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VEGLIA NAZIONALE

Ecco perché le Sentinelle in Piedi tornano in piazza in tutta Italia

Sabato e domenica, in diverse città italiane, le Sip veglieranno per non lasciar passare nel silenzio disegni di legge disumani che aprono le porte all'eutanasia o a reati d'opinione. Lo fanno, nonostante molti si siano arresi dopo l'approvazione delle "unioni civili". Perché, come insegna il successo di chi opera per la menzogna da 60 anni, "non dubitare mai che un piccolo gruppo di cittadini coscienziosi ed impegnati possa cambiare il mondo. In verità è l'unica cosa che è sempre accaduta”

Cronaca 23_03_2017
Sentinelle in Piedi

Va bene, è un dato: coloro che per sessant’anni hanno lavorato costantemente al fine di convincere il mondo cristiano occidentale che le foglie sugli alberi non sono verdi e che ciò che è evidentemente normale non lo è più, sembrano ormai vittoriosi. Perciò hanno qualcosa da insegnare a chi, accomodato su quanto guadagnato dai propri antenati, ha perso la capacità della lotta, che certamente non si può arrestare al primo e nemmeno al secondo o terzo fallimento.

Per questo, in un momento in cui allo scoraggiamento per la legalizzazione delle “unioni civili” si aggiunge il riconoscimento giurisprudenziale dell’adozione da parte di persone dello stesso sesso implicito nella ratio della norma (il sentimento dell’adulto è un diritto che prevalica qualsiasi altro), le Sentinelle in Piedi (Sip) hanno deciso di tornare in piazza con una veglia nazionale che si terrà in diverse città italiane sabato e domenica prossimi (qui ora e luogo). Le Sip lo fanno denunciando nuovi e molteplici disegni di legge contrari al diritto naturale, quello che ancor prima della venuta di Cristo era già alla base della civiltà occidentale. Basti pensare che dopo il ddl Scalfarotto, fermato grazie all’azione delle Sentinelle (le prime a manifestare contro un disegno di legge che introduceva il reato di opinione) cominciata nell’estate del 2013, ora si cercano di far passare norme come quella sul cyberbullismo e sulle fake news.

Scrivono le Sip: “Questo ddl, infatti, prevede una multa fino a 5 mila euro per “chiunque pubblichi o diffonda” online “notizie false, esagerate o tendenziose che riguardino dati o fatti infondati o falsi”. Se poi la fake news è tale da “destare pubblico allarme”, “fuorviare settori dell’opinione pubblica” o promuovere “campagne d’odio”, l’articolo 2 aggiunge ai 5 mila euro di multa anche un anno di reclusione. Quando poi si arrivi a “minare il processo democratico, anche a fini politici”, gli anni di reclusione diventano due e l’ammenda sale a 10 mila euro”. Ma, continua il comunicato: “Chi stabilisce che una notizia sia falsa, esagerata o tendenziosa? Chi stabilisce dove e quando si tratta di una campagna d’odio? E poi cosa significa “minare il processo democratico”?” Insomma il rischio della polizia del pensiero unico è sempre più reale. L’altra norma autodistruttiva, in discussione alla camera, è quella sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat, note come “testamento biologico”). Queste, sancendo la menzogna dell’autodeterminazione del paziente e la possibilità di privarlo di cibo e acqua (“nutrizione e idratazione”, si legge nel ddl) danno man forte allo Stato etico che deciderà, in caso di dispute, quale malato incosciente, minore o incapace di esprimersi,  sia degno di vivere e chi no, “aprendo – continuano le Sip - pur non nominando mai esplicitamente questo termine, di fatto all’eutanasia”.

Ma se questo è lo scenario, appunto, perché, continuare a combattere? Perché scendere in piazza, magari ignorati dai grandi media con la sensazione che una piccola azione non potrà mai cambiare il corso di una valanga inarrestabile? E’ la domanda di tanti attivisti che dopo l’approvazione delle Unioni Civili, avvenuta anche per mano dei parlamentari cattolici che avevano promesso al popolo del Family Day di rappresentare la loro richiesta di non cedere a compromesso alcuno, si sono scoraggiati. Così, mentre parte dell’associazionismo laico e cattolico ha assunto toni bassi, per cercare compromessi che diano l’idea di non aver perso proprio tutto (basti pensare che il ddl sulle Dat è ormai accettato anche dalla Cei), altri si sono lasciati scivolare nel disimpegno disilluso: entrano anche nelle scuole paritarie ad insegnare ai nostri figli che il bullismo stigmatizza le persone in base al “genere” (termine fittizio nato per negare la sessualità come identità della persona)? Eh, si rispondono, dovremo accettarlo e cercare qualche rimedio (quale, se i figli non vedono i genitori troppo interessati nella difesa della verità, lasciando che a giudicare per loro sia il mondo?). Vogliono uccidere i dementi, i depressi o i bambini handicappati, come già avviene in altri paesi? Beh, aggiungono, speriamo che ai nostri parenti non accada mai, perché ormai questa è la legge.

Insomma, ci si dichiara già sconfitti prima che la guerra finale sia alle porte. Perché? Bisogna ammettere che sono molto più idealisti, e quindi ragionevoli, coloro che per sessant'anni hanno combattuto per farsi padroni della realtà contro tutti coloro che li prendevano per folli (compresi noi?).  Invece, “non dubitare mai che un piccolo gruppo di cittadini coscienziosi ed impegnati possa cambiare il mondo. In verità è l'unica cosa che è sempre accaduta”, scrisse la femminista Margaret Mead. Insomma, loro ci hanno creduto e pur dovendo lavorare per oltre mezzo secolo all’instaurazione della menzogna, sono arrivati i tempi in cui pare siano riusciti nella loro pazza missione.

Eppure il beato Popielusko, ucciso dal regime comunista polacco che denunciava, scrisse che la menzogna aveva bisogno di tempo, potere e sforzi maggiori, mentre “non c’è bisogno di molti gruppi di uomini per proclamare la verità (…) perché la nostalgia della verità è connaturata all’uomo”. Certo è che, se non fossero i “buoni” i primi ad averne questa nostalgia e quindi a sperare, la verità non potrebbe mai rinascere. Diversamente, fosse fra dieci o cent'anni, sarebbe destinata a trionfare. Dipende tutto da quel piccolo gruppo di uomini che si batteranno sapendo che la storia non è già scritta, ma che la fanno gli uomini. E che la loro testimonianza, ne vedranno o meno i frutti non sarà certamente vana.