E continuavano a chiamarlo Vatican Sniper
Ci sono voluti un po’ di giorni per riordinare le idee dopo la pubblicazione dell’intervista sul mensile “Il Timone”. Ma ora la decisione è presa, la parola d’ordine è lanciata: eliminare il cardinale Müller. Il segnale è un articolo su Vatican Insider, che in sostanza invita il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede a dimettersi.
Ci sono voluti un po’ di giorni per riordinare le idee dopo la pubblicazione dell’intervista sul mensile “Il Timone”. Ma ora la decisione è presa, la parola d’ordine è lanciata: eliminare il cardinale Müller. Le sue parole a difesa della dottrina – lui che è il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede - evidentemente hanno dato molto fastidio, sono state giudicate non in linea con le intenzioni del Papa. Nell'intervista, Müller ricorda che la Amoris Laetitia non può essere interpretata in discontinuità con il Magistero precedente, per cui niente comunione ai divorziati risposati; e che nel processo ecumenico bisogna ricordare che Lutero ha intaccato il contenuto della Rivelazione.
Due altolà lanciati sia ai vescovi sia a Papa Francesco, che certamente hanno indispettito: e il super-cecchino, Vatican Sniper, è entrato in azione. Ieri un lungo articolo per ripercorrere, negli ultimi 50 anni, la storia dei disaccordi tra Papi e più stretti collaboratori, il segretario di Stato o il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Scopriamo quindi che divergenze su alcune scelte ci sono sempre state ma si risolvevano in privato, anche con la disponibilità dei collaboratori a dimettersi se il Papa non sentiva ragioni. Oggi invece, lamenta Vatican Sniper, questi cardinali parlano attraverso i giornali. L’invito è chiaro: il cardinale Müller si dimetta. Qualcuno obietterà: in nessuna parte dell’articolo si nomina il cardinale Müller. È vero, ma questo è il classico stile clericale: quando si deve eliminare qualcuno non lo si affronta direttamente, gli si fa sentire un’atmosfera ostile che gli cresce intorno, si fanno allusioni, si insinua, si mandano messaggi obliqui. Inoltre, facendo così si fa capire che non è un problema personale, la stessa sorte può toccare a chiunque altro si metta sulla stessa strada. Oggi tocca a Müller, ma il messaggio deve arrivare anche ad altri nomi noti.
Intanto però, siccome il segnale è stato dato, è già iniziato il tiro incrociato: Alberto Melloni su Repubblica aveva già precorso i tempi e qualche giorno fa aveva detto che solo per la metà di quello che ha fatto e detto, al cardinale Müller un Pio XII avrebbe tolto la berretta cardinalizia. Su Panorama.it, in un articolo di Orazio La Rocca dedicato al librettino in uscita del cardinale Coccopalmerio che giustifica la comunione ai divorziati risposati, non manca il pensierino per Müller: «Gesto di palese scortesia verso il Papa» è rendere pubblici i dubia, e stessa scortesia è servirsi delle interviste: «Come, ad esempio, ha fatto nei giorni scorsi il cardinale tedesco Gerhard Ludwig Muller, prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, che a un giornale ha apertamente criticato l'ammissione ai sacramenti di conviventi e divorziati risposati perché, ha ammonito, la Dottrina “non si tocca”». Curioso: oggi difendere la dottrina è diventato un capo d’accusa
E chissà cosa ci aspetterà nei prossimi giorni. Sicuramente i toni si stanno facendo sempre più violenti, e lo può testimoniare il cardinale Raymond L. Burke: dopo essere stato esautorato alla guida spirituale dei Cavalieri di Malta, dopo aver subito attacchi ripetuti dai soliti Guardiani della Rivoluzione, ieri 10 febbraio è stato l’obiettivo di un violentissimo articolo del Washington Post che chiede – con una certa presunzione e arroganza, si deve dire – che il Papa lo cacci da Roma dove potrebbe ostacolare il cammino di riforma che Francesco sta portando avanti con successo. L’autrice dell’articolo, Emma-Kate Symons, è notoriamente lontana da posizioni cattoliche – davvero curioso che a preoccuparsi così tanto del cammino di riforma della Chiesa siano quelli che la odiano - ma pare che sia terrorizzata per una eventuale alleanza tra Burke e l’amministrazione Trump, che (non si capisce bene in che modo) potrebbe agevolare l’ascesa del fascismo in Europa.
È un tipico delirio da anni ’70, ma la violenza delle parole (anche in Italia) induce a non sottovalutare il fenomeno.