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IL PUNTO

Egitto, aumenta la pressione ma Mubarak non molla

Centinaia di migliaia di persone in piazza per il "venerdì della partenza". Anche Ue e Stati Uniti perché Mubarak si dimetta, ma il presidente contestato è deciso a restare fino alle elezioni.

Attualità 04_02_2011
cairo La transizione in Egitto cominci immediatamente. A chiederlo non sono più soltanto le centinaia di migliaia di persone in piazza Tahrir, al Cairo. Perché, dopo un lungo silenzio, oggi è arrivata da Bruxelles la voce ferma dell'Europa. Il Consiglio della Ue ha infatti approvato oggi una dichiarazione, in cui i capi di Stato e di governo dei Ventisette chiedono "l'inizio immediato della transizione" e fanno appello alle autorità del Cairo affinché "rispondano alle legittime aspirazioni del popolo egiziano con le riforme politiche e non con la repressione".

Nel frattempo, al Cairo si scendeva in piazza per l'undicesimo giorno consecutivo. Allentatasi la tensione vissuta ieri, i manifestanti che chiedono le immediate dimissioni del presidente, Hosni Mubarak, si sono radunati in piazza Tahrir, cuore e simbolo della protesta, per quello che era stato definito "il venerdì della partenza". Un giorno caratterizzato più che altro dall'arrivo in piazza di importanti uomini politici e di spettacolo e, dall'altra, da dichiarazioni che fanno credere che, nonostante le pressioni internazionali, Mubarak cercherà di restare al potere fino al termine del suo mandato.

L'undicesimo giorno di protesta è stato il primo in piazza di Amr Moussa, segretario generale della Lega Araba. "Condivido le aspirazioni di questa gente" ha raccontato alla Bbc. "I manifestanti chiedono a gran voce il cambiamento e le riforme. Chiedono che si apra una nuova era in Egitto; le loro domande e aspirazioni sono le mie. L'Egitto ha bisogno di un nuovo inizio" ha concluso, aprendo a una sua possibile candidatura alla presidenza. L'altro volto che vorrebbe incarnare la volontà di democrazia e cambiamento è quello di Mohamed El Baradei, premio Nobel per la Pace nel 2005. "Mubarak sta solo cercando di prolungare la vita del suo regime tossico" ha dichiarato ai microfoni di 'Newshour', programma della Bbc.

In piazza contro Mubarak sono scesi anche altri volti noti: Mohammad Rifaa Tahtawi, portavoce dell'Università Al-Azhar, prestigioso centro studi dei sunniti al Cairo, ha dichiarato alla Cnn di essersi dimesso per unirsi ai manifestanti. Tra questi, oggi, anche molto attori, musicisti e personaggi dello spettacolo egiziani. La protesta si è svolta nella calma.

I manifestanti a favore di Mubarak, dopo le violenze avvenute tra mercoledì e giovedì, sono stati tenuti lontani dall'esercito, che ha creato una zona cuscinetto per evitare scontri. L'appello a scendere in piazza per il "venerdì della partenza" è stato raccolto anche in altre città: decine di migliaia di persone hanno manifestato ad Alessandria d'Egitto, 10.000 a El-Menoufia (nel nord), 20.000 a El-Mahalla El-Kubra (delta del Nilo), 5.000 a Suez (est); decine di migliaia di cittadini in piazza anche a El-Mansurah (delta del Nilo) e Luxor, 5.000 a Assiut (centro).

Nonostante le proteste e gli inviti, ormai chiari, ad abbandonare il potere che arrivano da Europa e Stati Uniti, Mubarak non vuole farlo, paventando che possa scatenarsi il caos. In molti sono convinti che il presidente resterà in carica fino alle elezioni: il ministro delle finanze egiziano, Ahmed Abdul Gheit, ha dichiarato alla Cnn che "forze provenienti dall'esterno non possono dettare i tempi della transizione di potere" e che il presidente rimarrà al suo posto. Dello stesso parere anche Mohammad Ibrahim Kamel, un importante uomo d'affari egiziano molto vicino a Mubarak. Abdul Gheit ha inoltre ripetuto che Mubarak, come lo stesso presidente aveva detto martedì sera, "morirà sul suolo egiziano". Una frase intesa a far capire che non farà come l'ex presidente tunisino, Zine el Abidine Ben Ali, scappato dal suo Paese.