Elogio delle madri e dei padri imperfetti
«Se le famiglie esercitassero un po’ più di controllo sui figli, non morirebbe un diciottenne la settimana in disco. Se non sai educare non procreare». Le crudeli parole del sindaco di Gallipoli suonano come una condanna a morte per i genitori di Lorenzo, il giovane trovato senza vita fuori dalla discoteca. O per i genitori di Lamberto, 16 anni, ucciso dall'ecstasy a Riccione. O per tutti gli altri padri e madri di "cattivi" figli . A loro, però, viene in soccorso lo scrittore G. K. Chesterton…
«Se le famiglie esercitassero un po’ più di controllo sui figli, non morirebbe un diciottenne la settimana in disco. Se non sai educare non procreare».Le crudeli parole del sindaco di Gallipoli, Francesco Errico, suonano come una condanna a morte per i genitori di Lorenzo, il giovane morto fuori dalla discoteca Guendalina. O per i genitori di Lamberto, 16 anni, stroncato da una pastiglia di ecstasy al Cocoricò di Riccione. O per tutti gli altri padri e madri che hanno a che fare con figli segnati dalla droga. Lorenzo Mario Toma,18 anni, di Lecce, è morto all’alba di ieri dopo una notte alla discoteca “Guendalina” di Santa Cesarea Terme, in Salento. Secondo gli amici, avrebbe bevuto qualcosa da una bottiglia offerta da uno sconosciuto e si sarebbe sentito male. Le indagini dei carabinieri battono la pista di qualche pusher che avrebbe invitato Lorenzo ad assaggiare la droga per poi vendergliela. Tre settimane dopo la tragedia del Cocoricò di Riccione e la morte del sedicenne Lamberto Lucaccioni, un altro ragazzo, muore dopo una notte in discoteca. Ma sono decine i giovani che come Lorenzo e Lamberto hanno lasciato la vita in una pasticca di ecstasy, o se la sono cavata per un soffio, ritrovandosi però col fegato distrutto e gravissimi menomazioni fisiche che li accompagneranno per tutta la vita. Alla loro tragedia, quella dei genitori che in molti casi non sanno dei loro figli: cosa facciano e dove passino le nottate dei loro weekend da sballo. Contro questi genitori, si è scagliato il sindaco di Gallipoli, Francesco Errico, con parole durissime e impietose. Già, ma se il sindaco avesse ragione, quanti figli avrebbero diritto di venire al mondo? Saper educare, certo: è dovere dei genitori, ma le cose a volte non vanno come le buone e perfette teorie educative, o più semplicemente le buone intenzioni, prescrivono o desiderano. E allora? Allora vale la pena si rileggere questa conversazione tra lo scrittore G. K. Chesterton e Bertrand Russell che dai microfoni della Bbc sosteneva la tesi secondo cui «i genitori sono inadatti per natura a crescere i propri figli». A madri incapaci, argomentava il filosofo ateo, andrebbero sostituiti gruppi di esperti che avrebbero potuto educare alla perfezione e con migliori risultati i bambini. Ecco cosa risponde lo scrittore. (l. sa.)
LONDRA BBC, mercoledì 27 novembre 1935
RUSSELL. Vorrei in primo luogo evitare un possibile fraintendimento. Io sostengo che i genitori siano inadatti per natura a crescere i loro figli, ma non sostengo che esista qualcun altro che per natura sia adatto a ciò. Penso che educare i figli sia un compito assai difficile, per cui non esiste alcuno che per natura sia capace (…). Vi rammento che, dopo tutto, uno degli scopi principali della cura dei bambini è quello di mantenerli vivi e non morti. (…). Attualmente nel mondo occidentale la maggior parte dei bambini raggiunge l’età adulta e questo non lo si deve alle madri, e neppure ai padri. Lo si deve agli studiosi di medicina, alle persone che si sono dedicate ai progressi sanitari, ai politici che si sono spesi per la filantropia e agli inventori (…). Si deve ammettere, in ragione di ciò, che la comprensione del valore di una cosa come la salute è più importante per il benessere del bambino di ciò che si definisce “istintivo amore materno” in qualsiasi forma e grado. (…) Gli altri pilastri su cui si fonda il benessere del bambino dipende dal cibo, dagli abiti, dalla cura in caso di malattia, dall’accoglienza in un ambiente sicuro e, più tardi, dall’istruzione. Ecco, si tratta di cose che la maggior parte dei genitori non può dare ai figli in maniera tanto adeguata come invece le possono dare gli asili (…).
