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LE BUFALE ANTI OGM

Dove la "Laudato sì" spalleggia chi non nutre i poveri

La "Laudato sì" parla di "tenden­za allo sviluppo di oligopoli nella produzione di sementi" con una dipendenza che "si aggrava se si considera la produzione di semi sterili" che obbligherebbe "a comprarne dalle imprese produttrici”. Ma chi parla di coercizione e attacca gli Ogm non capisce che fa il gioco delle Ong, le quali, per arricchirsi ostacolano il miglioramento della produzione di cibo per le popolazioni povere.

Creato 25_08_2017
Laudato sì

Devo dire che da agronomo con esperienza nel miglioramento vegetale e anche da cattolico, all’uscita dell’enciclica di papa Francesco “Laudato sì”, ho avuto un soprassalto di incredulità nel leggere questo pensiero: “In diversi Paesi si riscontra una tenden­za allo sviluppo di oligopoli nella produzione di sementi e di altri prodotti necessari per la coltiva­zione, e la dipendenza si aggrava se si considera la produzione di semi sterili, che finirebbe per obbligare i contadini a comprarne dalle imprese produttrici”. La mia sorpresa derivava dal fatto che probabilmente o il Papa non aveva un'informazione precisa sull’argomento oppure chi lo aveva informato era in completa malafede. Sono più propenso ad accettare la seconda che la prima ipotesi, anche perché avevo letto che nella stesura c’era stato lo zampino dell’ineffabile Carlin Petrini.

Il perché della mia sorpresa prima di tutto derivava dal leggere una notizia completamente falsa e destituita di qualsiasi fondamento reale ed in secondo luogo da una mancanza di aggiornamento. La notizia falsa era tra l’altro doppia perché la produzione di semi sterili, laddove il prodotto finale non è un seme, ma una parte vegetativa, è in uso da almeno mezzo secolo ed è un fatto naturale che esiste da millenni. Mentre ciò a cui si fa riferimento nell'enciclica non è mai esistito e non sarà mai autorizzato.

E’ falso anche che i contadini andassero incontro all’obbligo di comprare i semi delle multinazionali, essi possono scegliere tra le tante altre varietà non protette da brevetto, che sono la stragrande maggioranza. Per di più le leggi europee hanno già previsto che un piccolo coltivatore (faccio notare che l’azienda agricola media italiana rientra tra i “piccoli produttori agricoli”) possa riutilizzare per le semine successive la sua produzione di una varietà vegetale protetta da brevetto. Quindi chi parla di coercizione o non sa bene cosa dice o è in malafede.

E' errato anche parlare di un’odierna “tendenza agli oligopoli” e prefigurare un inizio di evoluzione contemporanea della concentrazione, quando, invece, la concentrazione sementiera è iniziata quasi mezzo secolo fa ed è ormai consolidata. Cosa esisteva prima? Esisteva una ricerca pubblica e privata, o pubblico/privata, che creava e migliorava le piante coltivate. Essa, per le conoscenze di allora, era alla portata di strutture economicamente non molto importanti e il settore pubblico vi contribuiva grandemente.

Con l’evoluzione delle metodologie di genetica classica (di biotecnologie ancora non si parlava) i costi di ottenimento di una nuova varietà crebbero e si assistette ad una falcidia di operatori sementieri. Quelli che rimasero dovettero investire ingenti capitali, con investimenti che aumentavano di anno in anno. In questo frangente sparirono tutte le strutture pubbliche, appunto perché i governi rifiutarono gli adeguati finanziamenti, questo sì che è stato un rifiuto molto colpevole.

Parallelamente molte industrie chimiche compresero che il loro core business aveva il fiato corto per le evidenti derive ambientali e quindi pensarono di investire nel campo sementiero che, tra l’altro, per loro, era complementare. Si posero sul mercato ed offrirono denaro contante e abbondante alle strutture sementiere famigliari che erano rimaste operative. Fu a questo punto che molti denunciarono il fenomeno, io compreso, e che avvertirono le autorità pubbliche nazionali dei pericoli della concentrazione sementiera, non tanto per l’aspetto economico quanto per il fatto che avrebbero molto più preservato la biodiversità e la variabilità genetica delle piante coltivate tanti operatori invece che pochi. Tra l’altro le multinazionali, a differenza delle imprese famigliari, erano tutte Spa e quindi succubi degli investitori di denaro a rischio.

