Eterologa, è aria di far west
Dietro allo stop del decreto Lorenzin e il rinvio alle Camere, c'è il no di Renzi che vuole evitare imboscate in Parlamento da parte dei deputati del suo partito su un provvedimento del governo. Un cinismo politico che ha ottime possibilità di tradursi in un "liberi tutti" per Regioni e centri privati.
Dopo lo stop a sorpresa al decreto sull’eterologa in Consiglio dei Ministri venerdì, la strada sembra essersi messa in discesa per chi vuole la totale liberalizzazione del mercato degli embrioni. Con un clamoroso dietrofront del governo tutto è stato infatti rimandato al Parlamento, a cui sarà demandato il compito di legiferare in materia, ripartendo dal testo del decreto che il ministro della salute Beatrice Lorenzin aveva portato venerdì in Consiglio dei ministri per l’approvazione.
Ma perché questo improvviso stop quando da tutti era ormai atteso il varo del decreto? Le cronache di questi giorni dicono che sarebbe nato uno scontro intorno alla possibilità per gli aspiranti genitori di selezionare il donatore in base al colore della pelle, per garantire la compatibilità con i riceventi; selezione a cui la Lorenzin si è sempre opposta e che alla fine avrebbe creato uno stallo con relativo rinvio.
In realtà le cose stanno diversamente, anche perché in effetti è già possibile conoscere la provenienza geografica del donatore, e casomai il problema della selezione riguarda altre caratteristiche del donatore stesso: altezza, colore dei capelli e degli occhi e così via. Insomma, associazioni pro-eterologa e centri privati vogliono che sia possibile scegliere qualsiasi caratteristica dell’eventuale bambino, in modo da poter sembrare il figlio "vero" della coppia. Ma in ogni caso, il decreto Lorenzin – a cui va dato atto di aver fatto di tutto per porre dei limiti e condizioni alla fecondazione eterologa – aveva già ricevuto il via libera dal Partito democratico, seppure dopo una estenuante trattativa. E pare ci fosse anche il nulla osta del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che – chissà perché – su certi temi è sempre molto presente.
Quindi tutti gli ostacoli sembravano superati, ma il no è arrivato invece a sorpresa dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, che prima ha cercato di declassare l’intervento del governo alla semplice emanazione di linee guida e poi – davanti alla opposizione della Lorenzin – ha rinviato tutto al Parlamento, peraltro dichiarando che tocca proprio alle Camere pronunciarsi «sui temi etici». Clamorosa ipocrisia, visto che è proprio lui che sta insistendo – e non poco – per imporre il para-matrimonio omosessuale con un decreto del governo.
Da cosa nasce dunque il no di Renzi? Una possibile risposta è che abbia ceduto alle pressioni delle associazioni, molto attive nelle ultime settimane e tutte più o meno legate al mondo della sinistra, che avversano l’iniziativa della Lorenzin. Ma è più probabile che il vero motivo sia stato il timore di un’imboscata in Parlamento al momento della conversione in legge del decreto da parte di un’ala del suo stesso partito. Anche il recente voto sulla riforma costituzionale ha infatti evidenziato che i mal di pancia nel Partito Democratico si traducono in un pericolo costante in Parlamento per il governo, e i “franchi tiratori” – come si diceva una volta – si fanno sentire. Tanto più questo diventa possibile nei confronti di un provvedimento che vede tanti democratici sensibili alle ragioni delle associazioni pro-eterologa. Renzi, dunque, non intende rischiare nulla politicamente sulla fecondazione eterologa così che qualsiasi cosa accada in Parlamento non potrà esserne attribuita la responsabilità al governo.
Se questo è vero non c’è molto da illudersi neanche sulla condizione posta dalla Lorenzin, e annunciata dal governo, ovvero che fino al varo della legge nessuno comunque potrà fare nulla. C'è ovviamente da sperare che almeno il ministro tenga duro, ma intanto la Regione Toscana ha già detto che è pronta ed andrà avanti per conto suo, e privati come il pioniere della fecondazione artificiale Severino Antinori hanno già dichiarato di avere iniziato. Nella clinica milanese di Antinori peraltro sono già arrivati i Nas, trovando numerose irregolarità, tra cui la bellezza di 173 ovociti senza alcun documento che possa far risalire al donatore. Antinori è stato denunciato, ma è comunque evidente che cosa si sta muovendo.
Per cui il rischio oggi più reale è che, a una legge ingiusta come è la 40 sulla fecondazione artificiale e a una sentenza scandalosa come quella della Corte Costituzionale che ha liberalizzato l’eterologa, si aggiunga l’anarchia procreatica in cui i centri privati fanno quel che vogliono e le Regioni vanno ognuna per conto suo realizzando una sorta di “federalismo etico”. E questo grazie anche al “cattolico” Renzi e al suo cinismo politico, per cui l’immagine del governo e le lotte intestine al Pd vengono prima di ogni cosa.