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CONTRADDIZIONI

Down, genocidio nascosto tra inclusione e selezione

Oggi si celebra la giornata Onu della sindrome di Down al motto di "inclusione significa". Ma i dati mostrano spaventosamente che sulle persone affette da trisomia 21 è stata compiuta una selezione umana attraverso l'aborto: da 27 a 10 ogni 10mila nati. 

Editoriali 21_03_2022

Il 21 marzo è la Giornata mondiale della Sindrome di Down, in inglese WDSD - World Down Syndrome Day. Un appunntamento internazionale – sancito ufficialmente anche da una risoluzione dell’ONU - nato una ventina d’anni fa per diffondere una maggiore consapevolezza e conoscenza sulla sindrome di Down, nonché - nelle intenzioni dei promotori - per creare una “nuova cultura della diversità” e per promuovere il rispetto e l’inclusione nella società di tutte le persone con sindrome di Down. La scelta della data 21/3 non è casuale: la sindrome di Down, detta anche Trisomia 21, è caratterizzata dalla presenza di un cromosoma in più – tre invece di due – nella coppia cromosomica n. 21 all’interno delle cellule.

Questa giornata è sempre tematica, e quest’anno il tema scelto dalla comunità internazionale è “Inclusion means…”, ovvero  “inclusione significa”. La parola “inclusione” è uno dei vocaboli più usati nel linguaggio sociologico e politico, come ben sappiamo. La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (UN CRPD) spesso fa riferimento al tema dell’inclusione. Se è ampiamente accettato che tutti dovrebbero avere le stesse opportunità, partecipare alle stesse attività e godere delle stesse esperienze nella vita, nella realtà le persone con sindrome di Down e altre disabilità intellettive non beneficiano ancora di una piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società.

Ma parlare di “inclusione” per le persone con Sindrome di Down suona oggi quasi grottesco. Da anni infatti è in atto un genocidio nascosto di questi esseri umani. Una guerra non dichiarata, una spaventosa selezione razziale di tipo eugenetico, come il mondo non aveva mai conosciuto.

Uno studio pubblicato lo scorso anno sull’European Journal of Human Genetics ha esaminato un periodo recente di cinque anni, quello tra il 2011 e il 2015,rilevando quanti bambini con la sindrome di Down sono nati e quanti potevano nascere se non fossero stati abortiti solo perché portatori della Sindrome di Down, una diagnosi fatta attraverso gli screening prenatali, che si è trasformata per migliaia di bambini  in una condanna a morte. Senza tale pratica di aborto selettivo, in Europa avremmo avuto 27 bambini con la Trisomia 21 ogni 10 mila nati. In realtà sono stati invece 10. Senza aborti selettivi ne sarebbero nati 17 mila, ne sono nati invece 8 mila. Numeri che unitamente agli studi più recenti nei singoli stati sulla progressiva scomparsa dei bambini con la sindrome di Down tornano ad agitare lo spettro dell’aborto come mezzo per effettuare un vero e proprio  “controllo di qualità” sulla popolazione europea.

I dati per Stato sono impressionanti: rispetto alle stime previste in Spagna sono nati l’83 per cento di bambini con la sindrome di Down in meno, in Italia il 71 per cento in meno. In Danimarca la riduzione è stata del 79 per cento: qui, in un Paese egualitario ed “inclusivo”, sono nati soltanto 18 bambini Down in tutto, incredibilmente sfuggiti alle selezioni eugenetiche. Selezioni che vengono praticate esercitando una pressione psicologica fortissima e allo stesso subdola sui genitori. Perché proseguire una gravidanza di un bambino destinato ad essere un disabile, e ancor di più: un infelice? L’arma psicologica della “infelicità” , purtroppo si rivela spesso vincente.

Una categoria, quella dell’infelicità, che non ha alcun fondamento scientifico, che non è dimostrata da prove quali possono essere diagnosi di depressione o uso di psicofarmaci nelle persone Down. Anzi, la testimonianza che viene da famiglie e agenzie educative prova esattamente il contrario. Oggi i giovani Down  possono frequentare le scuole, vivere in modo indipendente e godere di un’aspettativa di vita simile a quella del resto della popolazione. E gode anche di una inclusione sociale anni fa inimmaginabile.

Ma potrebbe essere l’ultima fortunata generazione di persone Down. Il futuro prossimo è quello di una loro scomparsa, come l’estinzione di una specie. L’obiettivo delle istituzioni politiche è quello di avere dei Paesi “Down-Free”, liberati da questa presenza che evidentemente è particolarmente fastidiosa. E’ l’incubo di una umanità selezionata su criteri genetici, dove organismi internazionali anonimi e anodini decidono chi ha diritto di vivere e di morire. Giusto quindi difendere i diritti delle persone Down di questa generazione, ma è anche assolutamente prioritario difendere la vita, il diritto alla vita, di queste persone, sempre meno disabili, e quindi incomprensibilmente discriminati e selezionati.