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APPUNTI DI VIAGGIO

Eritrea, un paese muore nel silenzio del mondo

Popolazione alla fame, profughi che trovano spesso la morte nei deserti e in mare. La difficile opera di volontari e missionari.

Attualità 10_02_2011
erittrea
Nonostante la guerra e i conflitti diretti con l’Etiopia siano finiti da tempo, l’Eritrea vive una situazione di estrema e preoccupante miseria che induce molti a fuggire dal Paese. Recenti fatti di cronaca hanno portato alla ribalta il problema dei profughi causati da questa situazione, migliaia dei quali sono rifugiati nel Sudan.

Recentemente ho trascorso alcuni giorni in Eritrea - per una visita alle opere che il Movimento Cristiano Lavoratori finanzia, fra grandi difficoltà, con i fondi del 5 per mille - ed ho assistito personalmente a situazioni angosciose ed angoscianti di un popolo allo stremo. Eppure le autorità affermano che la nazione sta raggiungendo l’autosufficienza alimentare. Ciò potrebbe essere se invece della guerra si fossero fatti accordi commerciali con l’Etiopia: è molto difficile capire perché due Stati subsahariani, unici eredi di antiche grandi civiltà, abbiano fatto una guerra tanto lunga, quanto distruttiva.

L’Eritrea vive in una palude di totale miseria ma per una inspiegabile congiura del silenzio da parte dei mass-media internazionali (nel Paese non sono ammessi giornalisti stranieri), poco o nulla trapela della situazione in cui versa il Paese dove, tra l’altro, i missionari vengono espulsi e le ONG non possono lavorare.

Gli ordini religiosi presenti in Eritrea, nonostante le forti restrizioni, lavorano in zone difficili sia per l’aspetto geografico che per quello economico-sociale e, spesso, in luoghi dove nessun altro vuole andare. Oltre la testimonianza di vita religiosa, l’attività parrocchiale, l’assistenza spirituale, essi accolgono nelle loro case centinaia di orfani e gestiscono una vasta rete di assistenza socio-promozionale, considerato che due terzi degli eritrei vivono degli aiuti umanitari.

I centri di sussistenza tenuti dai religiosi non riescono a mitigare la crescente domanda di bisogni alimentari, dovuta ai ricorrenti periodi di siccità con le conseguenti carestie. Un lavoro, quello dei religiosi, che si svolge in uno dei contesti socio-politici tra i più disperati che si conoscano. E il flusso dei profughi è in continuo aumento: solo nel Sudan pare ce ne siano oltre 250.000.

Tra i diversi incontri particolarmente importante è stato quello con l’ambasciatore d’Italia in Eritrea, Marcello Fondi. Nel corso del colloquio si è fatto cenno al dramma dei giovani costretti a lasciare la propria terra alla ricerca di un futuro migliore che, purtroppo, trovano spesso la morte nei deserti e nel mare. Il Mcl aumenterà il proprio impegno in Eritrea con “un auspicio che la società internazionale offra accoglienza ai profughi e aiuti l’Eritrea a trovare vie di libertà, di progresso, di pace, di giustizia e lavoro per tutti gli eritrei”.


(*) Presidente del Movimento Cristiano Lavoratori