei vescovi italiani. Non si tratta di una apertura di dialogo “a tutto campo”, come dice il nuovo imperativo di oggi, si tratta di una operazione per spostare più in là – sempre più in là – il secolarismo religioso e morale. Il tema è morale – il suicidio assistito – ma lo scopo è religioso e consiste nell’obiettivo di Bonhoeffer e della teologia della morte di Dio: Dio può essere utile alla causa del mondo solo se fuori del mondo. Bonhoeffer e Van Buren erano protestanti, ma la penetrazione della teologia protestante nella Chiesa cattolica è stata massiccia, e qui lo si vede bene.
Ai primi anni Settanta del secolo scorso – quindi ben cinquant’anni fa - le Paoline pubblicavano il Dizionario di Teologia morale curato da L. Rossi e A. Valsecchi. Su quelle pagine Enrico Chiavacci diceva che “la vera natura umana è di non avere natura”, ponendo l‘autocomprensione a fondamento del momento oggettivo della valutazione morale: “la natura umana varia al variare continuo e inevitabile della autocomprensione che l’uomo o il gruppo sociale ha di se stesso”. L’orizzontalismo morale era quindi già consolidato tra i teologi cinquant’anni fa e con esso la fine del permanere della morale. Dato il principio protestante assunto nella teologia cattolica, la secolarizzazione non avrebbe più avuto fine, dato che all’inizio era stato rotto il rapporto tra natura e grazia. Oggi, cinquant’anni dopo, siamo ancora fermi lì, solo che ora gli strappi non vengono fatti da teologi avventuristi ma da La Civiltà Cattolica e da Avvenire, ossia dall’alto.
Del resto, in alto, chi c’è in grado di esprimere un chiaro disdegno? Chi c’è a confermare i fedeli circa la permanenza della morale nell’ambito del suicidio assistito? Chi tirerà le orecchie a Spadaro e a Tarquinio? Ci sarà il solito chiacchiericcio e poi ognuno per sé e Dio per tutti. La prima a non dire nulla sarà la Congregazione per la Dottrina della Fede, che ormai sembra essersi dileguata e aver abbandonato il Palazzo del sant’Uffizio.
Dopo la fase Müller, il recente allontanamento di mons. Morandi e la previsione che il vescovo maltese Scicluna sostituirà il Prefetto Ladaria in via di pensionamento, il programmato indebolimento della Congregazione si perfezionerà. Oltre a non dire, essa probabilmente dirà sbagliato. Sulla richiesta dei vescovi americani circa la comunione ai politici abortisti la Congregazione non ha detto nulla. Il suo divieto di benedire le coppie omosessuali in chiesa ha avuto la disapprovazione (di fatto) di Francesco e quindi è stato ridotto ad un balbettio. La Nota sulle vaccinazioni anti-Covid e l’aborto del 21 dicembre 2020 è stata molto più debole e imprecisa delle precedenti due Instruzioni della medesima Congregazione del 2005 e del 2008 (come ben mette in evidenza Luisella Scrosati nel suo “L’idolatria dei vaccini” (Fede & Cultura 2022) e, nonostante questo, completamente disattesa. Finora la Congregazione ha taciuto o balbettato, in futuro – aihmé – potrà anche parlare, e allora, se con cambia qualcosa di profondo, saranno guai seri.
Dicevamo prima che il Livatino ha parlato di un nuovo scontro tra i cattolici. La cosa rimarchevole è che, man mano che gli scontri tra cattolici continuano, anche si approfondiscono e aumentano di spessore, sempre più coinvolgono i fondamenti e tirano in ballo i principi. Il punto a cui, a seguito dello scontro precedente, non si sarebbe mai pensato di arrivare, lo si raggiunge nello scontro successivo, e così via verso un nuovo punto di rottura, fino a che gli scontri riguardano le radici e, indirettamente, chiamano in causa i dogmi. Non si pensi che lo scontro che si apre dopo questa ultima provocazione gesuitica sia solo giuridico o morale, ormai è uno scontro molto ma molto più pesante.