Europa punta su coppie gay, Ungheria e Polonia staccano tutti
L'Ue conferma le sue politiche rivoluzionarie in tema di adozioni Lgbt e maternità surrogata. Mentre Polonia e Ungheria staccano tutti con proposte di sostegno famigliare uniche e di vasto respiro. L'Italia prenda nota.
Dopo la presentazione della proposta della Commissione di rimuovere gli ostacoli alla libertà di movimento delle famiglie LGBTQ+ negli Stati membri presentata sotto il cappello formale di garantire il riconoscimento dei diritti dei figli, inclusi quelli nati da maternità surrogata, in tutti i paesi europei, illustrata su La Bussola lo scorso 8 dicembre, crescono le opposizioni dei paesi contro la normativa.
La proposta della Commissione europea di garantire che i legami parentali stabiliti in un Paese siano riconosciuti in tutta l'Unione mira a garantire a tutti i genitori - comprese le coppie dello stesso sesso o le famiglie "arcobaleno" - i diritti parentali nelle situazioni transfrontaliere. Lo scontro tra imposizione della Commissione e i valori nazionali è destinato a rimanere ed ad accrescersi per alcuni versi, la Polonia ad esempio, già il 12 dicembre aveva dichiarato il suo dissenso ed anticipato il proprio veto contro la proposta di regolamento della Commistione.
Se su questo tema pare si allarghi il numero di paesi orgogliosi della propria identità cristiana e contrari alla proposta della Commissione, con la Polonia anche Ungheria e Bulgaria si sono mostrate contrarie, per altro verso, proprio Polonia e Ungheria proseguono nelle loro politiche pro famiglia e natalità. La Polonia a fine novembre ha approvato la propria “Strategia demografica 2040”. Il documento approvato dal Consiglio dei Ministri ha l’obiettivo principale di portare il livello di fertilità della Polonia più vicino a garantire il ricambio generazionale, 2,5 figli a coppia. La strategia per consentire ai polacchi di realizzare il loro progetto di avere figli, passa attraverso 3 obiettivi: "rafforzare la famiglia (1), che è il luogo in cui i bambini vengono al mondo, eliminare gli ostacoli per i genitori che vogliono avere figli (2) e migliorare la qualità della gestione e dell'attuazione delle politiche a livello di governo locale e centrale (3)".
La ‘Strategia demografica 2040’ comprende misure dettagliate per sostenere la sicurezza finanziaria per le famiglie, soddisfare le esigenze abitative delle famiglie, diffondere una cultura favorevole alla famiglia, rafforzare la cooperazione con le organizzazioni non governative e altri enti che operano a favore della famiglia, sviluppare forme di assistenza all'infanzia e un mercato del lavoro favorevole alle famiglie. Le nuove misure di sostegno famigliare si aggiungeranno a quelle già in ‘campo’: il "Famiglia 500+" (sostegno mensile di circa 106 euro per bambino), "Family Care Capital", destinato ai genitori di bambini di età compresa tra i 12 e i 35 mesi, "Toddler +", che sostiene lo sviluppo di istituti di assistenza per bambini sotto i 3 anni - asili nido, club per bambini e centri diurni.
Anche l’Ungheria ha recentemente rilanciato le sue politiche di sostegno alla famiglia e alla natalità. Il governo Orban lo scorso 28 dicembre ha prorogato la scadenza per la richiesta di alcune importanti forme di sostegno alla famiglia, sistema che verrà ampliato nel 2023. In base ai recenti decreti governativi, il cosiddetto prestito per l'attesa di un figlio (babaváró hitel) e il sostegno per l'alloggio delle famiglie rurali (falusi csok) in vigore dal 2019, saranno disponibili fino alla fine del 2024 e le madri che avranno un figlio prima dei 30 anni non dovranno pagare l'imposta sul reddito personale dal 1° gennaio 2023.
Il prestito in attesa di un figlio è la forma più popolare di sostegno alle famiglie, può essere richiesto come prestito gratuito fino a 10 milioni di fiorini (25.000 euro) presso le banche. Alla nascita del primo figlio, il prestito diventa senza interessi e i rimborsi sono sospesi per tre anni. Alla nascita del secondo figlio, il 30% del debito viene cancellato e i rimborsi sono sospesi per altri tre anni. Con il terzo figlio, l'intero debito viene cancellato. Mercoledì scorso, Ágnes Hornung, Segretario di Stato per gli Affari Familiari, ha annunciato l'introduzione dell'esenzione dall'imposta sul reddito personale per le madri sotto i 30 anni, finora questo beneficio era disponibile per le madri di quattro o più figli e per i giovani sotto i 25 anni, ma dal 1° gennaio decine di migliaia di giovani madri possono beneficiare di questa opzione.
L'obiettivo del governo è duplice. Oltre a incoraggiare la natalità, si vuole anche garantire che più denaro rimanga nelle disponibilità delle famiglie con figli, in questo senso i dati dell'ultimo anno fiscale chiuso nel 2022, mostrano che le famiglie hanno ricevuto un totale di oltre 310 miliardi di fiorini (768 milioni di euro), con 900.000 genitori che hanno richiesto gli sgravi fiscali per la propria famiglia.
E l’Italia? Certo non si possono pretendere miracoli dal nuovo Governo e dal nuovo Ministro Roccella che sta lavorando con molti altri colleghi necessariamente interessati allo sviluppo di una seria e prospettica politica famiglia. Tuttavia sarebbe interessante tener presente quanto Alessandro Rosina, docente di demografia all’Università Cattolica di Milano, ha evidenziato recentemente in una intervista a LaVerità il 2 gennaio, cioè che nella maggior parte dei casi il non avere figli (o di averne soltanto uno) non sia una vera e propria scelta scelta, il problema che fa la differenza con l’Europa non è il numero medio di figli desiderati (intorno a 2), ma quello effettivamente realizzato.
In Italia è pari a 1,25. Non è una scelta, ma una rinuncia, perché la carenza di politiche solide ed efficaci va a rafforzare l’idea che avere un figlio non è considerato un bene collettivo su cui tutta la società investe, ma soprattutto un costo privato. A partire dal mese di febbraio di quest'anno aumenterà l'assegno unico e universale per i figli a carico. Bene ma è necessario un salto di qualità, un progetto di lungo periodo condiviso, serio e coinvolgente.