È morta Nadia De Munari, la missionaria aggredita in Perù
Era stata gravemente ferita a colpi di machete mentre si trovava nella casa famiglia che dirigeva a Nuevo Chimbote, una baraccopoli.
È morta il 25 aprile per le gravi ferite riportate la missionaria laica in Perù Nadia De Munari, aggredita a colpi di machete quattro notti fa nella casa famiglia “Mamma mia” che dirigeva a Chimbote, una città sulla costa nord del paese. Lavorava come volontaria per l’Operazione Mato Grosso, un progetto missionario fondato nel 1967 dal sacerdote salesiano Ugo De Censi scomparso nel 2018 che oggi conta più di 500 volontari e circa 100 missioni. Oltre alla casa famiglia, Nadia gestiva sei asili e una scuola elementare. Aveva 50 anni e aveva lasciato l’Italia 25 anni fa per dedicarsi ai poveri, dapprima in Ecuador e poi in Perù. Si ipotizza che sia stata vittima di una aggressione a scopo di rapina. I ladri avrebbero rubato solo due cellulari. Anche un’altra donna è stata ferita e grazie a lei forse sarà possibile capire come si sono svolti i fatti. Nella casa famiglia vivevano altri volontari e alcune ragazze ospiti della struttura, ma dormivano in un’altra ala della abitazione e solo al mattino hanno scoperto la poveretta agonizzante. Nadia De Munari aveva scelto di svolgere la propria attività in una zona molto pericolosa, Nuevo Chimbote, una baraccopoli sovraffollata per il continuo afflusso di emigranti dai villaggi andini. Si aggiunge quindi all’elenco dei religiosi e dei laici missionari uccisi non in odio alla fede, ma perché hanno scelto di vivere in contesti degradati, accettando il rischio di cadere vittime di malviventi e persino delle stesse persone di cui si prendono cura. Non martiri, ma testimoni di fede, di carità li definisce l’agenzia Fides che su di loro pubblica ogni anno un rapporto. Nel 2020 sono stati 20 e il continente in cui si sono registrati più morti è proprio l’America dove hanno perso la vita cinque sacerdoti e tre laici.