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LIBERTÀ RELIGIOSA

Etiopia, scenario pietoso

Un Paese vessato da statalismo oppressivo, faide deprimenti e islamismo incombente.

Cultura 06_01_2012
Cristiani in Etiopia
L’Etiopia è una Repubblica democratica federale composta di 9 stati-regione, istituiti con la Costituzione approvata nel 1994 per dare rappresentanza agli interessi politici delle diverse etnie. Le religioni prevalenti sono il cristianesimo della tradizionale Chiesa ortodossa etiopica, l’islam (ufficialmente rappresentato dal Consiglio supremo degli affari islamici etiopico) e il Protestantesimo, incluse le comunità evangeliche e pentecostali di recente formazione. Accanto ad esse, esistono piccole minoranze di cattolici di rito latino e etiopico, Testimoni di Geova, praticanti delle religioni tradizionali africane, ebrei e mormoni.

I cristiani ortodossi sono dominanti nelle regioni abitate di Ahmara e Tigré, i musulmani in quelle di Somalia, Afar e, parzialmente, Oromia. Pentecostali ed evangelici sono numerosi in alcune aree dell’Oromia, nello stato delle Nazioni e Popoli del sud, nel Gambela e nelle aree urbane.

Il governo centrale è retto dal Fronte democratico rivoluzionario del popolo etiopico, al cui interno svolgono un ruolo egemonico i tigrini del disciolto Fronte popolare per la liberazione del Tigray. I numericamente minoritari tigrini (7% della popolazione) cercano di evitare ogni occasione che possa urtare la suscettibilità delle maggioritarie popolazioni musulmane e degli amarici e mettere in pericolo il delicato equilibrio politico. Per questa ragione, gli atti di intolleranza e di discriminazione e le violenze compiute contro esponenti di minoranze religiose nelle regioni popolate da etnie a maggioranza musulmana o da cristiani amarici, talvolta con l’avallo o la complicità delle autorità locali, raramente vengono contrastati o puniti dalle autorità federali.

La Costituzione stabilisce la separazione fra Stato e religione e le leggi proibiscono la creazione di partiti politici fondati su base confessionale. Per vedersi riconosciuta la personalità giuridica, Chiese e gruppi religiosi devono fare domanda di registrazione presso il ministero della Giustizia e rinnovarla ogni tre anni. La Chiesa copta ortodossa e il Consiglio supremo degli affari islamici etiopico sono esentati dalla registrazione. Gli enti e le organizzazioni ecclesiastiche specializzate nelle attività caritative e nei programmi di sviluppo devono registrarsi separatamente dall’entità religiosa di cui sono espressione e sono sottoposte alla legislazione vigente per tutte le Organizzazioni non governative.

La legge tratta come reati penali l’incitamento allo scontro fra le religioni attraverso i mezzi di comunicazione e i casi di diffamazione che coinvolgono personalità religiose.
Tutta la terra è di proprietà dello Stato o degli enti di governo del territorio e i gruppi religiosi, così come i privati e le imprese, devono fare domanda a tali enti se vogliono ottenere assegnazioni di terreni. Di conseguenza, le Chiese ricevono gratuitamente le superfici su cui costruiscono edifici di culto, scuole, ospedali e cimiteri; ma i terreni e le opere edificate su di essi (comprese scuole e ospedali), possono in ogni momento essere espropriati dallo Stato e utilizzati per altre destinazioni d’uso. Molti gruppi religiosi chiedono la restituzione di proprietà confiscate dal governo centrale fra il 1977 e il 1991, ma solo alcune di esse ad Addis Abeba e nell’Oromia, poste sotto il controllo federale, sono state rese, mentre nessuna di quelle divenute competenza dei governi regionali è stata finora restituita.

Il governo non rilascia visti permanenti a operatori religiosi stranieri a meno che non siano inseriti in progetti di sviluppo gestiti dalla Ong registrata corrispondente alla Chiesa di appartenenza del missionario straniero. Questa politica non è normalmente applicata nel caso dei copti ortodossi e dei musulmani.
Lo Stato permette l’esistenza di scuole private di ispirazione confessionale, ma l’insegnamento religioso nelle scuole di ogni ordine e grado, comprese quelle private e appartenenti ad enti religiosi, è vietato. Attività di catechesi possono essere svolte solo presso locali annessi agli edifici di culto in orari extrascolastici.

