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IL PAPA AI SALESIANI

«Educare i giovani come insegna don Bosco»

La Santa Sede ha reso pubblica una lettera di Papa Francesco al rettor maggiore dei Salesiani che celebra il secondo centenario della nascita di San Giovanni Bosco. Don Bosco propose, scrive il Papa, «un’esperienza educativa integrale». A tale proposito, cita la nozione di «emergenza educativa» di Benedetto XVI.

Ecclesia 17_07_2015
San Giovanni Bosco

Il 16 luglio 2015 la Santa Sede ha reso pubblica una lettera di Papa Francesco al Rettor Maggiore dei Salesiani che celebra il secondo centenario della nascita di San Giovanni Bosco. Don Bosco propose, scrive il Papa, «un’esperienza educativa integrale», nata da un'evidenza che resta vera - nonostante tutto - anche oggi: «i ragazzi e le ragazze sono aperti alla vita e all’incontro con Dio e con gli altri». Certo, tanti giovani sono «a rischio di scoraggiamento, di anemia spirituale e di emarginazione». Ma questo era vero anche ai tempi di don Bosco, che rispose con la «pedagogia dell'amorevolezza», dove si chiede che «l’amore dell’educatore si esprima mediante gesti concreti ed efficaci».

Don Bosco si lasciò spingere da Dio «ad uscire e a operare decisioni coraggiose: la scelta di dedicarsi ai giovani poveri, con l’intento di realizzare un vasto movimento di poveri per i poveri». Ma il suo non era umanitarismo o filantropia umana: era «uno slancio per la salvezza delle anime». I salesiani devono continuare questo slancio verso nuove frontiere e nuove periferie: oggi «la Famiglia salesiana si apre verso nuove frontiere educative e missionarie, percorrendo le vie dei nuovi mezzi di comunicazione sociale e quelle dell'educazione interculturale presso popoli di religioni diverse, o di Paesi in via di sviluppo, o di luoghi segnati dalla migrazione». Riprendendo temi della sua recente visita a Torino, Francesco aggiunge che «le sfide della Torino del secolo XIX - nella capitale piemontese il Papa aveva menzionato esplicitamente la massoneria - hanno assunto dimensione globale: idolatria del denaro, inequità che genera violenza, colonizzazione ideologica e sfide culturali legate ai contesti urbani». Sappiamo che per il Papa - lo ha spiegato più volte - il riferimento alla «colonizzazione ideologica» indica in particolare la teoria del gender. Come rispondere? Oggi è necessario «far rifiorire la creatività carismatica dentro e oltre [le] istituzioni educative». Don Bosco resta sempre con i salesiani e li aiuta «a non deludere le aspirazioni profonde dei giovani»: «bisogno di vita, apertura, gioia, libertà, futuro», «ricerca di sintesi tra fede, cultura e vita, nei momenti in cui si prendono decisioni impegnative, quando si cerca di interpretare una realtà complessa». 

Il Pontefice ha voluto indicare ai salesiani anche due nuovi compiti specifici. «Il primo è quello di educare secondo l'antropologia cristiana al linguaggio dei nuovi mezzi di comunicazione e delle reti sociali, che plasma in profondità i codici culturali dei giovani». Il secondo «promuovere forme di volontariato sociale, non rassegnandosi alle ideologie che antepongono il mercato e la produzione alla dignità della persona e al valore del lavoro». Francesco cita la nozione di «emergenza educativa» di Benedetto XVI e ribadisce che tutto parte dalla famiglia: non ci sarà «un’efficace pastorale giovanile senza una valida pastorale familiare». I salesiani conoscono il messaggio del loro fondatore: educare «con i giovani e per i giovani», parlare il loro linguaggio, proporre la verità e la bellezza della fede.