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LO STUDIO

E' la crisi del matrimonio alla radice della disuguaglianza

Un luogo comune duro a morire vede nella crisi del matrimonio una conseguenza della disuguaglianza sociale e del disagio economico. Uno studio pubblicato dallo statunitense Institute for Family Studies, ribalta questa prospettiva. La crisi delle famiglie è a monte e non a valle delle disuguaglianze.

Famiglia 17_04_2016
Divorzio

Un luogo comune duro a morire vede nella crisi del matrimonio una conseguenza della disuguaglianza sociale e del disagio economico. Uno studio pubblicato dallo statunitense Institute for Family Studies, ribalta questa prospettiva.

Lo studio, redatto da W. Bradford Wilcox (ricercatore dell’American Enterprise Institute e associato della Georgetown University) e Anna Sutherland (giornalista), parte dall’osservazione dei livelli di educazione. E’ soprattutto con un maggior livello di educazione che si ha accesso a una vita migliore, con maggiori chance di inserimento nel lavoro e nella società e con più probabilità di fare carriera. Ebbene: il divorzio e la crescita di figli al di fuori di un matrimonio riguardano soprattutto le fasce meno educate della popolazione. Le probabilità statistiche di divorziare nei primi dieci anni di matrimonio sono pari al 36% fra coloro che non hanno portato a termine le scuole superiori, al 37% fra quelli che le hanno completate e appena all’11% fra i laureati. Il dato interessante è anche quello in prospettiva. La tendenza è in calo (ma comunque ancora molto alta) fra i meno educati: dal 46% negli anni ’70 al 36% degli anni ’90. Fra i laureati è scesa dal 15% degli anni ’70 all’11% vent’anni dopo, mentre fra quelli che hanno un diploma delle superiori resta stabile: dal 36% negli anni ’70 si sale leggermente al 37% nei vent’anni successivi. I dati ancora più eclatanti si hanno sui figli cresciuti al di fuori del matrimonio. Dagli anni ’70 ai primi anni 2000, sono cresciuti dal 33% al 54% coloro che hanno una mamma priva di titoli di studio, dal 13% al 44% quelli che hanno una mamma che ha almeno completato le superiori e solo dal 2% al 6% quelli che hanno una mamma laureata.

Abbiamo quindi un primo spaccato della disuguaglianza sociale: coloro che hanno meno titoli di studio e dunque fanno più fatica ad affermarsi economicamente, sono più frequentemente divorziati o cresciuti da madri o padri single. La stabilità della famiglia è maggiormente associata ad una maggior educazione e dunque anche ad un maggior benessere. Ma è nato prima l’uovo o la gallina? I due autori dello studio hanno finora dimostrato una correlazione fra livello di eduzione e stabilità familiare. Ora però, allargando il quadro a tutto il secolo, dimostrano anche come sia l’instabilità familiare ad aver provocato una maggior disuguaglianza. La crisi del matrimonio, infatti, non inizia affatto negli anni della Grande Crisi (1929-1941), quando le condizioni economiche erano decisamente più drammatiche rispetto a qualunque epoca successiva, ma negli anni ’60, che sono, economicamente parlando, anche il decennio della miglior distribuzione della ricchezza negli Stati Uniti, il periodo in cui c’erano meno disuguaglianze fra ricchi e poveri. Dunque la crisi del matrimonio ha preceduto di almeno due decenni una maggior divaricazione delle disuguaglianze sociali. E non è solo una coincidenza.

Wilcox e Sutherland citano gli studi di Bruce Western (Harvard University) e Molly Martin (Penn State University) che mostrano una correlazione forte fra la crescita dell’instabilità familiare (divorzi e crescita di figli al di fuori del matrimonio) e la disuguaglianza dei redditi. L’aumento dei divorzi e dei figli di genitori single lascia sempre più bambini e giovani a casa, alle dipendenze di una sola fonte di reddito. Aumenta di pari passo anche la disuguaglianza razziale. Come constata il sociologo Deirdre Bloome, citato dai due autori, il reddito medio di una famiglia afro-americana era pari al 60% di quello di una famiglia bianca negli anni dell’emancipazione e resta tuttora al 60%, secondo gli ultimi dati del 2008. Ma il gap dei redditi individuali si è ridotto nello stesso periodo. Ciò si spiega solo con l’aumento di divorzi e genitorialità single fra gli afro-americani. Non ci fosse stata quella crisi della famiglia, conclude il sociologo, oggi vi sarebbero meno differenze fra famiglie nere e bianche. Un altro ricercatore citato nello studio, David Autor del Massachusetts Institute of Technoloy, nota anche un “gender gap” senza precedenti nella storia: i maschi cresciuti al di fuori del matrimonio hanno più probabilità, rispetto alle femmine, di lasciare incompleti i loro studi e di finire nelle spire della criminalità. 

Dunque, la crisi del matrimonio ha creato maggiori disuguaglianze sociali a tutti i livelli. La sua causa è prevalentemente culturale. Come mostra ancora lo studio, sono gli anni ’60 il punto di partenza di questa trasformazione: anni di stabilità sociale, benessere, emancipazione razziale, ma anche turbolenza culturale. Sono gli anni della rivoluzione sessuale e del femminismo militante. E’ curioso che le persone più colte, con migliori titoli di studio, siano rimaste relativamente immuni a queste tendenze. Quando si è trattato di compiere scelte sulla loro vita personale e familiare, hanno generalmente optato per la stabilità. Le vittime principali sono quelle meno educate, con un diploma delle superiori o prive di qualunque titolo di studio. E’ dunque l’imparaticcio superficiale delle nuove ideologie che ha creato il grosso del danno. E’ anche interessante notare come, a tutti i livelli di educazione, salvo che per i diplomati alle superiori senza laurea, sia comunque in calo la tendenza al divorzio e alla crescita di figli senza genitori sposati. Resta dunque l’impressione che l’ideologia anti-familiare resti forte nei licei, ma sia, in generale, sempre meno attraente.