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Migrazioni
a cura di Anna Bono
Rifugiati

È iniziato in Tanzania il rimpatrio dei rifugiati burundesi

Nonostante le proteste dell’Unhcr e i timori espressi dai rifugiati, i primi 600 cittadini del Burundi, dal 2015 fuggiti in Tanzania e ospitati in alcuni campi, sono rientrati a casa il 3 ottobre

Migrazioni 08_10_2019

Il 1 ottobre è scaduto il termine fissato dal Tanzania a fine agosto per il ritorno in Burundi dei circa 220.000 profughi fuggiti da quel paese durante la crisi politica del 2015. Il 3 ottobre è iniziato il rimpatrio forzato di quelli – la maggior parte – che nel frattempo non sono rientrati in patria volontariamente. Si tratta di quasi 600 persone alle quali altre seguiranno secondo quanto previsto dagli accordi presi dai due paesi nel marzo del 2018. L’incaricato burundese per il rimpatrio, Nestor Bimenyimana, sostiene che in realtà tutti i rifugiati tornano volontariamente perché ormai la situazione del paese è stabile e i rifugiati non corrono pericoli. Anche il vice presidente del Burundi, Gaston Sindimwo assicura che i cittadini in esilio possono tornare a casa. Ma i suoi connazionali non gli credono e anzi ritengono che lui stesso sia una delle cause di insicurezza del Burundi che si appresta a tornare al voto nel 2020 e ancora non ha superato del tutto le tensioni del 2015 allorchè il presidente Pierre Nkurunziza violando la costituzione si è candidato per la terza volta scatenando proteste represse nel sangue. In una intervista un rifugiato ancora residente in Tanzania ha spiegato: “si scoprono di continuo corpi gettati nei fiumi o dispersi sulle colline. Il vicepresidente mente. Se la situazione fosse sicura nessun burundese vivrebbe all’estero perché noi amiamo il nostro paese”. Tuttavia anche la vita in Tanzania non è facile, dicono i rifugiati che lamentano frequenti abusi: “ci distruggono i mercati, rubano, ci picchiano come animali. Le carceri di Kigoma sono piene di burundesi costretti a lavorare come cani, giorno e notte”. Il ministro dell’interno di Bujumbura sostiene che il rimpatrio forzato riguarda soltanto i burundesi ai quali è stato negato asilo, circa 15.000. L’Unhcr replica che tutti i burundesi che si trovano in Tanzania hanno lo status di rifugiati. Da parte sua il Tanzania ha chiarito che ci sono tre motivi per rimpatriare i rifugiati: il Burundi è sicuro, i burundesi sono implicati in attività criminali e i tanzaniani a causa loro si sentono in pericolo al punto di non osare viaggiare in alcune parti del paese, come Kigoma.