Elogio dell'Unità d'Italia
Oggi è diventato conformista prendersela con il Risorgimento. Ma al di là della mitizzazione, riconosciamone gli elementi positivi.
Ho un conto aperto col cosiddetto Risorgimento. E avremmo modo di parlarne a lungo in questo anno che celebra il 150esimo dell’unificazione nazionale.
Mi laureai alla Facoltà di scienze politiche di Torino con una tesi proprio in Storia del Risorgimento. Credo quindi di conoscere quel periodo storico e non penso di essere, almeno in questo, uno sprovveduto. Pertanto mi stupii molto di quanto mi successe nell’estate del ’90 al Meeting di Rimini di Cl. Stavo presentando una mia biografia del beato Francesco Faà di Bruno, un grande patriota perseguitato dalla stessa patria che lui aveva servito fino al punto di andare zoppo per tutta la vita a causa di una ferita ricevuta a Novara.
Ma a sorpresa fui accusato di essere un personaggio pericoloso perché si disse che avevo addirittura chiesto il Processo di Norimberga per i padri della patria (Cavour, Mazzini, Garibaldi, Vittorio Emanuele II). Le cose non stavano proprio così. Avevo certo cercato di dimostrare come nella vulgata risorgimentale si fossero insinuati molti miti. Ma non ero così grossolano da chiedere l’impiccagione per i padri della patria. Anche se non rinnego di aver espresso critiche al Risorgimento, le stesse critiche che ho avanzato in quel libro.
Sono passati 20 anni da allora. Ma se le mie tesi di demitizzazione del processo di unificazione nazionale avevano suscitato enorme scandalo, al punto che fui lapidato dalla destra, dal centro e dalla sinistra, devo dire che oggi è diventato una sorta di conformismo prendersela col Risorgimento. Mentre prima si era messi al bando nel parlar male dei padri della patria, adesso si rischia il bando quando se ne parla bene.
Siccome non amo i conformismi, da Rimini in poi non solo non sono più tornato sull’argomento. Ma se ci torno è per riconoscere quanto c’è stato di positivo in quel processo. Credo che abbia avuto ragione il Papa mandando addirittura il suo Segretario di stato alle celebrazioni dei 140 anni della breccia di Porta Pia. Perché in una prospettiva storica, quello che successe durante il cosiddetto Risorgimento sino alla presa di Roma, ci mostra che ciò che sembrava un dramma, la perdita del potere temporale, si è rivelato benefico.
Nessuno dei cattolici che pensano vorrebbe ritornare al Papa re e allo Stato Pontificio. Io sto con Luigi Sturzo che già negli anni ‘20 del secolo scorso diceva che l’unità italiana fu un bene, però per raggiungerla si è compiuto anche tanto male. Come la persecuzione dell’unico elemento che poteva unire le genti italiane: la comune fede cattolica.
Mi viene da constatare un fatto davvero curioso. Nel XIX secolo la Chiesa fu accusata di difendere i miti e le leggende e di rinnegare la ragione. E’ passato un secolo e mezzo e vediamo che oggi essa è rimasta sola a difendere la ragione contro il nichilismo, lo scetticismo e l’irrazionalismo che dilagano.
Così come, nello stesso periodo, la Chiesa era accusata di essere contro la nazione. E invece oggi sembra l’unica istituzione che difende la patria e i valori dell’unità. Perfino gli eredi di coloro che fecero il Risorgimento avanzano dubbi sull’opportunità dell’unificazione.
E’ un copione che si ripete. La Chiesa ha ragione, ma il suo guaio è di avere ragione troppo presto. E quindi non viene compresa.
(testo raccolto dalla redazione e non rivisto dall’autore)