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Dottrina sociale
a cura di Stefano Fontana

IL RAPPORTO AI RAGGI X

Dottrina, tra Islam e Occidente post cristiano

La Dottrina sociale della Chiesa esamina su democrazia e diritti civili l’Islam, ma con ciò non intende difendere semplicemente (e ingenuamente) la democrazia occidentale relativista, procedurale, irreligiosa, priva anche essa di un diritto naturale come fondamento, soggettivistica.

Dottrina sociale 30_11_2018

Nel Rapporto sull’Islam politico dell’Osservatorio cardinale Van Thuân di cui si occupa la Nuova Bussola Quotidiana c’è un punto molto importante che rischia di passare inosservato nel gran numero di argomenti che il Rapporto tratta. Esso è strettamente connesso con la Dottrina sociale della Chiesa, punto di vista da cui il Rapporto considera e valuta gli aspetti politici dell’Islam. Il punto è il seguente: segnalando le difficoltà presenti in alcuni aspetti dell’Islam politico, la Dottrina sociale della Chiesa non vuole difendere l’Occidente così come esso è, né intende proteggere la versione occidentale di quelle stesse questioni.

Facciamo il caso della democrazia. Nell’Islam politico il concetto di democrazia non esiste o, se esiste in qualche versione pratica, è piuttosto incompatibile con l’impianto teologico di quella religione. La democrazia ha bisogno di alcuni elementi complementari che nell’Islam o non esistono o sono di difficile attuazione: la laicità, la libertà religiosa, la differenza tra legge coranica e legge civile, il pluralismo, la mancanza di un diritto naturale in cui far convergere un consenso politico autonomo dalla religione e così via. La Dottrina sociale della Chiesa esamina su questo punto l’Islam, ma con ciò non intende difendere semplicemente (e ingenuamente) la democrazia occidentale relativista, procedurale, irreligiosa, priva anche essa di un diritto naturale come fondamento, soggettivistica e così via. In questo caso si crea come un triangolo interpretativo: la Dottrina sociale è un vertice del triangolo e guarda criticamente agli altri due vertici rappresentati da Islam e Occidente politico. Del resto, anche gli altri due vertici fanno così. La cultura occidentale politica, per esempio, guarda con favore all’Islam per eliminare la presenza pubblica cattolica in una società cosiddetta multi-religiosa.

Possiamo anche fare l’esempio dei diritti umani. La nozione di diritti umani nell’Islam o non c’è o è molto diversa da quella occidentale. Uguaglianza tra tutti gli uomini e quindi tra uomo e donna non sono presenti nella cultura islamica così come li intendiamo noi in Occidente. E’ giusto quindi sottoporre a critica questa loro visione per la quale la differenza religiosa – essere musulmani o meno – diventa anche una differenza antropologica in quanto esprime due diverse forme di umanità subordinate tra loro. Però senza cadere nella celebrazione della concezione occidentale, liberale e illuministica, dei diritti umani intesi come meri diritti soggettivi non espressivi di un diritto e quindi privi del concetto di “giusto”. Molti dicono che  anche questa ultima visione dei diritti deriva dal cristianesimo e quindi è in un certo senso cristiana, ma così non è. La visione libertaria dei diritti oggi tanto in voga in Occidente non può nascere dal cristianesimo perché antepone la libertà alla verità. Le istituzioni europee ed anche i singoli Stati membri dell’Unione affrontano il problema Islam armati solo di quella loro concezione libertaria dei diritti, il che li rende perdenti fin dall’inizio. Essi chiedono una integrazione fondata su quei diritti a cui l’Islam non potrà mai dare il proprio consenso, e nemmeno la Dottrina sociale della Chiesa. Ecco allora che si ripropone il triangolo interpretativo di cui si parlava sopra.

L’Occidente ha talmente perso contatto con i fondamenti della propria civiltà giuridica da accettare la sharia, o legge islamica, come sta avvenendo per esempio ufficialmente in Inghilterra, e come avviene di fatto in altri Paesi. E come avverrà – aggiungiamo – se e quando un partito islamico entrerà organicamente in un governo politico di un Paese europeo. Criticando l’ammissione della charia nei nostri ordinamenti giuridici, la Dottrina sociale della Chiesa non intende però anche avvalorare il distacco tra diritto positivo e diritto naturale che è avvenuto in essi lungo i decenni. Perché è proprio questo che indebolisce la nostra cultura giuridica e la apre a concessioni ad una legge religiosa.

Queste indicazioni di fondo del Rapporto dell’Osservatorio Van Thuân sono molto importanti dal punto di vista delle politiche religiose nei confronti dell’Islam. Affinché queste vengano fatte avendo presente cosa l’Occidente dovrebbe essere. La Dottrina sociale della Chiesa deve fare proprio questo: valutare politicamente l’Islam e nello stesso tempo l’Occidente post-cristiano.