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POLEMICHE

E Giorgio Napolitano "sposa" Marco Pannella

Da tempo il presidente della repubblica legittima il leader radicale come alfiere del relativismo.
Lo dimostra il loro recente carteggio.

Attualità 13_07_2011
Napolitano e Pannella
E’ alquanto singolare il carteggio letto, nelle ultime settimane, tra il Presidente della Repubblica e Marco Pannella. Sembra uno scambio di lettere d’amore. Ma non è così. I due, ottuagenari, si conoscono da tempo immemorabile e sono tra i pochi personaggi presenti nella scena politica attuale reduci della Prima Repubblica.

Napolitano, erede di quella cultura comunista
che ha dominato e domina tuttora settori cruciali dell’identità di un Paese, come, ad esempio, quello culturale e quello della scuola. Pannella, protagonista di iniziative che hanno fortemente inciso sulla secolarizzazione della società italiana: l’aborto e il divorzio, ieri; l’eutanasia e le altre proposte contro la vita e il diritto naturale che i radicali promuovono oggi, insieme alla loro sapiente campagna contro la Chiesa, la gerarchia vaticana – definita “simoniaca” - e il mondo cattolico.

Politicamente, i destini dei due si sono incrociati molte volte. Come accadde nel ’94, quando doveva essere proprio Napolitano il commissario dell’Unione europea a nomina italiana. Sembra che Berlusconi avesse già firmato la nomina, ma Pannella – non sappiamo con quali strumenti, che possiamo solo intuire - riuscì a giocare una delle sue tante partite magistrali: nel corso di una notte, capovolse la decisione e il Presidente del Consiglio nominò commissaria europea l’altra icona radicale, la “principessa” Emma Bonino, che già aveva alla sue spalle una lunghissima e imbattibile carriera parlamentare. E' in Parlamento, italiano ed europeo, dal 1976, con una brevissima interruzione agli inizi degli anni ’90 ed una un po’ più lunga dopo il 2001, quando si trasferì in vacanza al Cairo, ad imparare l’arabo, salutando tutti con la frase che fece epoca “sto tanto male che vorrei tanto chiudermi in un armadio” .

Alla nomina, il suo demiurgo le scrisse: “Principessa, ora tutti s’inchineranno ai tuoi piedi”. Così fu. Madama Bonino costruì il suo grande avvenire e, con una campagna elettorale di decine di miliardi di vecchie lire, fu perfino candidata alla Presidenza della Repubblica, per poi conseguire, con il suo nome sulla lista, un risultato storico alle elezioni al Parlamento europeo, l’8.5%, con alcuni degli eletti, allora sconosciuti, che a trent’anni potevano guardare alla prospettiva serena di una lauta pensione. Ma questa è un’altra storia, come le tante che riguardano il mondo dei cosiddetti diritti civili – come li chiama anche Napolitano –, che sono gestiti con una regia mass-mediatica geniale, tanto da consentire che una forza esigua conservi intatto un potere gigantesco, da decenni, insinuante ed insidioso. Nei confronti del quale, anche in queste ore, s’inchinano parlamentari, personalità ed anche religiosi - l’elenco delle adesioni all’ ”iniziativa sull’amnistia per le carceri e per la Repubblica”, come la definisce Pannella, è impressionante – rappresentanti di quell’establishment e di una “compagnia di giro”, che non può fare evidentemente a meno di alimentare qualsiasi iniziativa provenga da quella fonte, a maggior ragione se sostenuta, come spesso avviene, dalle massime cariche istituzionali dello Stato.

Ma torniamo al carteggio Pannella-Napolitano. “La davvero straordinaria, quotidiana, pubblica, sapiente opera – e fatica – nella quale il suo ottantaseiesimo anniversario ha colto il Presidente della Repubblica trova il paese sensibile e riconoscente. Quanto la sua forza morale consente a tutti di riconoscergli la sua continua eccezionale creazione di energia anche fisica e intellettuale, anziché il suo spendersi e consumarsi, come umanamente certo più consueto, più ‘normale’”. Così, il 30 giugno scorso, il leader radicale si è rivolto al Presidente della Repubblica, in occasione del suo ottantaseiesimo compleanno. Al Presidente Cossiga, che esternava quotidianamente il suo pensiero, perché si rendeva conto, con le sue cosiddette “picconate”, che solo così avrebbe potuto salvare quel che rimaneva della Prima Repubblica, Pannella, furibondo, rivolgeva accuse violentissime, come quella di “attentato alla Costituzione”.

Al Presidente Napolitano, che molto più di quanto facesse il suo predecessore, interviene nel dibattito politico, talvolta orientandolo, spesse volte condizionandolo, il leader radicale rivolge il suo omaggio, definendolo “fortemente animato dalla sua capacità di dedizione anche personale alla funzione di massima magistratura dello Stato italiano, evoca – insomma e finalmente - la grande virtù repubblicana”(!). Per poi ricordare che “il Presidente ha voluto recentemente tornare ad altamente onorarmi di suoi pubblici elogi e riconoscimenti”. Quest’ultima affermazione è assolutamente vera.

La lettera
rivolta dal Presidente della Repubblica al leader radicale dello scorso 23 giugno, mentre questi si era fatto ricoverare in clinica a seguito del suo sciopero della sete, esordiva così: “Credo che l’Italia ti debba il giusto riconoscimento per la determinazione con la quale hai intrapreso tante battaglie per sollecitare una piena affermazione e tutela delle liberta’ civili e dei diritti dei cittadini” e continuava: “alcuni temi che nei decenni passati hanno via via sensibilizzato e coinvolto la pubblica opinione del nostro Paese, come quelli del divorzio, della regolamentazione dell’aborto, del riconoscimento dell’obiezione di coscienza, del pluralismo dell’informazione, della tutela dell’ambiente, della necessità, invocata con indiscutibile lungimiranza, di combattere e debellare la fame nel mondo e di eliminare in tutti i paesi la pena di morte, sono diventati patrimonio culturale comune di larga parte della società italiana”.

L’investitura che il Presidente della Repubblica ha fatto del leader radicale è un atto molto serio e rilevante. Chi lo legge solo come un’indicazione di Pannella prossimo senatore a vita, sbaglia. E’ molto di più. E’ un atto che legittima politicamente e platealmente agli occhi dell’opinione pubblica uno degli artefici principali di quel relativismo etico, che ormai permea la società italiana in modo devastante, in tutti gli ambiti e in tutti gli aspetti della vita quotidiana. Ed è anche un atto che per i suoi contenuti, imporrebbe a Napolitano di intervenire, come prevede la Costituzione, con un messaggio alle Camere sui contenuti dell’iniziativa. Per evitare di far pensare a male: che si tratti solo d’amore, che in politica, si sa, lascia il tempo che trova.