Fra l’8 e il 10 gennaio 2009 - riferisce il rapporto sulla libertà religiosa di Aiuto alla Chiesa che soffre - una serie di scontri fra cristiani e musulmani in diversi quartieri della città di Diredaua ha causato un morto e 20 feriti. Le violenze sono iniziate quando alcuni giovani musulmani hanno lanciato pietre contro giovani cristiani che cantavano inni religiosi per strada in occasione delle festività del Natale ortodosso.

Il 25 gennaio 2009, un poliziotto è rimasto ucciso e 8 civili feriti, altri 40 sono stati arrestati, nel corso di scontri fra cristiani copti e musulmani nella città di Gondar. All’origine delle violenze, l’avvio della costruzione di una moschea su di una superficie utilizzata abitualmente dai cristiani per la celebrazione dell’Epifania ortodossa.
Il 24 aprile 2009, la polizia ha disperso una manifestazione di studenti musulmani dell’università di Addis Abeba e arrestato e poi rilasciato 70 di essi che protestavano per affermare il diritto di indossare il foulard islamico e di compiere le preghiere rituali all’interno del campus.

Due persone sono state uccise da colpi di arma da fuoco esplosi dalle forze dell’ordine e una terza è deceduta accidentalmente il 30 giugno 2009, quando le autorità della città di Dessié hanno cercato di interrompere i lavori di costruzione non autorizzati di una chiesa ortodossa su di un terreno rivendicato dalla locale comunità musulmana.
Il 20 dicembre 2009, è stato ritrovato il corpo senza vita per le ferite di machete subite di Markos Lagiso, noto esponente della Full Gospel Church a Senbet-Senkele, in Oromia.

I resti di un neonato di tre mesi sepolto nel cortile di una chiesa evangelica provvisoria a Luga, un villaggio dello stato delle Nazioni e Popoli del sud, è stato disseppellito l’11 maggio 2009 da elementi ortodossi in segno di disprezzo verso la comunità evangelica locale e la madre del bambino, una giovane convertita. Dal 2007, il distretto di Endegagne, di cui Luga è capoluogo, è stato teatro di attacchi degli ortodossi contro gli evangelici, giovani convertiti sono stati rigettati dalle famiglie d’origine, altri sono stati minacciati e nessun terreno è stato assegnato dalle autorità locali per la costruzione di edifici religiosi ufficiali e di cimiteri riconosciuti.

L’11 settembre 2009, una folla di circa 300 musulmani ha devastato due chiese evangeliche e la casa di un pastore e seriamente ferito tre cristiani nella città di Sinbete, nella zona Arsi della regione dell’Oromia. Gli edifici di culto assaliti appartengono alla Comunità evangelica Mulu Wongel e alla Kale Hiwot. A scatenare gli attacchi la presunta profanazione del Corano da parte di uno studente e di un contadino del posto. I due sono stati arrestati, insieme a sei musulmani accusati delle violenze che presso la sola chiesa Kale Hiwot hanno causato oltre 4 mila dollari di danni materiali.

Una folla di copti ortodossi ha attaccato due chiese evangeliche, malmenato un fedele e tentato di aggredire altri affiliati nella città di Olenkomi (Oromia) il 27 gennaio 2010. A fare le spese della violenza sono state la Bretheren Church, danneggiata a colpi di pietre e la Mekane Yesus Church, completamente distrutta da un incendio doloso. Pretesto dell’attacco l’incendio accidentale di un edificio provvisorio di culto copto, della cui distruzione sono stati accusati gli evangelici.

Bashir Musa Ahmed, 40 anni, musulmano convertito al cristianesimo evangelico, è stato arrestato il 23 maggio 2009 nella città di Jijiga. E’ stato inizialmente accusato di aver distribuito copie della Bibbia camuffate da copie del Corano e detenuto senza accuse formali; nel gennaio del 2010, l’uomo è stato accusato dalla polizia di attività terroristiche, di nuovo senza formalizzazione delle accuse da parte della locale procura.

Il 23 ottobre 2009, sono stati rilasciati dal carcere due predicatori evangelici, un uomo e una donna, arrestati il 19 luglio precedente dopo essere stati attaccati da alcuni attivisti copti ortodossi dell’organizzazione Mahibere Kidusan mentre predicavano sulla pubblica via nella città di Debiretabor, nella regione Ahmara. I due erano stati condannati a sei mesi di prigione il 22 luglio da una corte locale in base all’accusa di aver tentato di comprare con denaro la conversione di credenti copti alla loro fede. In un successivo appello la pena era stata commutata in una multa equivalente a 40 dollari a testa, ma a causa di un nuovo procedimento, innescato da accuse formulate dai detenuti dello stesso carcere dove i due erano ristretti, erano stati trattenuti in prigione e rinviati nuovamente a processo. Il tribunale li ha assolti dall’accusa di aver insultato la Chiesa copta ortodossa durante la loro permanenza nel carcere di Debiretabor e ha disposto la loro liberazione.

