Due popoli in due Stati, Biden riprende la politica Usa nel Medio Oriente
Viaggio di Biden in Medio Oriente. Gesto di fiducia nei confronti dei palestinesi: una visita a Gerusalemme Est. Il presidente non riconosce l'indipendenza della Palestina, ma ripristina la formula "due popoli in due Stati". Francesco Patton (custode di Terra Santa): "accompagnare con la preghiera gli sforzi della politica".
Dopo l'atterraggio dell'aereo presidenziale statunitense all'aeroporto internazionale di Riyad, King Khalid (il nome del quarto re della monarchia saudita), precedentemente decollato dal Ben Gurion di Tel Aviv con destinazione Arabia Saudita, da una piattaforma missilistica di Gaza, poco dopo la mezzanotte, tra venerdì e sabato della scorsa settimana, sono stati lanciati due razzi contro Israele. Uno è stato intercettato dal sistema di difesa Iron Dome, il secondo ha raggiunto un'area vicina ad Ashkelon, la città israeliana più vicina a Gaza, senza però causare danni.
Un'azione del gruppo Hamas, a dimostrazione della sua contrarietà agli accordi tra Stati Uniti, Arabia Saudita e Israele. In particolare, all'intesa che vedrà il trasferimento di un paio di isole del Mar Rosso dall'Egitto all'Arabia Saudita, mentre, quest’ultima consentirà alle compagnie aeree israeliane di sorvolare il suo territorio nelle rotte verso l'Estremo Oriente. Si prevede anche che i sauditi daranno l'autorizzazione per voli diretti da e per Israele ai pellegrini musulmani.
Immediata la risposta dell'aviazione israeliana che ha bombardato una struttura sotterranea di Hamas per la produzione di materiali missilistici. «Quello preso di mira dagli aerei con la stella di Davide è uno dei siti più grandi e importanti della Striscia di Gaza per la produzione di materiali per razzi da parte del gruppo terroristico» ha affermato il portavoce dell'IDF (le forze armate israeliane). A seguito degli attacchi aerei, il portavoce di Hamas, Hazem Qassem, ha affermato che «l'occupazione dei Territori, da parte degli israeliani, non sarà in grado di spezzare la volontà del nostro popolo di contrastare la colonizzazione, ma che aumenterà, invece, la resistenza». L'ultima volta che sono stati lanciati razzi dall'enclave governata da Hamas è stato il 18 giugno scorso, sempre in direzione di Ashkelon. Due mesi prima, un razzo è stato scagliato verso le comunità meridionali israeliane di Kissufim ed Ein Hashlosha, situate di fronte alla città di Khan Yunis.
La reazione di Hamas alla visita di Biden era prevedibile, nonostante l'impegno della Casa Bianca a sostegno del popolo palestinese. Il capo degli Stati Uniti, infatti, durante l'incontro con il presidente dell'Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, lo scorso venerdì a Betlemme, ha promesso il suo sostegno a una risoluzione sui due Stati, basata sui confini stabiliti prima della guerra dei Sei giorni. «Due Stati lungo i confini del 1967, con scambi concordati, rimane il modo migliore per raggiungere sicurezza, prosperità, libertà e democrazia per i palestinesi, così come per gli israeliani. Il popolo palestinese merita uno Stato proprio, senza interruzioni territoriali, che sia indipendente e sovrano» ha affermato Biden.
Se da una parte ha dato speranza al popolo palestinese, dall'altra ha risposto negativamente alla richiesta del presidente Mahmoud Abbas di riconoscere unilateralmente lo Stato palestinese, ma ha ribadito la volontà della Casa Bianca di fare il possibile affinché la Palestina sia uno Stato sovrano.
Un messaggio chiaro Biden lo ha indirizzato anche al governo israeliano. Lo ha fatto all'inizio della giornata di venerdì, quando visitando l'ospedale Augusta Victoria di Gerusalemme Est, sul Monte degli Ulivi, gestito dalla Federazione Luterana Internazionale, proprio nelle vicinanze della Nunziatura della Santa Sede, ha fatto togliere la bandiera dello Stato d'Israele dall’auto presidenziale blindata, lasciando unicamente quella degli Stati Uniti. Non solo: durante la visita, la prima di un presidente americano in una località di Gerusalemme Est, Biden non ha voluto essere accompagnato da nessun funzionario israeliano. La destra ebraica, dal canto suo, ha interpretato il gesto come una possibile riabilitazione di Gerusalemme Est a capitale di un futuro Stato palestinese.
Il Capo della Casa Bianca, da parte sua, ha annunciato che gli Stati Uniti garantiranno 100 milioni di dollari per i servizi sanitari palestinesi di Gerusalemme Est e altri 200 milioni alla United Relief and Works Agency for Palestine Refugees. Gli Stati Uniti si sono impegnati anche a porre in atto misure per migliorare la vita dei palestinesi, inclusa la fornitura di un sistema internet 4G, energie rinnovabili e libertà di movimento di merci e persone. Biden ha affermato che la morte della giornalista palestinese-americana Shireen Abu Akleh, uccisa lo scorso maggio mentre seguiva un’incursione dell'IDF a Jenin, sia da ricondurre probabilmente ad un colpo sparato accidentalmente da un soldato dell'esercito israeliano. «Era una cittadina americana e un'orgogliosa palestinese, il cui lavoro giornalistico era vitale per la democrazia. Gli Stati Uniti continueranno a insistere per ottenere un resoconto completo e trasparente della sua morte e seguiteranno a chiedere al Governo israeliano di fornire una relazione completa della morte della giornalista» ha detto Biden.
Unilateralmente, la Casa Bianca ha annunciato ulteriori gesti di buona volontà nei confronti dei palestinesi, inclusa l'intesa con Israele di consentire l’apertura di 24 ore al giorno del valico di Allenby, situato nella valle del Giordano, nei pressi di Gerico, e che collega la vicina Giordania, a partire dal prossimo mese di settembre. Sin dai prossimi giorni un gruppo di lavoro valuterà le misure per stabilire la presenza dell'Autorità Palestinese sul ponte di Allenby, mantenendo, comunque, la priorità della questione della sicurezza di Israele.
La visita del presidente degli Stati Uniti a Betlemme è stata anche l'occasione «per riportare, all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale, un conflitto mai sopito e che non ha più avuto particolare risalto», ha commentato p. Francesco Patton, custode di Terra Santa. Biden è stato accolto nella chiesa di santa Caterina, a fianco della Basilica della Natività, dove il presidente si era recato per un momento di preghiera, prima di entrare nel tempio cristiano, costruito sul luogo dove è nato Gesù, accompagnato dai rappresentanti dei tre riti che controllano la basilica: ortodossi, armeni e francescani. «Il nostro desiderio espresso al presidente – ha aggiunto Patton – è che si faccia il possibile per la pace. Come custodi dei Luoghi Santi abbiamo ribadito di accompagnare con la preghiera gli sforzi della politica. Questo è il messaggio che cerchiamo sempre di trasmettere». Il patriarca greco-ortodosso, Teofilo III, invece, ha denunciato che «la Chiesa del Santo Sepolcro è seriamente minacciata dalle forze ebraiche estremiste che hanno preso di mira il quartiere cristiano di Gerusalemme con l'obiettivo di alterare la natura storica, demografica e geografica, facendo di tutto per porre fine alla presenza cristiana in città ed ha invitato il presidente Biden a fermare la cacciata dei cristiani da Gerusalemme»