Era dunque a questo punto che occorreva intervenire (siamo negli anni ’80), solo che le autorità pubbliche nazionali non compresero il rischio (i Carlin Petrini non esistevano e si fecero belli a buoi scappati) del non salvaguardare il patrimonio sementiero nazionale. Tanto meno la Chiesa valutò la situazione.  In questo esatto momento avvenne l’incontro tra imprese sementiere famigliari obbligate a continui investimenti sempre più onerosi e compratori danarosi che non lesinarono le offerte molto allettanti di acquisto. Le ultime ulteriori concentrazioni sementiere (Bayer-Monsanto e Syngenta-ChemChina) di questi anni sono pertanto una riprova dei costosissimi investimenti che si devono sopportare nel settore, perciò devono essere viste come concentrazioni difensive e non certo offensive. 

Non dobbiamo dimenticare che intanto sono venute avanti le biotecnologie vegetali, che oltre ad essere costose in ricerca prefigurano esorbitanti investimenti volti a dimostrare l’innocuità dei tratti genetici OGM al fine di poter sperare di includerli nelle piante coltivate, venderne i semi e ripagarsi delle spese fatte. In questo modo la ricerca pubblica, che inizialmente aveva visto nelle biotecnologie un campo di ricerca molto interessante, fu ancora una volta messa definitivamente fuori gioco. Quale la conseguenza di questa ulteriore evoluzione? La conseguenza è del tutto taciuta all’opinione pubblica, ma ha una portata planetaria e che evidenzieremo in seguito con esempi; si tratta del fatto che le multinazionali hanno puntato e punteranno solo sulle piante di grande coltivazione e ad uso industriale che sono più facili da autoproteggersi: parlo di piante ibride (mais e cotone) o di piante la cui coltivazione è concentrata in poche mani (soia), mentre tralasceranno di migliorare molte piante produttrici di cibo per le popolazioni più povere.

Inoltre, il pensiero dell’Enciclica da cui sono partito ha dato credibilità alle tantissime ONG (alcune vere e proprie multinazionali, vedi Greenpeace) che fanno delle loro campagne anti-OGM il loro business-plan per accaparrarsi donazioni; ben consce del fatto che molte imprese commerciali multinazionali, anch’esse “obiettivamente esecrabili”, hanno bisogno di “colorarsi di verde” per migliorare la loro immagine verso i consumatori. Qualche impresa commerciale recalcitrante ad “aprire la borsa” la si boicotta e la si ricatta, riducendola così a più miti consigli!

Sotto alcuni esempi di come certe popolazioni povere sono private del loro cibo tradizionale perché nessuno si interessa ai loro problemi alimentari. Infatti, chi lo fa è ferocemente boicottato dalle ONG che non si fanno problemi neppure a ricattare: queste ONG apportano denaro ai governanti, spesso corrotti, dei paesi poveri mediante servizi e aiuti in denaro facendo discretamente sapere alle autorità pubbliche di quel paese che un eventuale assenso all’introduzione di piante geneticamente modificate (soprattutto da ricerca pubblica e che quindi non chiede royalties per i propri brevetti) comporterebbe, da parte dell’ONG, l’abbandono di quel paese con tutto ciò che ne consegue.

La Banana: per noi è un dessert ma per molte popolazioni il loro pane quotidiano, è affetta da una malattia batterica, Xanthomonas campestris pv. musacearum (Xcm), che produce l’appassimento della pianta e l’essiccazione dei caschi di banane. Si ricorda che la prima cosa che fanno due giovani sposi nell’Africa contadina tropico-equatoriale non è costruirsi una capanna, ma piantare un bananeto attorno al terreno dove costruiranno la loro casa. Ebbene la strada per debellare la malattia esiste ed è quella di apportare una modifica genetica al banano, anzi delle ricerche in Uganda hanno già creato un banano resistente. Sarebbe una strada semplice, veloce e per nulla costosa. Ebbene molti di questi Stati interessati hanno dato l’ostracismo agli OGM su istigazione delle ONG, più precisamente ActionAid ha diffuso la notizia che chi avesse mangiato banane GM avrebbe rischiato il cancro più degli altri.