Il 27 gennaio 2010, due edifici appartenenti rispettivamente alla Brethren Church e alla Mekane Yesus Church sono stati assaltati da gruppi di fedeli ortodossi nella località di Olenkomi, a circa 65 km ad ovest della capitale Addis Abeba, nella regione Oromia. Nell'attacco, un predicatore in visita nella cittadina, era rimasto gravemente ferito. All'origine del doppio attacco c'era stato un incendio di natura accidentale che aveva distrutto una chiesa ortodossa. Malvisto nella zona a predominanza ortodossa è anche il fatto che molti insegnanti della scuola secondaria di Olenkomi sono di fede evangelica.

Il 18 novembre scorso, un cristiano di Moyale, membro della Full Gospel Church - era stato condannato ad una pena di tre anni di prigione per aver dissacrato il Corano ed era stato trasferito in un carcere a Giggiga. Un collega musulmano aveva accusato l'uomo, che di mestiere faceva il sarto ed era stato arrestato ad agosto, di aver scritto "Gesù è il Signore" su un pezzo di stoffa e in un esemplare del Corano, accuse d'altronde mai comprovate dai fatti, come ha sottolineato Compass Direct News (29 novembre 2010).
Asia News ha riferito che i fondamentalisti islamici di una città del sud dell’Etiopia, Besheno, a maggioranza islamica, hanno condotto, all’inizio di febbraio di quest’anno, una serie di attacchi contro i cristiani evangelici della zona per obbligarli a convertirsi o ad andarsene. Besheno è una città in cui secondo l’ultimo censimento (2007) il 93.84% degli abitanti è musulmano, e i cristiani sono il 5.82% della popolazione. Tre leader della comunità cristiana sono stati obbligati a lasciare la città e due cristiani sono stati obbligati a convertirsi all’islam. Tutti fanno parte del piccolo gruppo di cristiani evangelici - una trentina - che abita a Besheno. Un centinaio di musulmani hanno circondato l’auto di alcuni leader cristiani che si stavano recando a un incontro di pacificazione con esponenti musulmani e due cristiani sono rimasti feriti. Il 2 gennaio, un altro cristiano è stato aggredito con un coltello dopo che aveva testimoniato in tribunale sull’attacco subito dai suoi correligionari. Sulle porte delle abitazioni di alcuni cristiani sono stati affissi dei cartelli, in cui li si minacciava di morte, se non si convertivano all’islam o lasciavano la città. Le autorità islamiche che governano la città si rifiutano di proteggere i cristiani, e in particolare rifiutano di costruzione di un centro di preghiera, e di un cimitero.

Il 7 marzo 2011, il sito Zenit.org ha riferito dei duri scontri fra musulmani e cristiani nella città centro-occidentale di Asendabo, nei pressi di Gimma (o Jimma, capoluogo dell'ex provincia di Kaffa), nella più grande e popolosa regione del Paese del Corno d'Africa, Oromia (o Oromya). Sarebbero stati due i cristiani uccisi. Una delle vittime sarebbe un credente della Chiesa ortodossa etiope. Decine di edifici e di luoghi di culto cristiani sono stati distrutti, fra cui anche alcune scuole bibliche e case sono state date alle fiamme. La violenza ha provocato inoltre alcune migliaia di sfollati.
La scintilla che ha fatto scoppiare l’ondata di violenza è stata una notizia - non confermata - di una presunta profanazione del Corano. Un cristiano avrebbe strappato una copia del libro sacro dell'islam. Dopo i primi scontri avvenuti ad Asendabo, la violenza si è propagata ad altri centri della zona, come Chiltie, Gilgel Gibe, Busa e Koticha. Migliaia di musulmani hanno dato l'assalto a decine di obiettivi cristiani. Dei 59 luoghi di culto distrutti ed incendiati dalle folle, ben 38 appartengono alla Ethiopian Kale Hiwot Church (EKHC, l'equivalente etiope della Chiesa battista), 12 alla Mekane Yesus e 6 alla Chiesa Avventista del Settimo Giorno.
Secondo alcune testimonianze, le forze dell'ordine non sarebbero intervenute, nonostante le richieste di protezione da parte della comunità cristiana.
Per questi fatti, sono state condannate a pene detentive fra i sei mesi e i 25 anni, 558 persone.