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CRISI ENERGETICA

Ecco chi specula sui prezzi di gas e benzina

Milioni di lavoratori e famiglie allo stremo con l’impennata delle bollette e del carburante, mentre le multinazionali di petrolio ed energia registrano utili da capogiro e da ben prima della guerra russo-ucraina. Ma i colossi aggirano la tassazione proponendo investimenti verdi.

Attualità 05_08_2022

I profitti delle multinazionali del petrolio e dell’energia, resi noti nei giorni scorsi, hanno provocato un mare di polemiche e di indignazione, vista la crisi energetica globale ed i sacrifici che i consumatori di tutto il mondo affrontano e a cui dovranno far fronte nei prossimi mesi invernali. La crisi energetica globale e l'alta inflazione stanno causando gravi problemi per i consumatori e lo scivolamento di milioni di famiglie verso la povertà.
Se ne è accorto persino il Segretario generale dell’ONU Antonio Guterres che il 3 Agosto ha denunciato con forza l'«avidità» delle grandi compagnie petrolifere e del gas che stanno realizzando profitti «scandalosi» sulle spalle delle popolazioni più povere del mondo. «È immorale... chiedo a tutti i governi di tassare questi profitti eccessivi e di utilizzare questi fondi per sostenere i più vulnerabili in questi tempi difficili», ha concluso. La prolissa Presidente della Commissione UE Von der Leyen invece... è in vacanza.

Nel primo trimestre del 2022, le major del petrolio e del gas avrebbero realizzato profitti per circa 100 miliardi di dollari. Con l'aumento dei prezzi del petrolio e del gas, anche BP, ExxonMobile, Chevron, Shell e TotalEnergies hanno annunciato enormi profitti nel secondo trimestre. Dal febbraio scorso tutti i mass media occidentali all’unisono hanno accusato la Russia per gli aumenti dei prezzi e per la scarsità di risorse, nei giorni scorsi abbiamo invece capito che a guadagnare lautamente sono stati e continuano ad essere i giganti occidentali della produzione e commercializzazione energetica. Martedì 2 agosto British Petroleum è stata l'ultima major petrolifera a registrare un enorme aumento degli utili nel secondo trimestre di quest'anno, la società britannica ha registrato il più alto utile trimestrale degli ultimi 14 anni, con un'impennata dei profitti a 8,5 miliardi di dollari (8,4 miliardi di euro), più del triplo di quanto registrato nello stesso periodo dell'anno precedente. Un balzo storico, perchè si tratta del secondo trimestre più redditizio dalla nascita dell'azienda.
Anche i giganti statunitensi dell'energia ExxonMobil e Chevron hanno recentemente annunciato profitti trimestrali record. La Exxon ha intascato 17,9 miliardi di dollari nel trimestre conclusosi il 30 giugno, superando il suo precedente record di 2 miliardi di dollari. Il profitto del secondo trimestre di Chevron è stato di 11,6 miliardi di dollari, anch'esso un record. La Shell, la più grande compagnia petrolifera europea, la scorsa settimana ha annunciato di aver superato il suo record di profitto per il secondo trimestre consecutivo, con un guadagno di 11,5 miliardi di dollari. La ‘nostra’ Eni? Profitti cresciuti del 600%, chiuso il primo semestre con un utile netto di 7,398 miliardi, in crescita dagli 1,103 miliardi dello stesso periodo del 2021 e un utile netto di 7,08 miliardi dagli 1,199 miliardi del 2021. Nel secondo trimestre l'utile netto è pari a 3,81 miliardi, in miglioramento di 2,9 miliardi rispetto al secondo trimestre, questi i dati presentati da Claudio Descalzi il 29 lugloio scorso.
I profitti record sono stati ottenuti grazie all'impennata dei prezzi dell'energia e alle turbolenze sui mercati delle materie prime scatenate dalla guerra della Russia in Ucraina e dai cicli del prezzo del greggio. Gli enormi profitti, in concomitanza con un'enorme impennata dell'inflazione in tutto il mondo, hanno portato a chiedere ai governi di imporre tasse più alte alle compagnie petrolifere. A maggio, il Regno Unito ha annunciato una tassa del 25% sui profitti dei produttori di petrolio e gas. L'Italia ha presentato un disegno di legge simile. Negli Stati Uniti, dal presidente Joe Biden e dai Dems invece nessuna iniziativa di questo tipo. Anche in Germania, il ministro delle Finanze, il leader Liberale Christian Lindner, ha sempre respinto le richieste di una simile tassa. Ovviamente le compagnie petrolifere si oppongono con fermezza a questo tipo di tassazione, proponendo invece di incrementare gli investimenti in energia verde e guidare la decarbonizzazione.
Avete letto bene: pur riempiendosi le tasche con le speculazioni sui prezzi energetici, a scapito dei sacrifici di famiglie ed imprese, le grandi multinazionali di petrolio ed energia, primeggiano negli investimenti energetici “verdi”, così da guadagnare il doppio. Ad esempio, l'annuncio dei profitti della BP è stato accompagnato dall'impegno a investire nell'energia eolica e nella ricarica dei veicoli elettrici. L'amministratore delegato della Shell, Ben van Beurden, si è espresso a favore degli investimenti verdi come alternativa alla tassazione. Un atteggiamento votato all’avido profitto che “fa bene facendo del bene”, dove”‘bene” è il profitto aziandale, descritto dettagliatamente da Joel Balkan, professore alla University British Columbia, nel suo libro Siamo qui per voi. Come le multinazionali ci governano.
Questi profitti da capogiro sono un insulto ai milioni di lavoratori e famiglie che lottano per tirare avanti a causa dell'impennata delle bollette energetiche e ai quali l’Europa chiede di spegnere ventilatori e ridurre i tempi di accensione dei condizionatori ora e di indossare due maglioni, guanti e berretti di lana nelle loro case il prossimo inverno. I prezzi non sono destinati a scendere presto, al viaggio di Biden in Arabia Saudita, ha risposto il direttivo dell’Opec con un aumento di produzione “minuscolo” di 100.000 barili dal prossimo Settembre, come lo descrive Bloomberg. Finché il prezzo del petrolio rimarrà così alto le società energetiche continueranno a registrare profitti di questo tipo e la guerra Russo-Ucraina c’entra poco, visto che i superprofitti erano si erano già registrati nell’ultimo trimestre del 2021 ed erano in gran crescita al 10 febbraio 2022. Gonfiate le ruote della bicicletta, nel frattempo governi e multinazionali si gonfiano i portafogli e promuovono la decarbonizzazione verde (che pagheremo sempre noi).