CHESTERTON. Dalla massa di osservazioni estremamente interessanti del mio illustre avversario, vorrei sottolineare una affermazione che è buon senso, e cioè l'affermazione che desideriamo i nostri figli vivi e non morti. Pertanto i bambini devono essere educati; è assurdo che i bambini dovrebbero imparare dall'esperienza lasciandoli magari al bordo di un precipizio perché imparino a cadere. Il mio avversario ha cominciato dicendo che genitori sono inadatti per natura a prendersi cura dei loro figli. Dire questo significa lasciare i bambini molto vicino al bordo del precipizio. (….) Ma io mi chiedo, chi sono le persone che sono più adatte ad occuparsi dei figli? (…). Parlare di dottori, di scienza, medicina, sociologia, asili e così via non è parlare di cose reali. Se tutti i bambini dovessero essere lasciati nelle loro mani, Dio li aiuti. (…) E quanto agli asili e altri posti del genere, di che cosa si tratta? Si tratta semplicemente del fatto che noi andremo a pagare un certo numero di impiegati che fingeranno di avere quel genere di interesse verso i bambini che, di fatto e per qualche misteriosa misericordia di Dio cum Natura, voi e io abbiamo sperimentato nel rapporto con i nostri genitori per legge naturale (…). Voi andrete a pagare uno stipendio a un gran numero di impiegati affinché facciano ciò che la natura fa già fare a pochi, cioè i genitori. (…) I genitori sono imperfetti: i padri sono imperfetti, le madri sono imperfette. Ci si vuol forse far credere che i dottori sono perfetti, che i maestri di scuola sono perfetti, che gli ispettori degli asili sono perfetti? (…). Non si può aggirare il dato naturale originario, ed è un puro sofisma cercare di aggirarlo. Per una ragione o per l’altra, chiunque sia stato (la dea in cui crede il signor Russell o il Dio in cui credo io) a crearla, esiste indebitamente una forza, un’energia in base a cui un certo compito viene svolto con entusiasmo, con affetto e, proprio perché le persone sono umane, con resistenza e pazienza anche fino al martirio dalle madri e dai padri. (…) Noi sappiamo come dato di fatto, non è sentimentalismo, è un fatto puro e semplice, che la mamma non si stanca del figlio e che lui può anche essere infastidito da lei, ma lei non è infastidita da lui. Cioè, lei senz’altro si arrabbia con lui, ma non è costantemente arrabbiata; come dato di fatto la madre continua ad amare il suo piccolo, vale a dire, è colei che assolve la funzione sociale di chi si prende cura anche fino al punto di sbottare dicendo: “Ma che si impicchi!”.
RUSSELL. Sottolineo che è molto interessante osservare che, in base a ciò che dice il signor Chesterton, il tipo di educazione che lui propone si conclude con il povero bambino che viene impiccato.
CHESTERTON. Al contrario, so bene che sarà il tipo di Stato in cui crede il signor Russell a impiccarlo, e si sa che lo Stato, grandioso, scientifico Stato moderno, finisce sempre per impiccare l’uomo sbagliato.
