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SAN GIUSEPPE E CANZONI PUNK

“Dove sei papà?”, non se lo chiedono solo i cattolici

Approfittiamo dello speciale «Anno di San Giuseppe» per riflettere sul ruolo e sulla figura del padre e lo facciamo con due canzoni contemporanee. Una scritta da un punk, convertitosi più tardi, una da un “dubbioso”. A dire quanto il papà sia fondamentale per ogni uomo. Altro che “genitore A o B”.

Editoriali 18_03_2021

Con la Lettera apostolica «Patris corde – Con cuore di Padre», papa Francesco ricorda il centocinquantesimo anniversario della dichiarazione di San Giuseppe Patrono della Chiesa universale. Per l’occasione, ha indetto uno speciale «Anno di San Giuseppe» fino all’8 dicembre 2021. Approfittiamo di questo periodo per riflettere sul ruolo e sulla figura del padre e lo facciamo con due canzoni contemporanee.

La prima canzone è degli iconici CCCP-Fedeli alla linea, poi CSI (Consorzio Suonatori Indipendenti) e infine PGR (Per Grazia Ricevuta), dopo il ritorno al cattolicesimo del frontman Giovanni Lindo Ferretti. Si tratta di Annarella [https://youtu.be/rykdYjE1rNQ], una ballata pubblicata nel 1990 dal gruppo punk CCCP come anticipo del periodo rock alternativo dei CSI.

Eccone il testo: Lasciami qui, lasciami stare, lasciami così. Non dire una parola che non sia d'amore per me, per la mia vita, che è tutto quello che ho. È tutto quello che io ho e non è ancora finita...

Il testo sembra quello di una canzone d’amore dedicata ad Annarella (vero nome: Antonella Giudici), la performer dei CCCP. Del resto, il titolo è quello. E che c’entra il padre? Lo ha spiegato Ferretti in una intervista al TG3: «È una canzone che avevo scritto pensando a mio padre, perché per la prima volta nella mia vita mi ero ritrovato a pensare che in realtà io non avevo mai parlato con lui. Poi la “regalai” ad Annarella perché lei stava molto male, avevamo un po' litigato, e allora ho detto: “Guarda Annarella, ho una canzone bellissima… non l'ho scritta per te ma te la regalo e se tu vuoi la chiamo col tuo nome”. Lei accettò subito». Dunque è una canzone d’amore, si intitola Annarella, ma è una canzone che Ferretti ha dedicato al proprio padre. Ed è – a mio parere – davvero bellissima: esprime tutta la delicatezza e la profondità del rapporto paterno-filiale.

La seconda canzone è Papatouai (Papa où t'es, Dove sei papà?) del cantante belga Stromae (inversione sillabica di Maestro) [https://youtu.be/oiKj0Z_Xnjc]. Al di là del testo straziante, è particolarmente significativo il video che accompagna questa canzone del 2013. Nel filmato si vede un bambino che cerca disperatamente di interagire con il proprio padre (lo stesso Stromae) che è un manichino; tutt’intorno a loro si vedono coppie di padri e figli che danzano e interagiscono tra loro. Al bambino protagonista non resta che ripetere ossessivamente «Dove sei papà? Dove sei papà?». Verso la fine del video, dopo varie provocazioni, si vedono il bambino e il padre finalmente danzare insieme; purtroppo è solo una fantasia del bambino. Al piccolo non resta che rassegnarsi a diventare un manichino, come il proprio padre. A prima vista sembra una metafora del rapporto tra un bambino e un padre assente, sul bisogno di un padre e sulle conseguenze del crescere senza. Tuttavia, probabilmente, il significato della canzone è più intimo. Il padre di Stromae (vero nome: Paul Van Haver, classe 1985) era un architetto ruandese di etnia tutsi; venne ucciso nel 1994 durante il terribile genocidio del Ruanda. La canzone potrebbe essere quindi una manifestazione del dolore di Paul per la morte violenta del padre.

Giovanni Lindo Ferretti, pur avendo sempre avuto una vena religiosa, è tornato al cattolicesimo (tradizionale) solo a cavallo del nuovo millennio, artisticamente con il passaggio dai CSI ai PGR. Almeno un decennio prima, cioè, di scrivere quella canzone che è stata intitolata (in modo molto punk) Annarella. Stromae si è sposato (in un albergo ricavato da una chiesa sconsacrata) con una cerimonia celebrata da un sacerdote cattolico (seppur controverso: don Guy Gilbert); eppure non si è mai professato appartenente a quella religione. Piuttosto, sembra molto vicino al «culto» del dubbio, la cosiddetta zététique. Eppure, entrambi questi autori hanno dedicato la loro arte al padre, al proprio padre; hanno raccontato al mondo quanto sia importante e delicato il rapporto che hanno (o non hanno) avuto con quello che adesso si vorrebbe solo «genitore A» o «B». Evidentemente, l’importanza del padre per i figli non è solo una fissa dei baciapile cattolici. Evidentemente sono in molti a chiedersi: "Papa où t'es", "Dove sei papà?".