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ITINERARI DI FEDE

Dove i Normanni portarono l'apostolo Matteo

Il luogo più sacro della città di Salerno è indubbiamente il Sepolcro del Duomo che custodisce le reliquie del suo santo patrono, Matteo. Secondo la tradizione altomedioevale, dalla Lucania le spoglie dell'apostolo vennero trasferite in città e, per volere dei Normanni, deposte in Duomo. 

Cultura 02_08_2014
L'interno del Duomo di Salerno

Il luogo più sacro della città di Salerno è indubbiamente il Sepolcro che custodisce le reliquie del suo santo patrono, Matteo, la cui traslazione è legata ad una tradizione agiografica altomedievale secondo la quale dalla Lucania vennero trasferite in città e, per volere dei Normanni, deposte in Duomo. 

Correva l’anno 1081 quando tutto questo avveniva alla presenza del vescovo Alfano I e Roberto il Guiscardo cui si deve, in quegli stessi anni, la promozione dell’erezione della Cattedrale. Nel corso del Seicento l’architetto barocco Domenico Fontana, coadiuvato dai figli, trasformò il primitivo ambiente arricchendolo di stucchi e preziosi marmi. La tomba dell’apostolo, protetta da uno scenografico baldacchino, ne rimase il fulcro attorno cui altri spazi, affrescati con episodi del Vangelo di Matteo e di storia salernitana, custodiscono ancora oggi le reliquie di santi e martiri ricordati da rispettive lapidi.  

L’ipogeo costituì il primo nucleo del Duomo, consacrato nel 1084 da Papa Gregorio VII, in esilio a Salerno in seguito ai profondi dissidi con l’imperatore Enrico IV. Costruita sul modello dell’Abbazia di Desiderio a Montecassino la cattedrale fu voluta con impianto basilicale a tre navate, altrettante absidi, transetto e quadriportico. Quest’ultimo è racchiuso da un prospetto neoclassico, con antistante scalinata monumentale, che dell’antico edificio conserva la Porta dei Leoni, cosiddetta per la presenza sugli stipiti di un leone e di una leonessa, rispettivamente simboli di fortezza e di carità. 

L’atrio è circondato da colonne di spoglio dal Foro Romano, sormontate da un loggiato di bifore e pentafore. Il colonnato ospita sepolcri ricavati da sarcofagi romani e diverse iscrizioni alcune delle quali, recentemente decifrate, sono preghiere a San Matteo in caratteri armeni e greci, mentre un’altra ricorda che proprio qui aveva sede la Scuola Salernitana dove san Tommaso d’Aquino insegnò teologia. La porta di bronzo, centrale rispetto al pronao, con le sue formelle raffiguranti croci bizantine e una teoria di santi, fu donata dai coniugi Landolfo e Guisana, come ricorda anche il poeta d’Annunzio di cui, al suo fianco, sono riportati i celebri versi. Sul lato meridionale il campanile, in stile arabo normanno, si eleva per 52 metri per la sovrapposizione di elementi cubici che culminano con tiburio a cupola. 

Lo spazio interno, dal solenne aspetto seicentesco, conserva tracce del proprio passato negli amboni collocati, uno di fronte all’altro, al centro della navata centrale. Commissionati dall’arcivescovo Romualdo II alla fine del XII secolo, i pulpiti sono sorretti da colonne con capitelli variamente scolpiti e rivestiti di mosaici  policromi. Coevo è anche il pavimento a tessere colorate della zona presbiteriale. I mosaici absidali vennero quasi interamente rifatti nel 1954, anno millenario della traslazione delle reliquie del Santo, ad eccezione di pochi brani e del san Matteo benedicente che dalla controfacciata vigila sulla sua basilica.