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LA LETTERA DI UNA "SENTINELLA"

Dove va la libertà? (sempre che ci sia ancora)

Una Sentinella ci scrive: «Prima potevamo sceglierci le piazze, poi iniziarono a mettere sempre più ostacoli; ora le veglie vengono fatte in luoghi resi inaccessibili dai divieti. La libertà ci viene tolta un pezzo alla volta, in maniera accettabile. Sta a noi accorgersi in tempo. Noi ci siamo accorti».

Libertà religiosa 04_04_2017

Caro Direttore,

È ancora possibile manifestare liberamente in Italia? Non è una una domanda retorica la mia: sono sinceramente preoccupato per alcuni fatti che sto vivendo personalmente negli ultimi tre anni. Parlo della mia esperienza come Sentinella in piedi.

All'inizio potevamo scegliere liberamente le piazze, poi pian piano sono arrivate delle restrizioni per cui l'utilizzo di alcune zone della città per manifestare era a noi impedito. Poi pian piano sono arrivate le costrizioni sulle piazze. Poi pian piano sono arrivate le transenne. Poi pian piano le transenne si sono ristrette. Poi pian piano hanno iniziato a chiederci di spostarci in piazze periferiche.

Poi pian piano venivano bloccati gli accessi alle piazze durante le veglie in modo che nessuno potesse entrare. Poi d'improvviso ci siamo trovati in una piazza isolata, senza alcun passaggio. Peraltro man mano aumentavano le costrizioni da parte della Questura, in una serie armoniosa di fortunate coincidenze sicuramente casuali, venivano proporzionalmente meno le contromanifestazioni. Non che non ce ne fossimo accorti, durante i vari passaggi. Eravamo ben coscienti del progressivo restringimento del nostro spazio. Però ci sono alcuni passaggi che sono accettabili e quindi uno li accetta e per quieto vivere e perché qualcosa è meglio di niente.

Ma si arriva ad un certo punto in cui la situazione è insostenibile, in cui urgono rimedi perché gli stessi che dovevano garantire il tuo diritto a manifestare sono diventati il principale ostacolo a detto diritto. Tutto questo per dire che la libertà non ci viene portata via tutta assieme, in un colpo solo. La libertà ci viene tolta un pezzo alla volta, in maniera accettabile. Sta ad ognuno di noi accorgersi in tempo. Noi ci siamo accorti.

Ritorno alla mia domanda iniziale: è ancora possibile manifestare liberamente in Italia? Siamo in un periodo storico in cui più che mai vale il detto “nasci produci consuma crepa”. Mentre in Italia muoiono ogno anno più di centomila cittadini a causa dell'aborto, in Parlamento non si discute di altro che come ridurre al minimo diritti e garanzie dei lavoratori perchè sia chiaro che lo scopo della vita è produrre, di come rendere più facile al popolo drogarsi perchè non crei troppi problemi, e con la prossima legge sull'eutanasia mascherata da biotestamento di come far fuori quanti non sono più ritenuti utili o comodi per la società.

Possiamo dire che tutto questo non ci piace? Possiamo dirlo pubblicamente in piazza senza che il nostro primo, ed al momento unico, avversario sia lo Stato rappresentato dalla Questura? Concludo con due citazioni ed un appello.

La prima di Václav Havel perchè rappresenta esattamente i sentimenti che assieme a tanti amici provo davanti alla situazione sopraccitata: "Un uomo non diventa dissidente perché un bel giorno decide di intraprendere questa stravagante carriera, ma perché la responsabilità interiore combinata con tutto il complesso delle circostanze esterne finisce per inchiodarlo a questa posizione: viene espulso dalle strutture esistenti e messo in confronto con esse".

Sempre nello stesso discorso, l'ex Presidente della Repubblica Ceca ebbe a dire che “la libertà è indivisibile. L’attacco alla libertà di uno è un attacco alla libertà di tutti. Fino a quando la società sarà divisa nell’indifferenza, e gli uni osserveranno in silenzio la persecuzione degli altri, nessuno si affrancherà dalla manipolazione generale".

Da cui il mio appello affinchè tutti quelli che amano la libertà che i nostri nonni ci hanno conquistato con il sangue mi aiutino, ci aiutino a fare valere nei fatti il nostro diritto a manifestare. Affinchè non accada di nuovo come nella nota poesia di Bertolt Brecht “Prima vennero” che si conclude con “Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare”.

*Sentinelle in piedi