RUSSELL. Quello che volevo dire è: ciò che maggiormente mi colpisce nelle osservazioni del signor Chesterton è che evidentemente lui non capisce lo scopo di una scuola materna ben gestita. Lo scopo di una scuola materna ben gestita è quello di fornire artificialmente un ambiente in cui il bambino non avrà bisogno di essere costantemente seguito, di essere accudito molto meno di quanto è a casa. In casa c’è il camino in cui può cadere dentro, ci sono cose che non deve rompere e ogni tipo di pericolo. Una asilo ben organizzato non contiene nulla del genere e al bambino può essere permesso di fare ciò che vuole; e questo è uno dei principali vantaggi dell’asilo rispetto alla casa.
CHESTERTON. Posso chiedere, in risposta a tale ultimo punto se il signor Russell o chiunque altro si aspetta che non ci sarebbe mai classi in cui ci sono stati, diciamo, uno, o due, o tre, o quattro, o cinque bambini per due insegnanti? Poiché questa è la condizione della casa. La condizione della casa è che i bambini sono immediatamente sotto la cura responsabile di due persone (…) .
RUSSELL. Scusatemi, ma ritengo che i bambini in casa a volte soffrano di eccesso di attenzione dei genitori. Vorrei aggiungere un altro punto importante : la madre che ha fatto grandi sacrifici per il suo bambino si aspetta un ritorno (…). Poiché hanno fatto sacrifici enormi per portare in su, e le più sacrifici un genitore fa nel portare un bambino tanto più indesiderabile i sacrifici che si aspettano in cambio, mentre la persona che è semplicemente pagata per occuparsi del bambino non ha quella sensazione.
CHESTERTON. Esattamente! La persona che è pagata per occuparsi del bambino non ha alcun sentimento. Questo è un punto interessante e quindi, in qualsiasi tipo di litigio o di difficoltà o pericolo, quella tal persona tradirà. "Il mercenario fugge perché è un mercenario".
RUSSELL. Non è il termine che ho usato io: “il mercenario”.
CHESTERTON. Sì, penso di averlo usato io.
RUSSELL. É assai meno probabile che un infermiere fugga davanti a un paziente rispetto a chiunque altro.
CHESTERTON. Anche rispetto a una madre?
RUSSELL. Sì, è molto meno probabile.
CHESTERTON. L'idea è bizzarra e fantasiosa. Sarei pronto a fare un giro per tutta l'Inghilterra per verificare se è vero. Troverei senza’altro un certo numero di madri ubriache, criminali e così via. Ecco questa piccola minoranza potrebbe forse essere indifferente a ciò che capita ai loro figli. Ma mi assumo la responsabilità di dire che la stragrande maggioranza delle madri mostra tutti gli istinti normali, per lo meno tutte le mamme che conosco sono perennemente impegnate a seguire i figli con una fedeltà intensa. Per quel che riguarda gli infermieri, è tutto un altro discorso. La ragione per cui gli infermieri non mollano le loro armi è esattamente perché sono le loro armi. In altre parole, gli infermieri sono addestrati con quel mirabile sistema militare che il signor Russell tanto ammira. Gli infermieri possono concedere o meno delle libertà, ma loro non hanno alcuna libertà; sono assolutamente subordinati a un sistema militare in tutto simile a un reggimento. Ogni infermiere ve lo potrà ben dire, e anche ogni medico: obbediscono a un capitano, a un colonnello e a un sergente proprio come nell’esercito. Ecco perché non mollerebbero mai le loro armi. Dio mi guardi dal disprezzare la fedeltà degli infermieri, che sono magnifici soldati. Il cielo non voglia che io debba dubitare dell'ammirazione del signor Russell per un così splendido sistema di lealtà militare. Ma questo è quello che è. Finché in questi sistemi esiste un certo tipo di vigilanza, ordine e rigore lo si deve al fatto che è stato ereditato dal vecchio sistema militare. Ecco tutto.
RUSSELL. Penso che il signor Chesterton si dia la zappa sui piedi. Ha fatto un così grande elogio di questo mestiere che a me non occorre aggiungere altro.
CHESTERTON. Se il signor Russell ammetterà che è anche una lode entusiasta della professione militare e converrà sul fatto che solo la disciplina militare può riorganizzare i nostri affari, io accetterò la sua conclusione.