Il Riso: la storia del “riso dorato” dura ormai una quindicina d’anni. Le diete a base esclusivamente di riso praticata dalle popolazioni più povere delle zone risicole asiatico-africane, inducono a cecità e poi a morte in quanto la loro dieta è pressoché priva di beta-carotene, cioè un precursore della vitamina A. Per questo scopo si è creato un riso modificato colorato di giallo perché la pianta sintetizzi beta-carotene ormai in quantità tali da permettere, anche con le esigue quantità di riso mangiate da queste popolazioni, di assumere sufficienti quantità di vitamina A per non rischiare la cecità e la debilitazione. Il riso dorato non è stato creato da una multinazionale, ma dall’idea di uno scienziato filantropo in collaborazione con un ente pubblico come l’IRRI (l’istituto internazionale del riso) che ha brevettato il tratto genetico per evitare che altri si impossessino dell’invenzione, ma si è impegnata a distribuire la semente ai contadini al semplice costo del riso commerciale di quei paesi. La carenza in Vitamina A tocca circa 19 milioni di donne incinta e 190 milioni di bambini in età prescolare, principalmente in Africa ed in Asia del Sud-Est. “Allow Golden Rice Now!”, ha riportato sul suo sito web che gli sforzi dispiegati da Greenpeace in 14 anni per ostacolare la produzione del «riso dorato», e così impedirne l’accesso a chi soffre di avitaminosi A, costituisce un vero e proprio «crimine contro l’umanità» come è definito dallo Statuto di Roma.

La Melanzana: la melanzana è il frutto che più entra nella cucina indiana e del Bangladesh. L’India, però, nel 2010 ha imposto una moratoria alla melanzana OGM Bt, spinta a ciò dalle solite ONG che paventano la colonizzazione dell’agricoltura indiana da parte delle multinazionali sementiere. La melanzana era creata per resistere ai numerosi parassiti animali evitando, così, frequenti trattamenti antiparassitari molto velenosi. Si fa notare che la tossina Bt (cioè prodotta dal Bacterium thuringiensis) è usata in agricoltura biologica. Per contro il Bangladesh ne ha autorizzato la coltivazione e contrariamente alle bugie delle ONG, la realizzazione della pianta modificata è il frutto di una collaborazione non a fini di lucro tra il Dipartimento dell’Alleanza per la Scienza dell’Università Cornell (USA) e l’Istituto di Ricerca Agricola del Bangladesh.  

La Manioca: è la pianta che fornisce amido a molte popolazioni africane, ma è attaccata da due virus che la distruggono. Essa ha fatto oggetto di una ricerca pubblica per renderla resistente a questi virus tramite una modifica genetica di tipo OGM. Non solo, ma l’inserimento del tratto OGM permetterebbe di conservare il gusto tipico di ciascuna delle numerose varietà tradizionali, abbandonate malvolentieri ma obbligatoriamente per optare su altre varietà solo tolleranti e non resistenti ai virus, che hanno però un sapore inconsueto. Normalmente gli agricoltori più poveri e con meno terra consociano sullo stesso terreno la manioca e i fagioli, il che fornisce dieta molto più bilanciata rispetto alla sola manioca. Ebbene le ONG hanno già messo le mani avanti: giocando sul fatto che queste popolazioni sanno che non possono consociare il mais OGM resistente al diserbante gliphosate e la manioca in quanto questa morirebbe se irrorata con il diserbante, diffondendo la notizia che l’uso della nuova manioca OGM non può essere consociato con quello dei fagioli, sebbene si tratti di un’informazione totalmente falsa. La paura delle ONG è che i coltivatori, allettati dal poter ritornare a disporre di manioca con i sapori tradizionali (pur seminando manioca OGM che darà loro radici tuberose sane) accolgano la manioca OGM a braccia aperte.

Tuttavia per completezza e onestà non posso qui sottacere la  recente presa di posizione favorevole della Chiesa verso gli OGM, che dà di fatto il nullaosta alla tecnica biotecnologica affermando che il frumento da sfarinare può essere anche OGM (rassicuro chi ha trovato la notizia “devastante” che fino ad ora di frumento OGM non ne esiste e ciò per i motivi che ho detto sopra). Insomma Nostro Signore non avrebbe paura a “tuffarsi” in una  farina OGM…d’altronde come potrebbe, se il disegno del creato è suo?