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Dove Romedio addomesticò e cavalcò l’orso

Non una, ma cinque chiesette sovrapposte, collegate tra loro da una ripida scalinata e costruite in epoche diverse, costituiscono il complesso di San Romedio, uno dei più suggestivi luoghi della Val di Non, in Trentino. Il sito è legato alla figura del Santo eremita vissuto tra il IV e il V secolo.

Cultura 21_11_2015
Il complesso di San Romedio

Non una, ma cinque chiesette sovrapposte, collegate tra loro da una ripida scalinata e costruite in epoche diverse, costituiscono il complesso di San Romedio, uno dei più suggestivi luoghi della Val di Non, in Trentino. Il sito è legato alla figura del Santo eremita vissuto tra il IV e il V secolo. Romedio era figlio di un’agiata famiglia di Innsbruck che dopo un pellegrinaggio a Roma donò tutti i suoi beni e intraprese una vita ascetica nelle grotte limitrofe all’odierno santuario. 

La prima chiesetta, sulla cima del torrione roccioso, venne eretta intorno all’anno Mille, quando il culto del Santo conobbe un grande incremento. Essa corrisponde all’anfratto roccioso dove l’anacoreta si ritirava a pregare, dove venne sepolto e dove ancora oggi si venerano le sue reliquie.  Centinaia di ex voto affollano l’ambiente romanico, corredato da un portale con Crocefisso e testine in pietra e impreziosito da affreschi duecenteschi che raffigurano la Vergine col Bambino, un’Ultima Cena e una serie di Santi.  

Dietro questo primitivo edificio, una balconata si affaccia a strapiombo sulla gola rocciosa. Sul davanti si staglia la chiesa maggiore, intitolata al Santo, voluta nel 1536 dai conti Thun per accogliere il numero sempre crescente di fedeli. Sulle pareti sono affrescati i dodici Apostoli e le scene dell’Annunciazione e dell’Assunzione. Vi si conserva anche una bella tela di scuola veronese con la Deposizione. La pala d’altare, invece, rappresenta la classica iconografia del Santo, ritratto con l’orso al guinzaglio.  Si racconta, infatti, che Romedio sentendo avvicinarsi la fine della sua vita terrena, decise far visita all’amico fraterno Vigilio, vescovo di Trento. Quando fu il momento di sellare il cavallo i suoi compagni si accorsero che l’animale era stato sbranato da un orso. 

Romedio, senza scomporsi, affidò loro il compito di sellare il plantigrade che mansueto rispose ai suoi comandi, conducendolo a destinazione. Il celebre episodio è rievocato anche da una statua lignea posta accanto all’ingresso del santuario cui si accede tramite un arco trionfale eretto nel 1770. Salendo lungo i 131 gradini, si aprono le cappelle costruite, dall’alto verso il basso, nel corso dei secoli. L’ultima, in ordine di tempo, risale al 1918 ed è la chiesa dell’Addolorata, intitolata alla Vergine come segno di ringraziamento per la pace ritrovata dopo la fine della Prima Grande Guerra.  

Ad essa contemporanea è il campanile adiacente, in stile gotico-clesiano. Più su nella Cappella di San Giorgio, del 1489, dipinti parietali rappresentano i Dottori della Chiesa e i simboli degli Evangelisti. Nella Cappella di San Michele la cinquecentesca pala d’altare ricorda il momento in cui Michele ricaccia Lucifero all’inferno. Edicole con i Misteri della Passione di Cristo sono disseminate lungo la parte più alta della salita. Il santuario, ristrutturato nei suoi vari ambienti nel corso del XVIII secolo, raggiungibile percorrendo una panoramica passeggiata scavata a mezzacosta nella roccia, ha la possibilità di ospitare i pellegrini e fedeli nella rinnovata foresteria.