"Ebbene: chi paga?"
"Ebbene: chi paga? Chi risarcisce questa famiglia dal fatto di essere stata distrutta? E perché l'opinione pubblica non è stata coinvolta? Perché lei era una maestra d'asilo, fra le altre cose cattolica e che lavorava in parrocchia, o perché lui era un povero fuochista che lavorava nel settore della ceramica?"
Signora Presidente, intervengo per ricordare che ieri, dopo 16 anni di calvario giudiziario, Lorena Morselli e Delfino Covezzi sono stati riconosciuti innocenti rispetto all'accusa infamante rivolta loro sedici anni fa, quando alle 5 del mattino la polizia ha prelevato da casa loro i quattro figli minorenni che da allora non hanno più visto. Sono passati sedici anni!
Purtroppo, Delfino Covezzi non potrà gioirne, perché l'anno scorso è morto d'infarto dopo la seconda assoluzione in appello. Così come don Giorgio Govoni morì di crepacuore, 16 anni fa, dopo l'accusa infamante rivolta nei suoi confronti di essere a capo di una congrega che di notte, nella bassa modenese, portava in un pullman i bambini ad orge sataniche, con ammazzamenti e tagliamenti di testa. Una vicenda truculenta, tanto che fin dall'inizio, quando intervenni rivolgendo un atto di sindacato ispettivo all'allora ministro della giustizia Diliberto, appariva una cosa assolutamente assurda e folle, come la vicenda di Rignano Flaminio.
Bene, anzi male. Sono passati 16 anni e naturalmente i figli, portati via alla famiglia, non l'hanno mai più rivista perché sono stati affidati in Italia a situazioni diverse. La mamma vive in Francia con il quinto figlio, che si chiama Paolo ed ha 11 anni, e non ha mai potuto vivere in Italia altrimenti i servizi sociali le avrebbero portato via anche il quinto figlio.
èMi domando allora e domando a voi che sistema giudiziario è quello che distrugge una famiglia, porta via ai genitori i quattro figli minorenni e solo dopo 16 anni comunica loro quello che fin dall'inizio si capiva e cioè che erano totalmente innocenti rispetto agli addebiti infamanti loro rivolti. E malgrado il fatto che fossero già stati assolti in appello, la sentenza è stata impugnata in Cassazione. Sono stati di nuovo assolti in appello e nuovamente la sentenza è stata impugnata in Cassazione.
Parliamo di prescrizione e di tempi della giustizia, ma forse dovremmo parlare anche di consapevolezza, di servizi sociali, di assistenti sociali irresponsabili e di magistrati che, comunque vada a finire un processo, hanno già massacrati gli imputati, colpevoli o innocenti che risultino essere alla fine del procedimento.
Ebbene: chi paga? Chi risarcisce questa famiglia dal fatto di essere stata distrutta? E perché l'opinione pubblica non è stata coinvolta? Perché lei era una maestra d'asilo, fra le altre cose cattolica e che lavorava in parrocchia, o perché lui era un povero fuochista che lavorava nel settore della ceramica?
Il fatto di essere cittadini comuni, di non essere ricchi, famosi, politici, magistrati o attori giustifica una persecuzione di questo tipo nel silenzio complessivo di una società che quando si tratta di persone umili si disinteressa totalmente?
Sono voluto intervenire per abbracciare le vittime di questa vicenda, la mamma che è rimasta, il papà che è morto ed i figli che hanno subito questo massacro, sperando che nel Parlamento e nella magistratura (a proposito della quale parliamo di responsabilità civile) vi sia la consapevolezza che quando si tratta della vita delle persone la giustizia deve dare una risposta in tempi utili; la giustizia deve stabilire se una persona è colpevole o innocente, ma non può far stare un presunto colpevole tutta la vita sotto processo, perché quando alla fine la giustizia arriva, dopo 16 anni, purtroppo arriva fuori tempo massimo.
*Senatore NCD