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500 ANNI DALLA RIFORMA

«È più quel che ci unisce che quel che ci divide»

Nella storica visita di papa Francesco in Svezia per la commemorazione del 500esimo anniversario della Riforma luterana, grande enfasi per il cammino comune intrapreso e per un nuovo sguardo sulla storia. Nella dichiarazione congiunta l'Eucarestia comune è obiettivo possibile degli sforzi ecumenici. Sottolineata l'importanza dell'impegno comune nelle opere di carità.
- MA I VERI RIFORMATORI SONO I SANTI, di Riccardo Cascioli

Ecclesia 01_11_2016
Papa Francesco durante la preghiera ecumenica

Papa Francesco è arrivato ieri mattina all'aeroporto di Malmö per il suo viaggio apostolico in Svezia, in occasione della Commemorazione comune luterano-cattolica per i 500 anni della Riforma di Martin Lutero. Dopo aver incontrato il Primo Ministro e aver offerto una visita di cortesia alla Famiglia Reale presso il Palazzo a Lund, papa Bergoglio ha preso parte alla preghiera ecumenica nella Cattedrale Luterana di Lund e quindi all'evento ecumenico nella  Malmö Arena.

L'OMELIA DURANTE LA PREGHIERA ECUMENICA

Nella Cattedrale di Lund il Papa è stato accolto dalla Primate della Chiesa di Svezia, l’arcivescovo Antje Jackelén, e dal vescovo cattolico di Stoccolma, monsignor Anders Arborelius. Qui, nella cattedrale dove 69 anni fa è nata la Federazione luterana mondiale, Papa Francesco ha tenuto un'omelia in cui ha sottolineato il valore ecumenico del viaggio.

Prima del pontefice è intervenuto il Segretario Generale della Federazione luterana mondiale, Martin Junge, il quale ha indicato come, dopo tante incomprensioni, e grazie alla comune testimonianza resa nel campo della carità, «riconosciamo che è molto di più ciò che ci unisce di ciò che ci divide». Una ottimistica considerazione che può essere considerata il leit motiv della commemorazione cattolico-luterana dei 500 anni della Riforma.

Papa Francesco ha concluso invocando l'intercessione di Gesù, «come mediatore presso il Padre, e lo prega per l’unità dei suoi discepoli «perché il mondo creda» (Gv 17,21). Questo è ciò che ci conforta e ci spinge a unirci a Gesù per chiederlo con insistenza: «Dacci il dono dell’unità perché il mondo creda nella potenza della tua misericordia». Questa è la testimonianza che il mondo sta aspettando da noi.». 

LA DICHIARAZIONE CONGIUNTA

Durante la celebrazione ecumenica, Papa Francesco e il vescovo Munib Yunan, Presidente della Lutheran World Federation, hanno firmato una dichiarazione congiunta. Vi sono 5 punti che ci aiutano a chiarire il senso di questa giornata.

Nel primo, “Con cuore riconoscente”, è indicata la trave portante dell'incontro. Si tratta di quella ottimistica espressione già utilizzata dal dr. Junge nel sermone: «Attraverso il dialogo e la testimonianza condivisa non siamo più estranei. Anzi, abbiamo imparato che ciò che ci unisce è più grande di ciò che ci divide».

Il secondo punto, “Dal conflitto alla comunione”, indica un nuovo modo di guardare alla storia. «Mentre siamo profondamente grati», sottoscrivono il Papa e il pastore luterano, «per i doni spirituali e teologici ricevuti attraverso la Riforma, confessiamo e deploriamo davanti a Cristo il fatto che luterani e cattolici hanno ferito l’unità visibile della Chiesa. Differenze teologiche sono state accompagnate da pregiudizi e conflitti e la religione è stata strumentalizzata per fini politici. (...) Oggi ascoltiamo il comando di Dio di mettere da parte ogni conflitto».

Il terzo punto, “Il nostro impegno per una testimonianza comune”, verte principalmente sulla testimonianza come via privilegiata per l'unità, «difendendo la dignità e i diritti umani, specialmente dei poveri, lavorando per la giustizia e rigettando ogni forma di violenza». In questo punto della dichiarazione si tocca anche il discusso tema dell'intercomunione, e si rileva che «molti membri delle nostre comunità aspirano a ricevere l’Eucaristia ad un’unica mensa, come concreta espressione della piena unità. Facciamo esperienza del dolore di quanti condividono tutta la loro vita, ma non possono condividere la presenza redentrice di Dio alla mensa eucaristica.  Riconosciamo la nostra comune responsabilità pastorale di rispondere alla sete e alla fame spirituali del nostro popolo di essere uno in Cristo. Desideriamo ardentemente che questa ferita nel Corpo di Cristo sia sanata. Questo è l’obiettivo dei nostri sforzi ecumenici, che vogliamo far progredire, anche rinnovando il nostro impegno per il dialogo teologico».

Il quarto e il quinto punto sono una esortazione all'impegno e alla preghiera per l'unità, ribadendo ancora una volta che «piuttosto che i conflitti del passato, il dono divino dell’unità tra di noi guiderà la collaborazione e approfondirà la nostra solidarietà».

IL DISCORSO ALLO STADIO DI MALMÖ

L'apertura di Papa Francesco è ancora un richiamo a quello che a questo punto possiamo davvero definire come la chiave ermeneutica che ha permesso questo incontro.  «Rendo grazie a Dio», ha detto il Papa, «per questa commemorazione congiunta dei 500 anni della Riforma, che stiamo vivendo con spirito rinnovato e nella consapevolezza che l’unità tra i cristiani è una priorità, perché riconosciamo che tra di noi è molto più quello che ci unisce di quello che ci separa».

Riferendosi poi alla testimonianze che hanno preceduto il suo intervento il Papa ha fatto riferimento ad alcuni temi che sono al centro del suo pontificato. A proposito della cura dell'ambiente ha condiviso la costernazione di una delle testimonianze «per gli abusi che danneggiano il pianeta, la nostra casa comune, e che producono gravi conseguenze anche sul clima. (...) gli impatti maggiori ricadono spesso sulle persone più vulnerabili e con meno risorse, che sono costrette ad emigrare per salvarsi dagli effetti dei cambi climatici, come diciamo nella mia terra, alla fine della gran festa la pagano i poveri!».

Ha poi ringraziato «tutti i Governi che assistono i rifugiati, i profughi e coloro che chiedono asilo, perché ogni azione in favore di queste persone che hanno necessità di protezione rappresenta un grande gesto di solidarietà e di riconoscimento della loro dignità. Per noi cristiani è una priorità andare incontro agli scartati (...)». Infine, un pensiero alla martoriata terra siriana: «Imploriamo la grazia della conversione dei cuori di quelli che detengono la responsabilità dei destini di quella regione».