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comunicato

Esorcisti contro il film su padre Amorth

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In uscita nelle sale italiane la pellicola con Russell Crowe nei panni di padre Amorth. Interpretazione poco convincente, secondo l'Associazione Italiana Esorcisti, e persino fuorviante, rischiando di fomentare un'ecclesiofobia "alla Dan Brown" e un messaggio che lascia trasparire l'esatto contrario del loro ministero: non horror, ma la vittoria di Cristo sul demonio.

Ecclesia 21_03_2023

Chi sa che papa Francesco è il pontefice che ha parlato più volte del diavolo negli ultimi due secoli? Chi sa poi che, in pieno XXI secolo, esiste a Roma un'Associazione internazionale esorcisti (Aie), fondata nel 1990, riconosciuta dalla Chiesa e dallo Stato, con centinaia di sacerdoti membri, che vivono sparsi nel mondo intero? Chi sa infine che prima di essere un genere cinematografico piuttosto battuto, la figura dell’esorcista è contemplata dal diritto canonico, come quella di un sacerdote delegato dal vescovo che deve essere «ornato di pietà, scienza, prudenza e integrità di vita» (can. 1172§2)?

Ebbene, uno dei più grandi esorcisti della storia recente è stato padre Gabriele Amorth (1925-2016), la cui vita, intensa e sempre in guerra, era perfetta per un film. Don Gabriele infatti fu giovane partigiano con il nome in codice di Alberto, ottenendo la Croce di guerra al valor militare. Poi fu legato alla nascente Dc e a Giorgio La Pira. Infine divenne un importante teologo (conservatore), autore di best seller e seguitissimo speaker di Radio Maria. Ma soprattutto fu un immenso esorcista e avversario del Maligno.

Ora la sua avventura umana e spirituale sta per uscire davvero nelle sale italiane, con il titolo di L’esorcista del papa. Si tratta di una produzione americana, diretta da Julius Avery, che ha per protagonista il grande Russel Crowe. Il quale, dopo l’immortale interpretazione del Gladiatore, si mette ora nei panni di un prete piuttosto speciale.

Gli esorcisti italiani però non hanno gradito ed hanno appena emesso un severo comunicato con cui demonizzano il film e, se la loro interpretazione è giusta, non si può che approvarla. In effetti, dopo il celebre film L’esorcista (1973) è ormai una moda cinematografica di sapore hollywoodiano quella di mettere in scena il diavolo, nei modi più disparati e perfino benevoli e seducenti. Così da far apparire il “principe di questo mondo”, come lo chiama Gesù, o troppo potente, quasi come fosse un invincibile dio del male. O al contrario come un amico degli uomini, mal compreso dai bigotti delle varie religioni.

Secondo gli esorcisti, il film dedicato al loro grande confratello, mostra «la sua qualità da cinema splatter, vero e proprio sotto-genere del cinema horror». E questo per tanti motivi. Anzitutto non convince Russel Crowe, perché «il noto attore di Hollywood non ricorda affatto nell’aspetto, ma soprattutto nei modi, il profilo umano e sacerdotale di Don Amorth». E non è facile, certo, mettersi nei panni di un prete che ogni giorno litigava con Satana. Il film si ispirerebbe ai libri del sacerdote, ma secondo i teologi, lo fa«troppo liberamente».

Nel clima poi di ecclesiofobìa contemporanea, la Chiesa viene «rappresentata da un papa altrettanto poco credibile», interpretato da Franco Nero. Gli ambienti vaticani, e questo è un classico almeno dal Codice da Vinci di Dan Brown (2003), sono «dipinti con la solita collaudata gamma di tinte chiaroscurali». Per dare un che di macabro non solo all’esorcismo, ma in fondo alla vita religiosa e spirituale nel suo insieme.  Secondo l’Aie, e qui l’accusa è quasi da scomunica, si vuole insinuare «nel pubblico il solito dubbio: chi è il vero nemico? Il diavolo o il potere ecclesiastico?».

Bisogna capire, certo, gli scopi anzitutto utilitaristici della produzione (pecunia non olet). Specie per gli effetti speciali giudicati fuorvianti e surreali dai sacerdoti. Ma è anche vero che bisognerebbe avere più rispetto dell’istituzione ecclesiastica e dei suoi riti, come lo si avrebbe – anche per paura di censure social – verso ebraismo, islam, buddisti e minoranze religiose varie.

«Il risultato finale», conclude l’Aie, «è di infondere la convinzione che l’esorcismo sia un fenomeno abnorme, mostruoso e pauroso». E che in qualche modo il diavolo abbia la meglio. Ma questo è «l’esatto contrario di ciò che si verifica nel contesto dell’esorcismo celebrato nella Chiesa».