E in Vaticano discutono sul Fil, la Felicità interna lorda
”Verso un’economia più umana e giusta. Un nuovo paradigma economico inclusivo in un contesto di disuguaglianze crescenti”. E il titolo del convegno promosso dall’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, il Cortile dei Gentili e il Pontificio Consiglio della Cultura. Dove si é discusso di il Fil, cioè la Felicità Interna Lorda.
L’agenzia Zenit l’aveva annunciato, incuriosendomi. Ecco il lancio: «Più economia e meno finanza, più etica e meno deregulation. Una richiesta ai maggiori economisti del mondo di aderire alla visione di papa Francesco, già illustrata nella enciclica Laudato sii». Uno potrebbe dire: ma che bisogno c’è di convocare questo gotha per una cosa che già si sa?
Comunque, il 21 settembre è andato in onda il convegno ”Verso una economia più umana e giusta. Un nuovo paradigma economico inclusivo in un contesto di disuguaglianze crescenti”. Insomma, tesi già bella e pronta, cui si può solo aderire-plaudire. Prestigiosa sede romana, Palazzo Borromeo, promosso dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede «in sinergia» col (e ti pareva) Cortile dei Gentili e collaborazione del Pontificio Consiglio della Cultura. Starring: il Premio Nobel economico Angus Deaton, Jean-Paul Fitoussi e Dominque Yvan der Mensbrugghe (economisti), i presidenti di camera&senato Laura Boldrini e Pietro Grasso, il ministro Giuliano Poletti (già presidente della Legacoop e ora a capo del dicastero del lavoro), il solito Giuliano Amato in qualità di presidente della fondazione Cortile dei Gentili.
Last but not least, il cardinale Ravasi, deus ex machina del Cortile medesimo. Il quale, alla presentazione, ha sottolineato che il Cortile «è impegnato già da tempo ad approfondire il confronto sull’economia sostenibile». Mi riservo di approfondire (io) il concetto di economia INsostenibile, perché (io, almeno) mi ritrovo di anno in anno sempre più povero. Il Cortile, leggo, «presto aprirà un confronto sul tema del Fil, acronimo di Felicità Interna Lorda». I’chell’è (dicono i fiorentini)? Ecco: «che prende in considerazione indicatori come qualità dell’aria, la salute dei cittadini, l’istruzione, la ricchezza dei rapporti sociali». Ah. Vabbe’, seguiamo Zenit, che fa, due giorni dopo, il riassunto del convegno.
L’ambasciatore Mancini ha detto che «si nota una accentuazione delle diseguaglianze». Anzi, «si dilata a dismisura la forbice dei redditi». Perciò, «serve un modello distributivo più equo». Infatti, «nell’enciclica Laudato Si’, Papa Francesco ha indicato la non sostenibilità del sistema economico attuale». Poi Ravasi, il quale «nel pamphlet che accompagnava l’incontro» ha spiegato che (cito) «l’uomo primordiale esprime la sua umanità quando dipinge, canta, prega, compone, danza, gioca, quando cioè non realizza un’operazione economica». Come vincere, allora, l’egoismo brutale teso al possesso? Con l’agape inteso come «amore e dono».
Mi sembra corretto, in fondo anche un cardinale è un prete. Non si portano tutte le domeniche, da parte del popolo, i “doni” all’altare? «Il dono è una componente prodigiosa e preziosa dell’economia», ha ribadito. Ne sa qualcosa l’Africa (penso io) che da mezzo secolo piglia “doni” occidentali ma di decollo economico non se ne parla. Il “dono” l’ha solo ingolosita, tant’è che ora viene a prenderselo a domicilio (nostro). Mi sia consentito di risparmiarvi gli interventi della Boldrini e del Grasso, che sono facilmente intuibili. Immagino che, data l’originalità del tema e la (sia detto senza offesa) prevedibilità degli interventi (del resto, il titolo del convegno era praticamente un diktat), tutti gli occhi si siano puntati, a quel punto, su Deaton, il Nobel.
Il quale, bontà sua, ha ricordato che nell’ultimo mezzo secolo il tanto vituperato capitalismo ha ridotto di parecchio la povertà, la mortalità infantile e pure quella degli anziani. «È vero che sono ancora tanti (quelli, ndr) che soffrono di sottosviluppo e ingiustizie, ma in generale il mondo sta migliorando sempre di più». Sono gli argomenti che gli hanno meritato il Nobel e hanno fatto chiedere a un lettore del blog di Repubblica se Deaton sia «di destra». Forse memore di questo e del titolo del convegno, a un certo punto, però, ha tuonato contro le lobby affaristico-finanziarie, la speculazione etc., in un crescendo culminato in Donald Trump (sic!) indicato come «una vera minaccia per la democrazia!». Con tanto di punto esclamativo.
Uno potrebbe chiedersi che cosa gliene freghi a lui, che è scozzese e pure sir britannico. Ma la vera domanda, mi si consenta, è quella di Giuda: la spesa per convegni del genere non sarebbe meglio “donarla” ai poveri?