Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
IDEOLOGIA

E il politically correct si abbatté sulla Marcia di Radetzky

Il nuovo direttore della Filarmonica di Vienna si è rifiutato di dirigere la partitura della Marcia di Radetzky nella versione di Weninger, quella che ascoltiamo da decenni. Perché? Perché Weninger era iscritto al Partito nazista. Bene, l’Europa ora è salva… Chissà se i fan del politicamente corretto conoscono il pensiero di Puccini: censureranno anche lui?

Cultura 19_12_2019

Attenzione, attenzione! Avete presente la Marcia di Radetzky, quella che ogni anno fa battere le mani a grandi e piccini alla fine del concertone di Capodanno da Vienna? Ebbene, a vostra insaputa, per interi decenni siete stati sottoposti a un processo di nazificazione subliminale. Eh già, perché fino ad oggi gli insospettabili e paciosi professori d’orchestra della Filarmonica di Vienna ci hanno propinato la versione della Marcia arrangiata da Leopold Weninger, un compositore che era iscritto al Partito nazionalsocialista tedesco. Se confrontiamo il brano incriminato con la “Urfassung”, ovvero la versione originale di Johann Strauss senior, si può notare come quella di Weninger sia appena un filo più baldanzosa, fatta apposta per strappare un ritmico applauso da parte del pubblico.

Ma fortunatamente, a stroncare i rigurgiti d’odio prodotti dal Concerto di Capodanno ci ha pensato  il nuovo direttore della Wiener Philharmoniker, il lettone Andris Nelsons, classe 1978, che si è nobilmente rifiutato di dirigere la nefanda partitura. Il novello Stauffenberg in papillon e code di rondine ne ha quindi commissionata un’altra all’archivio musicale dell’orchestra. Possiamo finalmente tirare il fiato: l’Europa è salva. Magari inseriranno nella partitura assoli e interventi del flauto dolce, dell’arpa e dell’oboe d’amore.

Ci permettiamo di suggerire all’amministrazione del Musikverein, la magnifica sala dove si svolge il concerto, di bandire dalla buvette anche la somministrazione di Fanta. Eh sì, perché il marchio della bevanda nacque in Germania in pieno regime hitleriano, nel 1940, a guerra iniziata, dato che l’embargo Usa non consentiva l’approvvigionamento di sciroppo di Coca-Cola. Così il suo principale imbottigliatore tedesco, Max Keith, si inventò questa bevanda (da Phantasie) ottenuta dal siero del latte e dalle fibre di mela da sidro. Chissà quanti ragazzini della Hitler-Jugend si saranno dissetati con la malefica bevanda alla fine delle loro giornate sportive…

L’uscita politicamente corretta del nuovo direttore d’orchestra ha sortito furbamente il voluto effetto pubblicitario per se stesso. Ma in pochi sembrano capire che la notizia produrrà la nostalgia del pubblico verso la vecchia - oggettivamente gradevolissima - versione di Leopold Weninger (fino a ieri un Carneade) che oggi tutti sapranno essere l’autore di varie marce del Terzo Reich. E in molti andranno a curiosare su Youtube e assorbiranno le potenti forme di propaganda di 80 anni fa. Complimenti, come al solito il politicamente corretto centra in pieno i suoi obiettivi!

Specchio fedele di tali acutezze d’oltralpe, l’articolo entusiasta di Avvenire, testata ormai completamente imbibita ed ebbra dell’olio da conserva ittica: ”Un segno forte quello voluto dal direttore Nelsons”, (!) scrive sul quotidiano dei vescovi Pierachille Dolfini, e ancora: “La nuova edizione, realizzata grazie alla collaborazione di tutto lo staff dei Wiener, è finalmente libera dalle ombre brune del passato”.

A proposito di censure musicali, ci sentiamo di lanciare un ghiotto boccone ai colleghi di Avvenire e ai nostri Catoni all’amatriciana. In questi giorni sembra che l’Italia abbia scoperto per la prima volta la Tosca di Puccini. La diretta dalla Scala, alla presenza del presidente Sergio Mattarella e della senatrice Liliana Segre, ha avuto grande successo. Questo, nonostante l’opera fosse stata sconciata dalla insultante regìa di David Livermore che, oltre al resto, ha voluto che la devota, appassionata Floria strangolasse Scarpia con la stessa veemenza di un Thug, senza lasciare né candelabri né crocifisso sul suo corpo.

Ma a parte questi dettagli, che fareste se vi citassimo quanto scriveva Giacomo Puccini nella prima metà degli anni Venti? “Io sono per lo Stato forte. A me sono sempre andati a genio uomini come De Pretis, Crispi, Giolitti, perché comandavano e non si facevano comandare. Non credo nella democrazia, poiché non credo alla possibilità di educare le masse. È lo stesso che cavar l’acqua con un cesto! Se non c'è un governo forte, con a capo un uomo dal pugno di ferro, come Bismark una volta in Germania, come Mussolini, adesso in Italia, c’è sempre pericolo che il popolo, il quale non sa intendere la libertà se non sotto forma di licenza, rompa la disciplina e travolga tutto. Ecco perché sono fascista: perché spero che il fascismo realizzi in Italia, per il bene del Paese, il modello statale germanico dell'anteguerra”.

Vi abbiamo dato un bel compitino per le vacanze, eh?